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Il significato delle parole
di L.S. Vygotskij
L’autore
Lev S. Vygotskij (1896-1934) è
stato uno psicologo russo. Dopo aver
conseguito la laurea in storia e filosofia
presso l’Università di Mosca, ha iniziato
ad approfondire problematiche di tipo
psicologico, interessandosi soprattutto
dei processi cognitivi dell’età infantile.
L’opera
Pensiero
e linguaggio
(1934) è
la sua opera più nota. Vygotskij lamen-
ta il fatto che la psicologia classica, pur
consapevole della natura unitaria della
psiche, non si sia mai sforzata di indagare
il rapporto tra le diverse funzioni che la
compongono. Si tratta di un errore do-
vuto alla falsa supposizione che questo
rapporto rimanga invariato in ogni pos-
sibile situazione e sia pertanto qualcosa
di fondamentalmente aproblematico. Al
contrario, non solo il rapporto tra le di-
verse funzioni psichiche muta a seconda
del contesto, ma ogni singola funzione
può essere compresa in modo adegua-
to solamente nella sua relazione con le
altre. Sulla base di questa convinzione,
Vygotskij analizza il rapporto tra linguag-
gio e il pensiero. La psicologia ha sempre
studiato queste due funzioni psichiche
fondamentali separatamente; un’effetti-
va comprensione del pensiero verbale,
tuttavia, impone secondo lo psicologo
russo che vengano considerate una in
relazione all’altra.
Il brano
Nel brano seguente, Vygotskij
si sofferma sul problema del significato
delle parole. La sua tesi è che il significato
delle parole non sia qualcosa di statico,
ma qualcosa di dinamico, che cambia a
seconda della situazione e del modo in
cui si svolge il pensiero.
Linguaggio
e pensiero
Il rapporto tra la parola e il pensiero
deve essere considerato non come qual-
cosa di statico, ma come un processo,
come un movimento continuo dal pensiero alla parola, e
dalla parola al pensiero. Il rapporto tra la parola ed il pensie-
ro subisce cioè dei cambiamenti ai quali possono essere con-
siderati come le diverse fasi di un processo di sviluppo.
Non si tratta però di uno sviluppo nel senso di una cresci-
ta, bensì di uno sviluppo nel senso del verificarsi di certe
modificazioni funzionali.
Il pensiero non si esprime semplicemente nella parola,
ma viene alla luce attraverso di essa; si potrebbe parlare di
un divenire (unità di essere e di non essere) del pensiero
nella parola.
Ogni pensiero tende ad instaurare connessioni e relazioni
tra una certa cosa e un’altra. Ogni pensiero si muove, cre-
sce, si sviluppa, assolve una determinata funzione, svolge
un compito ben definito. Questo flusso del pensiero si
sviluppa come un movimento interiore attraverso tutta
una serie di piani, che segnano il passaggio dal pensiero
alla parola e che abbia come suo obiettivo lo studio dei
rapporti tra pensiero e parola, intesi come tensione dina-
mica del pensiero verso la parola, dovrà essere lo studio
delle fasi in cui si articola questo movimento e la diffe-
renziazione della serie di piani attraverso i quali passa il
pensiero prima di giungere a prender corpo nella parola.
Aspetto
semantico e
aspetto fonetico
Una siffatta analisi ci porta dunque, an-
zitutto, alla distinzione di due piani
nell’ambito del linguaggio. L’aspetto
semantico
1
, significativo, interiore e
l’aspetto esteriore, fonetico
2
, fasico
3
, seppure congiunti in
una unità inscindibile, hanno ciascuno le proprie leggi di
sviluppo. L’unità del linguaggio è un’unità complessa, non
un’unità omogenea e indifferenziata. A dimostrare la presen-
za di leggi indipendenti nello sviluppo dell’aspetto semanti-
co e di quello fasico del linguaggio, sta tutta una serie di
fatti, relativi allo sviluppo del linguaggio nell’età infantile,
dei quali sarà qui sufficiente citare i due più importanti.
Nel processo di apprendimento del linguaggio esteriore il
bambino incomincia da una parola, poi giunge a collegare
due o tre parole, ed a formare una frase semplice, quindi
passa al collegamento di più frasi semplici, e più tardi ancora
a frasi composte ed infine al linguaggio complesso consi-
stente di una intera serie di frasi fra loro interdipendenti. Il
bambino quindi acquista padronanza del linguaggio, quan-
to al suo aspetto fisico, esteriore, secondo un processo che va
dalla singola parte al tutto. Ma è altrettanto noto però che,
per il suo contenuto semantico, la prima parola del bambi-
no è già una intera popolazione, è una parola-frase.
Il tutto e le parti
Per quanto riguarda dunque lo svi-
luppo dell’aspetto semantico del lin-
guaggio, il bambino comincia dal tutto, dalla frase, e
passa soltanto in un secondo momento all’uso di singole
unità semantiche, ai significati delle singole parole, orga-
nizzando il suo pensiero globale, prima espresso in una
parola-frase, in una serie di significati verbali connessi fra
loro. Se noi consideriamo quindi il momento iniziale e
finale dello sviluppo dell’aspetto semantico e di quello
fonetico del linguaggio, ci persuadiamo che questo svi-
luppo si verifica secondo due direzioni opposte e cioè:
l’aspetto semantico del linguaggio segue un percorso che
va dal tutto alla parte, dalla frase alla parola, mentre
l’aspetto esteriore del linguaggio passa dalla parte al tut-
to, dalla parola alla frase. Questa considerazione è di per
sé sufficiente a renderci persuasi dalla necessità di distin-
guere le direzioni di sviluppo dei due aspetti del linguag-
gio, quello semantico e quello fonetico. Lo sviluppo di
questi due aspetti non ha luogo secondo la stessa direzio-
ne, ma si compie, come abbiamo visto, secondo linee
opposte. Con questo non si vuole in alcun modo signifi-
care che tra i due aspetti vi sia una separazione, né tanto
meno un rapporto di autonomia e di indipendenza reci-
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