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entravano in qualunque momento, l’ingresso dei maschi era scandi-
to dall’inizio dell’anno scolastico. Questa diversità era dovuta al fatto
che il curriculum dei maschi conteneva insegnamenti formalizzati e
le attività delle ragazze, invece, erano di tipo più pratico e non fun-
zionali alla continuazione degli studi. La lingua volgare prevaleva sul
latino, affiancato da nozioni di storia e geografia, ma le materie più
importanti erano quelle legate ai lavori domestici e al cucito. In base
alle condizioni economiche delle famiglie si potevano aggiungere le-
zioni di musica, danza e disegno.
Si trattava, insomma, di preparare ragazze capaci di vivere in società,
abbastanza istruite ma non pedanti, di saldi principi religiosi, buone
donne di casa e madri di famiglia, a meno che, eventualmente, l’espe-
rienza del convento non aprisse per alcune di loro la via alla vocazione
religiosa. Le alunne povere che disponevano dei posti gratuiti viveva-
no, invece, in locali attigui al convento, dove ricevevano un’istruzione
elementare e gratuita, incentrata sulla conoscenza del catechismo, gra-
zie a cui imparavano i rudimenti dell’alfabeto.
Le domande
del presente
pari opportunità?
Un sensibile progresso rispetto al pas-
sato 
Rispetto a quanto accadeva nel
XVIII secolo, la condizione femminile ha
conosciuto notevoli progressi e,
per alcuni versi, si è decisamen-
te ribaltata. Soprattutto nella
seconda metà del Novecento, la
posizione delle donne all’interno
delle società occidentali è com-
pletamente cambiata: non solo
hanno pari diritti rispetto agli uo-
mini (lavorano, votano, possono
entrare in politica ecc.), ma l’im-
magine che imputava al genere
femminile una dignità e un valore
inferiori rispetto a quelli maschili
è stata abbandonata, resistendo
ancora nei pregiudizi di pochissi-
me persone.
Alcuni problemi aperti 
A fronte
di que­ste indubbie conquiste, ri-
mangono tuttaviaalcunequestio-
ni aperte. Inmolti osservano che,
per quanto formalmente godano
delle stesse opportunità rispetto
agli uomini, le donne non hanno
di fatto la possibilità di ottenere
gli stessi risultati. Si tratta di un
limite che emerge soprattutto nel
mondo del lavoro. Innanzitutto,
retribuzione media annua di una donna
in Italia ammonta a 26.235 euro, contro
i 35.757 degli uomini. Inoltre, non meno
significativo è il fatto che una
donna riesce a fare carriera con
più difficoltà rispetto a un uomo:
pur riuscendo a ricoprire ruoli di
responsabilità, raramente arriva
ai livelli professionali più alti.
Il “tetto di cristallo” 
L’espressio-
ne (dall’inglese
glass ceiling
) sta a
indicare l’esistenzadi unabarriera
invisibile, ma non per questo pri-
va di consistenza, oltre la quale le
donne non riescono ad andare
in ambito lavorativo. L’origine di
tale sbarramento è difficile da in-
dividuare, ma non può sfuggire a
chi considera l’attuale condizione
femminile.
in media, le donne guadagnano meno:
secondo un rapporto sulle retribuzioni
del 2001 (stilato dalla società OD&M), la
Jean-Baptiste-Siméon Chardin,
Fanciulla
con il volano
, 1740 ca., Firenze, Galleria degli Uffizi.
Il cammino per arrivare al suffragio
femminile fu lungo e impegnò
le donne di diversi Paesi del mondo.
Le prime manifestazioni in questo
senso avvennero nella Francia
del XVIII secolo. In Italia il diritto
di voto per le donne fu raggiunto
nel 1946.
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