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Nel frattempo Aporti elaborò per la prima volta in Italia
una vera e propria pedagogia dell’infanzia nel
Manuale di
educazione ed ammaestramento per le scuole infantili
(1833,
più volte riedito), testo successivamente integrato da altri
scritti come
Guida pei fondatori e direttori delle scuole infan-
tili di carità
(1836),
Cenni sull’indole propria delle scuole in-
fantili di carità e sul loro scopo
(1837) e infine gli
Elementi
di pedagogia
(1847).
Il programma delle scuole aportiane non soltanto garanti-
va una buona assistenza materiale, ma soprattutto mirava
allo sviluppo intellettuale, morale e fisico dei piccoli alun-
ni. Si trattava di una concezione che, per i tempi, era piut-
tosto avanzata e che si affidava a un’idea attiva dell’infanzia
da valorizzare per creare le condizioni migliori per il succes-
sivo sviluppo.
Dal confronto tra il manuale di Wilderspin e le attività previ-
ste nelle scuole aportiane emergono numerosi punti di con-
tatto: l’importanza attribuita all’insegnamento religioso po-
sto alla base dell’educazione morale (soprattutto attraverso racconti tratti dalla Bibbia,
stampe e quadri a colori appesi alle pareti dell’aula); la valorizzazione del “f
orte spirito
imitativo
” dei bambini ai quali vanno perciò presentati modelli esemplari; i contenu-
ti dell’apprendimento (alfabeto, lettura e scrittura, calcoli aritmetici fino all’uso delle
frazioni); l’importanza dell’esercizio fisico nella forma del gioco.
Ma emergono anche alcune differenze: Aporti, ad esempio, fu molto più attento all’im-
piego appropriato della lingua (va tenuto presente che i bambini italiani vivevano soli-
tamente in un
ambiente dialettofono
) e previde appositi esercizi «per la cognizione de-
gli oggetti usuali e dei loro nomi disposti sistematicamente di maniera che mentre essi (i
bambini) li apprendono, siano diretti a distinguere le somiglianze e dissomiglianze», e in-
sistette con forza sulla pulizia e sulla
cura del corpo
e degli abiti e sull’alimentazione sana.
La differenza più importante tra il modello inglese e le scuole aportiane era tuttavia
un’altra e riguardava le punizioni: mentre esse erano ammesse da Wilderspin, veniva-
no invece del tutto escluse da Aporti che neppure ammetteva la privazione del cibo.
I castighi indicati erano quelli correnti all’epoca: ammonimenti, privazione del gioco
e della ricreazione, isolamento temporaneo dal gruppo dei compagni.
Alla sensibilità odierna, il metodo scolastico di Aporti, con l’anticipazione dell’appren-
dimento di lettura, scrittura e calcolo, appare alquanto discutibile, ma per non espri-
mere un giudizio avventato occorre collocarlo nella realtà del primo Ottocento, quan-
do numerosi bambini dopo la frequenza dell’asilo non andavano più a scuola ed erano
precocemente avviati ai lavori di bottega o di campagna.
La proposta di un’
apposita istituzione educativa
per l’infanzia a quel tempo era for-
temente innovativa e non a caso il modello scolastico messo a punto da Aporti, in cui
finalità assistenziali e caritative si univano a scopi educativi e di vera e propria forma-
zione prescolastica, ebbe rapida fortuna, vigorosamente sostenuta specialmente negli
ambienti progressisti. Ben presto le scuole aportiane iniziarono a diffondersi in tutta
Italia grazie anche all’impegno di molti esponenti del movimento liberale (come Ca-
millo Benso di Cavour e Carlo Boncompagni di Mombello in Piemonte, Cosimo Ri-
dolfi, Piero Guicciardini, Enrico Mayer e Raffaello Lambruschini in Toscana) e anche
del clero più sensibile verso l’educazione del popolo.
Lessico
Ambiente dialettofono
@
Ambiente nel quale le per-
sone che ne fanno parte si
servono abitualmente del
dialetto per comunicare tra
loro.
Salle d’asile
, incisione
contenuta nel volume
Les petits-enfants.
Contes d’une mère
(1861)
di Henriette Guizot, figlia
dell’uomo di Stato François
Guizot, si dedicò alla stesura
di numerosi libri educativi.
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