oggettiva” e la sfera dell’emozione e del sentimento. Il primo
viene dichiarato un punto irrinunciabile dell’approccio cultura-
lista. Pur non risultando indagabile attraverso i procedimento
precisi dei computazionalismo, il soggetto deve essere studiato
nelle sue caratteristiche peculiari e nel suo rapporto con altri
soggetti. Per quanto riguarda la realtà esterna, il culturalismo,
pur non mettendone in dubbio l’esistenza, la considera inda-
gabile unicamente attraverso il filtro del soggetto e dei suoi
sistemi simbolici. Da ultimo, Bruner sostiene la falsità dell’idea
secondo cui nella psicologia cognitiva (di cui il culturalismo
è una specificazione) non si possa fare a meno di trascurare i
sentimenti e le emozioni. In realtà, una loro considerazione è
non solo compatibile con lo studio dei processi cognitivi, ma
anche necessaria, dal momento che sentimenti ed emozioni
intervengono non di rado nella conoscenza delle cose e nella
costruzione dei significati.
Q
ualche domanda
➜
A quali domande intende rispondere l’approccio
culturalista?
➜
Che cosa si intende per “cultura” secondo questo tipo di
approccio?
➜
Come si pone il culturalismo rispetto a temi quali il
soggetto, la realtà esterna e la sfera delle emozioni?
4
Il complesso di Edipo
di S. Vegetti Finzi
L’autore
Silvia Vegetti Finzi (1938) è una
psicologa italiana. Lavora come docente
di Psicologia dinamica presso l’Università
degli Studi di Pavia.
L’opera
In
Storia della psicoanalisi
(1986),
Vegetti Finzi espone in modo esaustivo
lo sviluppo della disciplina psicoanalitica
dalla sua nascita all’inizio degli anni No-
vanta. Con uno stile chiaro e conciso, nel
libro vengono considerati tutti i principali
concetti psicoanalitici, insieme agli autori
che li hanno elaborati.
Il brano
Nel brano che segue, l’autrice si
sofferma sul significato che nel pensiero
freudianoha il celebre“complessodi Edipo”.
Nascita
del complesso
Sorge infatti, verso il terzo anno di
età, nonostante l’immaturità organi-
ca, una richiesta pulsionale genitale
che reclama un suo oggetto e non può che riconoscerlo
nella persona più vicina, con la quale si è da tempo speri-
mentato un rapporto di fiducia e una corrente di tenerez-
za, la madre. Quest’ultima, a sua volta, tende a conside-
rare il figlio come il suo oggetto privilegiato. Di fronte a
questo rapporto esclusivo, il padre è vissuto come l’osta-
colo che impedisce alla diade
1
madre-figlio di chiudersi
nella sua autosufficienza e, come tale, diviene oggetto di
odio. La sua figura rappresenta il divieto dell’incesto che
introduce il massimo di estraneità là dove vige il massimo
di contiguità. Ma il padre, salvo nei casi di rapporto pa-
ranoico, non si presenta come l’unico, assoluto, ma inter-
viene come rappresentante di una legge che lo sovrasta e
ala quale lui stesso si sottomette. […]
L’amore per il genitore del sesso opposto e la rivalità nei
confronti di quello del proprio sesso è solo l’Edipo sem-
plice, accanto al quale Freud porrà anche la forma in-
versa, che compare solitamente in modo più attenuato,
consistente nell’amore per il genitore dello stesso sesso e
nella rivalità con quello del sesso opposto.
Mentre queste relazioni sono specificamente proibite dal
divieto che colpisce l’omosessualità, l’Edipo semplice,
che configura rapporti eterosessuali, cade invece sotto la
proibizione dell’incesto. Freud non ha mai dato un’espo-
sizione sistematica di quello che chiamerà il complesso di
Edipo, intendendo una costellazione di elementi cogni-
tivi ed affettivi che si struttura secondo lo schema dram-
matizzato nell’Edipo di Sofocle. […]
Un’esperienza
comune
La tragedia mette in scena, congiun-
tamente, l’esaudimento del desiderio
(sposare la madre e uccidere il padre)
con la sua interdizione (la cecità e la morte). Gli effetti
che essa genera negli spettatori, non paragonabili a quelli
di analoghi drammi, sembrano a Freud la prove che la
tragedia di Edipo coinvolge ciascuno di noi. Se non nella
realtà, almeno nell’immaginazione, ogni bambino ha so-
gnato di uccidere il padre e di prenderne il posto accanto
alla madre.
L’intimità della coppia parentale, presente nell’inconscio
nella forma archetipica della «scena primaria», si impo-
ne al di là di ogni esperienza individuale. Essa indica lo
scenario sul quale dovrà svolgersi il dramma del distacco
dalle figure parentali a partire da un coinvolgimento to-
tale dell’immaginario.
[…] Ciò che nella tragedia di Edipo è rappresentato come
tentativo di uccisione da parte del padre (l’abbandono del
neonato) viene vissuto, nell’esperienza di ogni bambino,
nella forma della paura della castrazione. Poiché la libido
è investita prevalentemente sul genitale, esso diventa una
zona narcisisticamente privilegiata del corpo, la parte che
rappresenta il tutto. Perciò il bambino, che vive le sue fan-
tasie erotiche con gravi sensi di colpa, teme che il padre lo
punisca privandolo di ciò che ha di più caro, cioè del pene.
Il complesso di castrazione, che costituisce il prototipo di
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