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una verifica dei limiti che dividono i sensi dalla realtà fi-
sica e le parole dal loro significato sociale.
La psicoanalisi considera il precoce processo di differenzia-
zione tra «dentro» e «fuori» come l’origine dei meccanismi
proiettivi
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ed introiettivi
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che sono tra i più radicati e peri-
colosi dei nostri meccanismi di difesa. Nell’introiezione noi
sentiamo ed agiamo come se una bontà esteriore fosse dive-
nuta una certezza intima. Nella proiezione sperimentiamo
come esterno un pericolo interno attribuendo a talune per-
sone che hanno importanza nella nostra esistenza il male che
è in noi. Si può asserire dunque che questi due meccanismi
della proiezione e dell’introiezione si modellino sul deside-
rio infantile di esteriorizzare le sofferenze e di interiorizzare
il piacere, desiderio che deve alla fine arrendersi di fronte
alla testimonianza dei sensi divenuti più maturi e, poi, della
ragione. Questi meccanismi, con maggior o minor regolari-
tà, si riattivano nell’adulto in occasione delle crisi profonde
dell’amore, della fiducia e della fede e la loro persistenza co-
stituisce il segno distintivo del «carattere psicotico».
La formazione di un modello duraturo per la soluzione
del conflitto fondamentale tra la fiducie e la sfiducia è il
primo compito dell’Io, e, quindi, il primo compito nelle
cure materne.
Frustrazione
e nevrosi
Bisogna però dire qui che la fiducia de-
riva dall’esperienza della prima infanzia
in una misura che non sembra dipen-
dere dal nutrimento ricevuto o dalle manifestazioni d’affet-
to, ma piuttosto dalla qualità del rapporto con la madre. Ciò
che consente alle madri di fondare la fiducia nei loro figli è
una combinazione ideale di sensibilità per le esigenze indivi-
duali del bambino e di fiducia in se stesse sperimentata nella
forma particolare ad una determinata cultura e appoggiata
dalla stabilità di questa. Ciò costituisce nel bambino la base
di un senso di identità che più tardi si combinerà al senso di
essere se stesso, di divenire quello che gli altri si attendono.
Ci sono poche frustrazioni, sia in questo stadio che in quelli
successivi, che un bambino no possa sopportare, se la fru-
strazione si risolve nell’esperienza di un consolidamento
dell’identità e del senso della continuità dello sviluppo verso
l’integrazione del ciclo di vita individuale in un tutto più
ampio. I genitori non debbono guidare i loro figli soltanto
per mezzo dei consensi e delle proibizioni; essi debbono es-
sere anche capaci di trasmettere al bambino una convinzio-
ne profonda e quasi fisica che ciò che essi fanno ha un signi-
ficato. In ultima analisi non sono le frustrazioni a rendere
nevrotici i bambini, ma la mancanza in queste frustrazioni
di un significato sociale.
(E. H. Erikson,
Infanzia e società
, Roma, Armando 1993)
1.
Therese Benedek (1892-1977) è stata una psicoanalista e psichiatra un-
gherese.
2.
Chi provvede ai bisogni di qualcun altro.
3.
Processo di nascita,
di crescita e di consolidamento dei denti.
4.
Meccanismi tesi a esternare
i contenuti della psiche.
5.
Meccanismi tesi a interiorizzare nella psiche
contenuti della realtà esterna.
Commento
In questo brano, Erikson analizza il primo
stadio dell’età infantile. Come in tutti gli
stadi dello sviluppo, anche in questo caso la vita dell’individuo si
svolge tra due tendenze contrastanti che si oppongono tra loro.
Le due tendenze che si oppongononei mesi della prima infanzia,
vengono individuate da Erikson nella fiducia e nella sfiducia.
Che inizialmente il bambinoprovi verso l’ambiente che locirconda
un sentimento di fiducia, lo si può desumere da diversi aspetti,
comeper esempio la sua rilassatezza e laprofonditàdel suo sonno.
Allabasedi questo sensodi fiducia sta l’esperienza continuamente
confermata dell’accordo tra i propri bisogni e le cure materne. Il
bambino ricorda che la presenza dellamadre corrisponde al sod-
disfacimento dei propri bisogni e l’attesa del suo nuovo arrivo gli
garantisce per questo una sensazione di benessere.
Questo quadro idilliaco viene interrotto secondo Erikson da
un avvenimento inatteso come la dentizione. Quando comin-
ciano a crescere i suoi denti, il bambino prova delle sofferenze
rispetto a cui i genitori non possono fare niente. Quella che si
era sempre presentata come una fonte di benessere, si rivela
ora impotente, incapace di fronte a questo nuovo problema. In
questo modo, il bambino prova per la prima volta una sensa-
zione di malessere e di sfiducia (sfiducia rivolta proprio verso la
persona che gli aveva sempre garantito uno stato di benessere
e di rilassatezza). In questa fase, il compito delle cure materne
è di fornire al figlio un modello sicuro per superare il conflitto
sperimentato. Ciò è possibile secondo Erikson solamente a
condizione che la madre riesca a dare alle frustrazioni progres-
sivamente sperimentate dal bambino un significato sociale. La
madre, che non può impedire che almeno alcuni bisogni del
figlio rimangano inappagati, deve fare in modo che questa
mancanza di appagamento non rimanga priva di una spiega-
zione. Se questo avviene, si avrà la soluzione del conflitto tra
fiducia e sfiducia. In caso contrario, nel bambino rimarrà un
perdurante sentimento di frustrazione.
Nel brano, Erikson prende in esame anche le conseguenze
che la mancata soluzione del conflitto tra fiducia e sfiducia
può avere nello sviluppo individuale. Già durante i primi anni
di vita si possono avere forme di schizofrenia infantile. Ma le
conseguenza maggiori si hanno in età adulta, quando l’indi-
viduo arriva a sviluppare un carattere schizoide e depresso.
Secondo Erikson, i comportamenti bizzarri di chi soffre di questi
problemi, sono spiegabili attraverso il tentativo di ripristinare
lo stato di fiducia smarrito in precedenza.
Q
ualche domanda
Sulla base di quali esperienze il bambino sviluppa un
sentimento di fiducia verso la madre?
Per quali motivi il bambino sviluppa a un certo punto
anche un sentimento si sfiducia?
Che conseguenze può avere in età adulta il fatto di non
superare il conflitto tra fiducia e sfiducia?
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