proca. Al contrario, proprio questa differenziazione è la
condizione fondamentale e necessaria per l’instaurarsi
della unità intrinseca di diverse direzioni di sviluppo e
sull’esistenza di interrelazioni complesse tra lo sviluppo
dell’uno e quello dell’altro. Lo studio dei rapporti che
costituiscono l’unità del linguaggio è possibile, dunque,
soltanto dopo aver differenziato analiticamente quei suoi
diversi aspetti dalla cui esistenza deriva la possibilità delle
complesse interrelazioni che ci siamo proposti di indaga-
re. Se infatti ambedue gli aspetti del linguaggio costituis-
sero una unità indifferenziata, non avrebbe più neppure
senso parlare di rapporti nell’ambito della struttura inter-
na del linguaggio; poiché non v’è possibilità di rapporti
di una cosa con se stessa. Nell’esempio da noi riportato,
questa unità intrinseca dei due aspetti del linguaggio che,
nel corso dello sviluppo infantile, si evolvono secondo
tendenze direzionali opposte, è posta in evidenza con
non minore chiarezza della loro non-coincidenza. Il pen-
siero infantile sorge inizialmente come un tuffo indistin-
to e indifferenziato e proprio per questo deve trovare la
sua espressione verbale in un’unica parola. Si potrebbe
dire, in un certo senso, che il bambino sceglie per il suo
pensiero una veste verbale su misura.
(L.S. Vygotskij,
Pensiero e linguaggio
, Giunti, Firenze 2002)
1.
Relativo al significato delle parole.
2.
Che riguarda il suono.
3.
Che
presenta fasi alterne e variabili.
Commento
Vygotskij considera il rapporto tra pensie-
ro e linguaggio, cercando di evidenziare
alcuni elementi di complessità solitamente trascurati. La sua tesi
è che non si danno due distinte funzioni (da un lato il pensiero
con i suoi contenuti, dall’altro il linguaggio che lo esprime attra-
verso le parole), ma un’interrelazione funzionale, in cui nessuno
dei due termini può esistere senza l’altro. Le parole non sono
semplici strumenti che un pensiero già compiuto usa per espri-
mersi; esse sono piuttosto il venire alla luce di un pensiero che
è tale solo nella misura in cui si manifesta. In questo senso, tra
linguaggio e pensiero deve essere ravvisata una relazione di
stretta reciprocità, e si deve parlare di un passaggio continuo
“dal pensiero alla parola e dalla parola al pensiero”.
Se in termini generali il rapporto tra pensiero e linguaggio si
configura come un movimento, allora uno studio adeguato di
tale rapporto dovrà individuare con precisione le diverse fasi
in cui questo movimento si sviluppa. Il primo passo in que-
sta direzione è – secondo Vygotskij – quello di distinguere
nell’ambito del linguaggio tra due differenti piani: da un lato
il piano semantico e interiore, dall’altro il piano fonetico ed
esteriore. Il primo si riferisce al significato, ossia al contenuto
che si vuole esprimere; il secondo ai suoni linguistici utilizzati
per esprimerlo. Non c’è dubbio sul fatto che i due piani siano
inscindibili tra loro. È però altrettanto vero che una loro com-
prensione richiede la consapevolezza della loro differenza, e
in particolare la consapevolezza del fatto che piano semantico
e piano fonetico sono sottoposti a differenti leggi di sviluppo.
Addirittura, come mostra lo sviluppo linguistico dei bambini,
piano semantico e piano fonetico seguono percorsi non solo
differenti, ma inversi tra loro: a un percorso semantico che va dal
tutto alla parte (dalla parola-frase alle singole unità semantiche)
corrisponde infatti un percorso fonetico che va dalla parte al
tutto (dalla singola parola alla frase).
La distinzione tra piano semantico e piano fonetico, tra signi-
ficato e suono, può apparire in contrasto con il suo proposito
di Vygotskij di analizzare il rapporto tra pensiero e linguaggio
come qualcosa di unitario. In realtà, come è lo stesso Vygotskij
è sottolineare, si tratta di capire come l’unità che si sta cercando
non sia un’unità omogenea e indifferenziata, ma un’unità arti-
colata al proprio interno. Se si trattasse di un’unità indifferenzia-
ta, non avrebbe neppure senso interrogarsi intorno al rapporto
funzionale tra le sue componenti. Una distinzione tra elementi
differenti deve essere effettuata. Il loro studio deve tuttavia
mirare a cogliere le forme e i modi in cui la loro unità (che è
l’unità funzionale del pensiero verbale) si svolge e si realizza.
Q
ualche domanda
➜
In che senso secondo Vygotskij il rapporto tra pensiero
e linguaggio è di tipo funzionale?
➜
Che rapporto esiste tra piano semantico e piano
fonetico del linguaggio?
2
Lo sviluppo mentale del bambino
di J. Piaget
L’autore
Jean Piaget (1896-1980) è sta-
to uno psicologo svizzero. Al centro dei
suoi interesse si trova l’età evolutiva, di
cui ha studiato a fondo le dinamiche e lo
sviluppo cognitivo.
L’opera
Ne
Lo sviluppo mentale del bam-
bino
, pubblicato nel 1964, Piaget studia
l’organizzazione mentale infantile dal
punto di vista cognitivo, motorio e af-
fettivo. Nel periodo che va dalla nascita
fino alla fase adolescenziale, lo psicologo
svizzero individua sei differenti stati a cui
corrispondono altrettante strutture e fun-
zionalità cognitive.
Il brano
Nel brano riportato, Piaget consi-
dera la formazione nel bambino, enume-
rando alcune funzioni cognitive, come la
facoltà rappresentativa e la capacità di for-
mare concetti. Contro l’interpretazione di
chi crede di poterne spiegare la genesi con
riferimento al solo linguaggio, lo psicologo
svizzeromette in risalto il ruolo che da que-
sto punto di vista svolgono i simboli. La sua
attenzione va in particolare a tre funzioni
simboliche, che vengono qui analizzate: il
“gioco simbolico”, l’“imitazione differita” e
l’“immaginazione mentale”.
001-140_psicologia_sviluppo_corretto.indd 125
30/12/