donne che se ne occupavano per pochi soldi, in altri casi anco-
ra i figli erano abbandonati a se stessi con un’inquietante serie
di incidenti di cui si ha notizia scorrendo i giornali del tempo.
La
città industriale
fu, inoltre, all’origine di un altro fenomeno
sociale e cioè il richiamo di famiglie e bambini dalle campagne
circostanti in cerca di lavoro, senza che tuttavia vi fossero servizi
idonei ad accogliere sciami di bambini e ragazzi che si aggirava-
no per le strade, bighellonavano senza meta, infastidivano i pas-
santi, compivano piccoli furti. Le famiglie, assillate dal lavoro (la
giornata lavorative durava anche 12-14 ore), erano spesso impo-
tenti nella crescita dei figli, lasciandoli il più delle volte
privi di
cure
e attenzioni.
Il precoce ingresso (talora anche a sette-otto anni), poi, dei bam-
bini nelle manifatture fu accompagnato da molti rischi: oltre al-
lo sfruttamento economico, gli ambienti di lavoro erano spesso
altamente inquinati ed erano causa di malattie endemiche e la
promiscuità con i lavoratori adulti era spesso associata a una loro
dubbia moralità che si manifestava in varie forme, dall’ubriachez-
za alle violenze.
È precisamente all’incrocio di questi problemi che nei decenni
immediatamente successivi al 1815 comparvero quasi contem-
poraneamente in varie parti d’Europa molte
iniziative educative
e assistenziali in favore dei bambini e dei ragazzi. L’infanzia (ovvero l’arco di età com-
preso tra i due e i sei anni), in particolare, era vista come età da proteggere mediante la
moltiplicazione delle scuole infantili
. Al tempo stesso, altre iniziative si occupavano
di quella che era solitamente definita la “gioventù povera e abbandonata” costituita da
ragazzi non scolarizzati oppure già in età successiva alla scolarizzazione elementare, ma
che spesso erano analfabeti, senza lavoro e talvolta anche senza famiglia.
2
Ferrante aporti e l’educazione infantile
Le prime iniziative scolastiche specificamente destinate all’infanzia furono avviate in In-
ghilterra e in Francia. Nel 1816 l’industriale e filantropo
Robert Owen
aprì una classe
per i più piccoli nella sua manifattura modello di New Lanark, in Sco-
zia. Vi si insegnavano i rudimenti del sapere, un po’ di storia naturale e
di geografia, intervallati da marce ritmate, danze e canti.
Sull’esempio dell’iniziativa di Owen poco dopo furono aperti a Londra
i
Westminster free day infant asylum
. Le scuole disponevano di un corti-
le per giochi ed esercizi fisici, ai bambini più piccoli era insegnato l’alfa-
beto in forma di gioco, mentre a quelli più grandicelli si davano lezioni
di scrittura e di calcolo.
Il programma di queste scuole fu poi raccolto da uno dei loro promotori
e organizzatori,
Samuel Wilderspin
(1792-1866), in un apposito ma-
nuale uscito nel 1823 e presto tradotto in varie lingue.
Nello stesso periodo a Parigi si registrarono le iniziative di Madame de Pa-
storet, del barone Joseph-Marie de Gérando, di Madame Émilie Mallet e di
Jean-Marie Denys Cochin autore, a sua volta, nel 1833 di uno dei primi
Robert Owen.
Q
ualche domanda
➜
Quali fattori
generano una nuova
visione dell’infanzia?
➜
Quale tipo di vita
conducevano
bambini e ragazzi
nella società
del tempo?
Bartolomé Esteban Murillo,
Il giovane mendicante
, 1650 ca.,
Parigi, Musée du Louvre.
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