tutte le successive privazioni e che, in un certo senso, è
già stato anticipato dalla esperienza della nascita e dallo
svezzamento, provoca nel bambino una tale angoscia da
sospingerlo ad abbandonare l’impari contesa col padre.
Superamento
del complesso
Ma perché, si chiede Freud nel breve
ma intenso saggio del 1924, Il tra-
monto del complesso edipico, tutta
questa vicenda termina con la rimozione? La risposta è
data dalla impossibilità intrinseca di qualsiasi soluzione:
nel suo ambito non vi sono sconfitte e frustrazioni. Ma se
questa è la causa ontogenetica
2
, Freud ne individua un’al-
tra, filogenetica
3
, per cui, a tempo debito, il bambino
abbandona i legami sessuali familiari perché così esige il
ritmo di sviluppo ereditariamente predisposto, allo stesso
modo per cui, a sette anni, cadono i denti di latte.
Il complesso di Edipo svanisce, quindi perché la sua sta-
gione è finita e perché nel conflitto tra interesse narcisi-
stico (il timore di soggiacere alla castrazione) ed investi-
menti libidici sugli oggetti parentali, prevale il primo. Gli
investimenti oggettuali, abbandonati, vengono sostituiti
dalle identificazioni. Di fronte all’impari contesa con il
rivale adulto, il bambino compie quello che sarà un mec-
canismo di reazione generalizzato: si identifica con l’ag-
gressore, cioè lo intrometta, lo assimila. L’autorità pater-
na e parentale, fatta propria, costituisce il nucleo del Su-
per-io, l’istanza psichica che rappresenterà, d’ora in poi,
il sistema di valori e di divieti introiettato. Il Super-io è
quindi l’erede del conflitto edipico. Esso, tuttavia, non si
forma tanto a immagine dei genitori, quanto a immagine
del loro Super-io, rappresentando così la continuità delle
generazioni, la persistenza del sistema di norme e di valo-
ri al di là dei mutamenti intenzionali individuali.
Ma oltre a questi motivi, in un certo seno «negativi», il
superamento del complesso d’Edipo è determinato anche
da un fattore positivo, la tacita promessa che, a tempo de-
bito, il bambino otterrà, in cambio del proprio sacrificio
pulsionale, di prendere il posto del padre. Infatti, quella
che abbiamo descritto come storia familiare ha anche un
versante sociale in quanto tutta la società è solidale alla
«disedipizzazione» del bambino e vi concorre con tutta la
forza delle sue istituzioni: l’autorità, la religione, l’istru-
zione, la cultura.
Nella comunità umana il nuovo nato, divenuto bambi-
no civile, viene accolto affinché vi possa impegnare le sue
energie, ormai desessualizzate nello stacco degli oggetti
del desiderio, neutralizzate, secondo quel processo – detto
sublimazione – che permette alla pulsione di cambiare di
oggetto e di meta senza perdere potenziale energetico. […]
Il tramonto del complesso edipico coincide con l’inizio
del periodo di latenza. Esso va dal termine dell’infanzia
sino alla pubertà (dai 6 ai 10 anni) e costituisce una pa-
rentesi di «bonaccia
4
» tra due tempeste emotive. Durante
la latenza, il bambino è particolarmente
educabile così che in quest’epoca avviene il suo inseri-
mento nell’ambito della società e della cultura. Ma, con
la pubertà, gli impulsi sessuali latenti si ripresentano con
rinnovato vigore e l’adolescente riattiva le tracce lasciate
dalle images parentali. Il padre, che ha deluso l’onnipo-
tenza che il figlio un tempo gli attribuiva, non sembra
più abbastanza prestigioso per giustificare un completo
investimento oggettivo, rimane pertanto in una situazio-
ne di ambivalenza, mentre il ragazzo sposta sulle figure
degli insegnanti gli antichi sentimenti.
Ciò spiega, dice Freud nel saggio La psicologia del gin-
nasiale, l’intenso rapporto affettivo e aggressivo che gli
alunni instaurano con i loro professori, con i quali trova-
no a riliquidare la seconda ondata del complesso edipico.
Ma ciò che caratterizza l’adolescenza è la capacità di stabi-
lire una relazione con un oggetto totale, il partner sessuale,
diverso dal genitore amato nei primi mesi di vita, ma ca-
pace di riattivare le tracce remote di quell’arcaico legame.
L’Edipo, pertanto, benché sembri dissolversi sotto l’im-
posizione della sua rimozione, permane come struttura
che organizza, ad un tempo, le istanze psichiche indivi-
duali e le modalità di rapporto sociale.
(S. Vegetti Finzi,
Storia della psicoanalisi
, Mondadori, Milano 1986)
1.
Divisione di un’unità in due parti.
2.
Relativa al processo attraverso cui
si sviluppa un organismo vivente.
3.
Relativa al processo mediante cui si
sviluppa la specie a cui appartiene un organismo vivente.
4.
Calma del
vento e del mare.
Commento
Il brano ripercorre l’analisi freudiana del
“complesso di Edipo”. L’autrice chiarisce sia
le ragioni che hanno portato Freud a ritenere questo modello
necessario alla comprensione dello sviluppo infantile sia quelle
per cui a un certo punto dello sviluppo del bambino la fase edi-
pica viene meno, lasciando spazio alla successiva fase di latenza.
Cronologicamente il “complesso di Edipo”sorge intorno al terzo
anno di età. Nonostante gli organi genitali non siano ancora
sviluppati, in questa fase il bambino sviluppa una libido che
rivolge inevitabilmente verso la persona a lui più vicina, dunque
alla madre. Poiché la madre si rivolge al figlio come al suo refe-
rente privilegiato, tra i due si stabilisce un rapporto esclusivo,
di intimità e di amore. Agli occhi del bambino, il padre non può
che presentarsi come un intruso che contraddice l’esclusività
e l’autosufficienza di questo rapporto. Egli per questo motivo
diventa oggetto del suo odio.
Amoreverso il genitoredel sessooppostoeodioversoquellodello
stesso sesso sono i due capisaldi del“complessodi Edipo”nella sua
forma semplice. Neesisteperòancheun’altra forma, spiegaVegetti
Finzi. Si trattadel caso incui il bambinoama il genitoredello stesso
sesso e odia quello del sesso opposto. Mentre nel primo caso, il
bambino si sente inibito dalla proibizione sociale dell’incesto, nel
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