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testi organici di pedagogia infantile (
Manuel des salles d’asile
) con l’indicazione delle at-
tività più adatte all’infanzia: marce, esercizi ginnastici, lavori manuali. Nel 1826 alcune
dame di carità fondarono a Ginevra e a Losanna le prime
écoles des petits enfants
sviz-
zere e l’anno successivo la Société des salles d’asile-écoles gardiennes organizzò a Bru-
xelles le prime due istituzioni prescolari modello, mentre in Olanda analoga iniziativa
era già stata assunta nel 1823 per opera di alcune comunità religiose. In tutta l’Europa,
insomma, si registrò una forte attenzione verso la prima età della vita.
Anche in Italia, a partire dalla fine degli anni Venti, sorsero per iniziativa di alcuni
esponenti della nobiltà piemontese, come i marchesi Tancredi e Giulia di Barolo (che
si ispirarono all’esperienza parigina di Madame de Pastoret), alcune iniziative a favore
dell’infanzia povera. Ma senza alcun dubbio il principale artefice italiano della peda-
gogia infantile fu l’abate
Ferrante Aporti
(1791-1858).
Ordinato sacerdote nel 1815, trascorse un periodo di studio a Vienna
(dal 1816 al 1819) ove frequentò il celebre CollegioTheresianum. Nel-
la capitale dell’Impero austriaco il giovane Aporti seguì anche le lezioni
di pedagogia di Vinzenz Eduard Milde, autore di un celebre trattato di
pedagogia, e conobbe il banchiere filantropo Joseph Wertheimer, gra-
zie al quale venne a conoscenza del manuale di Wilderspin. Tornato
in Italia, a Cremona, fu nominato dal governo austriaco (che allora
estendeva la sua autorità sulla Lombardia e sul Veneto) direttore del-
la locale scuola elementare maschile.
Al pari di tutti i promotori delle scuole infantili anche Aporti ripose mol-
te speranze nella
formazione precoce dei bambini
piccoli (Wilderspin
citava il proverbio “Piega il ramo quando è giovane” per sottolineare
l’importanza dei primi insegnamenti).
Molte delle difficoltà incontrate nelle classi elementari a suo avviso
erano causate dalla mancanza di un’adeguata preparazione presco-
lastica o dalle cattive abitudini acquisite in famiglia o, peggio, nelle
semplici “sale di custodia” cui ricorrevano le madri che lavoravano.
In particolare il sacerdote lombardo lamentava che i bambini piccoli
fossero costretti per l’intera giornata «a stare immobili sulle sedie perforate, e a respi-
rare un’aria appestata dall’alito e dal puzzo di tanti altri fanciulli malsani e infermicci
che vi si veggono stipati», mentre avrebbero potuto più utilmente essere avviati al pri-
mo elementare sapere e alla conoscenza dei principi della fede religiosa.
La lettura del manuale di Wilderspin gli suggerì di creare un’
anticipazione della scuola
elementare
destinata ai bambini tra i due anni e mezzo e i sei anni. Verso la fine del
1828 Aporti diede così il via al suo esperimento di scuola, per il momento destinato
soltanto ai bambini maschi appartenenti alle famiglie agiate.
Ben presto egli avvertì tuttavia la necessità di estendere questa nuova esperienza educa-
tiva anche e soprattutto ai bambini dei ceti più umili, altrettanto bisognosi (se non di
più) di una corretta educazione fin dalla più tenera età. Nel 1831 fu inaugurata la pri-
ma Scuola infantile di carità, gratuita e solo maschile; nel 1833 fu la volta anche della
scuola femminile e l’anno successivo, nel suo paese natale di San Martino dall’Argine,
fu avviata una scuola per i bambini di campagna.
I due tempi previsti da Aporti nell’apertura della scuola maschile e poi di quella fem-
minile dimostrano il diverso interesse per l’educazione dei due sessi. Ma bisogna an-
che dire che l’attenzione manifestata dal sacerdote di Cremona verso le bambine rap-
presentava in quegli anni una novità quasi assoluta.
Jacques-Louis David,
Ritratto di Madame
Adélaïde Pastoret
,
1791-1792, Chicago,
Art Institute.
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30/12/