Aiutare
la ragione
a raggiungere
il sapere
Al nono dubbio si deve rispondere
che l’uomo può propriamente dirsi
vero maestro, capace di insegnare la
verità e di illuminare la mente, non
in quanto infonda luce alla ragione,
ma in quanto coadiuva
14
, per mezzo di ciò che presenta
esternamente, il lume della ragione per farla giungere alla
pienezza del sapere.
(Tommaso D’Aquino,
Questione disputata XI: Il Maestro,
a. 1,
trad. it. di T. Gregory, in
Il pensiero pedagogico del Medioevo
,
a cura di B. Nardi, Giuntine-Sansoni, Firenze 1956, pp. 221-229)
1.
Nell’allievo.
2.
Potenzialmente.
3.
La ragione autonoma, non aiutata
dall’intervento (soprannaturale) di Dio.
4.
In realtà.
5.
A causa.
6.
Per cui.
7.
Attraverso l’invenzione.
8.
Aristotele.
9.
Opera di Aristotele sulla logica.
10.
Ragionamento che, a partire da un certo numero di premesse, giunge
necessariamente a una determinata conclusione.
11.
Presenti nell’uomo fin
dalla sua nascita.
12.
Non creata nel tempo, esistente dall’eternità.
13.
Tra-
smette.
14.
Aiuta.
Commento
Tommaso spiega la natura del processo
di apprendimento, stabilendo un’ana-
logia tra di esso e il processo di guarigione da una malattia.
Innanzitutto, così come ci sono due modi di guarire da una
malattia, ci sono anche due modi di apprendere le cose. Un
malato può guarire da solo, aspettando che il suo organismo
sconfigga da sé la malattia, oppure può guarire grazie all’in-
tervento del medico, che somministra la giusta medicina.
Allo stesso modo, il discente può apprendere da sé qualcosa
di nuovo, oppure può essere aiutato dall’esterno, grazie all’in-
tervento di un insegnante. Al primo caso Tommaso dà il
nome di “invenzione”, mentre al secondo quello di “insegna-
mento”.
Tommaso segnala poi un altro elemento di analogia tra pro-
cesso di apprendimento e processo di guarigione. Così come la
seconda forma di guarigione, ossia quella che avviene tramite
l’intervento esterno del medico, può avere successo solamente
imitando la guarigione naturale, anche la seconda forma di
apprendimento, che si compie mediante il contributo dell’in-
segnante, deve tendere a imitare il funzionamento dell’ap-
prendimento autonomo (ossia di quella che Tommaso chiama
“invenzione”). Tanto nell’invenzione quanto nell’insegnamento
si ha l’applicazione di principi generali già noti ad argomenti
particolari, e la derivazione da tali principi di conoscenze par-
ticolari prima ignote.
Tommaso specifica in quale caso l’insegnamento ha come
risultato, invece del sapere, l’opinione o la fede: ciò avviene
quando l’insegnante propone conoscenze non derivabili da
principi noti. Egli precisa inoltre come sia possibile che nella
ragione umana si trovino già alcuni principi attraverso cui co-
noscere le cose: la loro presenza – chiamata nel brano “lume
della ragione” – dipende, secondo Tommaso, dal fatto che
ci sono stati donati da Dio. Il filosofo aquinate precisa infine
come debba essere intesa la natura dell’insegnamento: non
è tanto l’infusione di un contenuto dalla mente del maestro a
quella del discepolo, quanto piuttosto l’attivazione da parte del
maestro di procedimenti che nella mente del discepolo sono
già presenti, e che producono un sapere somigliante a quello
posseduto dal maestro.
Q
ualche domanda
➜
Quale concezione del sapere emerge dal brano?
➜
Come avviene per Tommaso il processo
di apprendimento?
➜
Che cos’è il lume della ragione?
8
La funzione del maestro
di Tommaso d’Aquino
L’autore e l’opera
Durante il perio-
do trascorso in Italia, Tommaso portò a
termine la
Summa Theologiae
. L’opera si
divide in tre parti; nella seconda, a sua
volta composta da due sottoparti, il filo-
sofo aquinate espone la propria dottrina
in una forma stilisticamente chiara e di-
datticamente accessibile.
Il brano
Alla funzione del maestro è
dedicato l’articolo 1 della questione 117
della prima parte dell’opera, in cui ci si
chiede “se un uomo possa insegnare ad
un altro uomo”.
Il principio
del sapere
Il sapere dunque si acquista e per un
principio interiore – come è chiaro in
chi acquista il sapere con propria ri-
cerca, – e per un principio esteriore, come è chiaro in chi
impara dal maestro. In ogni uomo v’è il principio del sa-
pere, cioè la luce dell’intelletto agente
1
, con la quale si
vengono immediatamente e naturalmente a conoscere
alcuni universali principi di tutte le scienze. Quando uno
applica infatti tali principi universali a dei particolari di
cui abbia esperienza o ricordo, acquista da sé scienza di
quelle cose che non conosceva, procedendo dal noto
all’ignoto. Del pari
2
, qualsiasi maestro conduce il disce-
polo dalle cose che conosce alla conoscenza delle cose che
ignorava, conforme a quanto Aristotele dice nel I libro
degli
Analitici posteriori
3
, che cioè ogni insegnamento de-
riva da una precedente conoscenza.
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