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Nonostante il significativo progresso nella concezione dell’infanzia prospettata da Fröbel,
al momento della morte (1852) il pedagogista tedesco non vide riconosciuti i suoi me-
riti, incrociando un destino per certi aspetti analogo a quello di Herbart. Il suo proget-
to di educazione infantile sembrava troppo innovativo (e secondo alcuni addirittura
rivoluzionario) rispetto alle pratiche correnti nella Prussia di metà Ottocento, ancora
principalmente custodialistiche e di tipo scolastico.
Soltanto qualche anno dopo i Kindergarten
conobbero migliore fortuna e, a poco
a poco, si diffusero non solo in Germania, ma in tutta l’Europa e negli Stati Uniti
grazie all’iniziativa di un’appassionata sostenitrice delle idee fröbeliane, la baronessa
Bertha von Marenholtz-Bülow che dopo la scomparsa di Fröbel ne raccolse l’eredità.
Le sue esperienze concrete – più ancora delle sue sistematizzazioni teoriche – aprirono
nuove strade all’educazione infantile. Da John Dewey a Maria Montessori, la genera-
zione dei pedagogisti del primo Novecento si confrontò, prima di tutto, con le espe-
rienze dei Giardini d’infanzia.
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le iniziative per i “giovani poveri e abbandonati”
Non soltanto l’età infantile e quella della scuola elementare furono al centro della sol-
lecitudine educativa nella prima metà del XIX secolo. Molte attenzioni furono anche
riservate ai fanciulli soli e abbandonati, vagabondi, senza famiglia e in cerca di for-
tuna, poco e per nulla scolarizzati, solitamente senza un lavoro. Come già accenna-
to l’aumento della popolazione giovanile spingeva masse di ragazzi a trasferirsi dalle
campagne alle città (anche in aree geografiche non ancora interessate dai primi inse-
diamenti industriali) nella speranza di trovare un’occupazione che li sottraesse a un de-
stino di miseria e di fame.
Ragioni di ordine pubblico sollecitavano le autorità pubbliche a tenere i nuovi arrivati
sotto controllo, ma questa precauzione spesso non era sufficiente per evitare risse, furti,
prostituzione o, più semplicemente, per scongiurare il vagabondaggio e la questua. Perso-
ne di buoni sentimenti, preti zelanti e semplici religiose, militanti politici ciascuno per la
sua parte unirono gli sforzi per creare apposite
iniziative assistenziali
ed
educative per i “giovani poveri e abbandonati” e le “fanciulle pericolanti”.
L’elenco di questi protagonisti dell’educazione popolare è davvero
imponente e le citazioni hanno carattere soltanto esemplificativo. In
campo religioso
spiccano le iniziative di Giovanni Bosco e Leonar-
do Murialdo a Torino, Lodovico Pavoni e Luca Passi a Brescia, Pietro
Leonardi, Maddalena di Canossa e Nicola Mazza a Verona, i fratelli
Antonangelo e Marcantonio Cavanis a Venezia, Luigi Aiello a Napoli.
In
campo laico
ebbero risonanza le iniziative avviate dai gruppi maz-
ziniani e, in specie dopo l’Unità, quelle intraprese dalle logge masso-
niche attraverso le Società operaie di mutuo soccorso e le Leghe per
l’insegnamento e l’educazione sorte in Italia sul modello di analoghe
iniziative avviate in Belgio e in Francia. Più tardi – nell’ultimo scorcio
dell’Ottocento – lo scenario si arricchì anche degli apporti dei primi
ambienti socialisti e di alcuni esponenti dell’anarchia.
Naturalmente i punti di vista ideali e religiosi che animavano questi be-
nefattori ed educatori erano alquanto diversi. Il mondo cattolico era ani-
mato da zelo pastorale: la salvezza delle anime era l’obiettivo principe
Q
ualche domanda
Quali riflessioni
portano Fröbel
all’idea del
“giardino” nella
sua elaborazione
pedagogica?
Che valore attribuiva
al gioco?
Che cos’erano
i doni?
Una scena tratta dal celebre
film di Charlie Chaplin
Il monello
(1921), storia
di un vagabondo che incontra
per caso un bambino
abbandonato e di come
le loro esistenze da quel
momento definitivamente
si intrecciano.
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