dizionale. Non a caso, infatti, anche il filosofo ginevrino riteneva necessario evitare un
eccesso di educazione intellettuale per le ragazze: «La ricerca delle verità astratte e spe-
culative, dei principi, degli assiomi nelle scienze, tutto quello che tende a generalizzare
le idee non è di competenza delle donne: i loro studi devono riferirsi tutti alla pratica;
a loro spetta l’applicazione dei principi che l’uomo ha trovato».
Di qui la preferenza per l’educazione domestica e non scolastica, con un giudizio mol-
to severo sull’istruzione impartita nei monasteri, i quali, secondo Rousseau, erano
«vere e proprie scuole di civetteria, di quella civetteria che produce tutte le traversie
delle donne». L’educazione impartita in famiglia, inoltre, avrebbe introdotto la don-
na nei ruoli e nei compiti che le sarebbero divenuti propri una volta diventata mo-
glie e madre: «Per amare la vita della famiglia bisogna averne sentito la dolcezza fino
dall’infanzia e solo nella casa paterna si prende simpatia per la propria dimora». Infi-
ne, Rousseau non aveva dubbi nell’indicare quale vero educatore della donna il mari-
to, a cui spettava il compito di trasmettere alla compagna di vita tutto ciò che aveva
appreso a scuola e in società.
Non diverso era il progetto educativo che Filangieri riservava alle donne, escluse dalle
scuole pubbliche in quanto destinate a essere istruite nelle case paterne, prima di com-
pletare la propria formazione in quella del marito. Anche per questo motivo, Filangieri
insisteva sulla necessità di fornire la migliore istruzione possibile ai maschi: perché da
loro sarebbe dipesa pure la formazione delle donne.
Nei fatti la condizione sociale e culturale della donna evolse a velocità maggiore ri-
spetto alle descrizioni letterarie e politiche. Con lo scoppio della Rivoluzione, in Fran-
cia come negli altri Paesi europei, un certo numero di donne cominciò a
occuparsi di
politica
, frequentando i circoli e scrivendo in difesa dei suoi diritti. I governi repub-
blicani, come si è detto, prescrissero l’istruzione obbligatoria per le bambine, pur se in
Jean-Étienne Liotard,
Maria
Adelaide di Francia
, 1753,
Firenze, Galleria degli Uffizi.
M4 LIBRO_3B.indb 198
30/12/