Apprezzare
ogni cosa
Ti garantisco con franchezza
1
che
non ho mai disprezzato nulla di ciò
che avrebbe potuto contribuire alla
mia istruzione, anzi ho cercato spesso di imparare molte
cose che ad altri sembravano forse giochi o stravaganze
2
.
Mi ricordo che, quando ero ancora allievo delle prime
scuole, mi impegnavo intensamente ad imparare tutti i
vocaboli corrispondenti agli oggetti che vedevo ovvero
che adoperavo, ritenendo francamente che non possa ini-
ziare lo studio della natura delle cose colui che ignora
ancora i loro nomi. Quante volte, giorno per giorno, cer-
cavo di risolvere i problemi filosofici (che avevo trascritto
e sintetizzato in una o due proposizioni, su un foglio di
carta): mi sforzavo allora di imprimere e di conservare
nella memoria le varie dottrine, le questioni, le obiezioni
e le soluzioni, delle quali avevo sentito parlare in classe.
Frequentemente istruivo
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una causa giudiziaria e, raf-
figurandomi i contendenti, distinguevo attentamente il
ruolo del maestro di eloquenza, dell’oratore e dell’avvo-
cato cavilloso
4
.
Disponevo in fila i sassolini per i miei computi aritmetici
e ancora dipingevo il pavimento in nero con carbone:
così mi rendevo conto proprio con quelle immagini del-
la differenza tra il triangolo ottusangolo, il rettangolo e
l’acutangolo. Percorrendo lo spazio con i miei passi, veri-
ficavo se si ottiene proprio il valore della superficie di un
quadrato, moltiplicando tra loro le misure dei due lati.
Spesso vegliavo nelle notti d’inverno per osservare le stel-
le come un cultore
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d’astrologia. Spesso spostavo su un
asse di legno il supporto semisferico al quale si appoggia-
no le corde musicali, per percepire con l’udito la diffe-
renza dei suoni e anche per soddisfare il mio spirito con
la dolcezza della melodia.
Procedere
per gradi
Erano esperienze puerili, ma non
inutili, e ciò che ho imparato in quel
tempo non mi pesa ora sullo stoma-
co. Non ti riferisco questi particolari allo scopo di vantar-
mi del mio sapere, che considero poco o nulla; voglio
soltanto mostrarti con qualche esempio che avanza con
sicurezza colui che procede con ordine: non devi fare
come coloro che pretendono di spiccare un gran salto e
finiscono per cadere in un fosso. Si procede per gradi
nell’acquisizione del sapere, come nelle virtù morali.
Imparare tutto
Qualcuno potrebbe dire a questo
punto: “Trovo molte cose nella storia
sacra che non sembrano essere di alcuna utilità; perché do-
vrei occuparmene?” Rispondo dicendo che vi sono effetti-
vamente nella Bibbia molte notizie che considerate in se
stesse non sembrano avere interesse particolare, eppure se
le si mette in relazione con altre alle quali si collegano stret-
tamente e si prende in attento esame tutto il complesso, ci
si accorge che anch’esse erano convenienti e necessarie.
Alcune cose devono essere conosciute in se stesse, altre,
sebbene non sembrino meritare le nostre fatiche, non de-
vono affatto essere trascurate per negligenza
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, poiché sen-
za di esse nemmeno le prime possono venir conosciute
profondamente.
Impara tutto, e poi ti renderai conto che nulla è super-
fluo: un sapere limitato non dà vera gioia.
(Ugo di San Vittore,
Didascalicon
, VI, III, 3, trad. it. di V. Liccaro,
Rusconi, Milano 1987, pp. 191-193)
1.
Sincerità.
2.
Stranezze.
3.
Studiavo, preparavo un processo.
4.
Che usa
argomenti eccessivamente sottili, capziosi.
5.
Chi studia qualcosa con co-
stanza e passione.
6.
Disattenzione.
Commento
L’argomentazione di Ugo di San Vittore
si basa inizialmente su elementi di carat-
tere autobiografico ed egli ricorda di quando in gioventù si
impegnava a imparare i nomi di tutte le cose. Una considera-
zione di questo tipo, da un lato, lascia trasparire la sua innata
curiosità e, dall’altro, rimanda a una precisa concezione del
sapere: per conoscere le cose, bisogna innanzitutto conoscere
i loro nomi, poiché solo a partire da questi se ne può cogliere
l’essenza attraverso una definizione.
Nel prosieguo del brano, Ugo stabilisce una distinzione tra
conoscenze che hanno valore in se stesse e quelle che hanno
valore rispetto ad altro. Le prime, agli occhi dell’uomo appaiono
immediatamente significative; le seconde, inizialmente prive
di rilevanza, quando osservate meglio risultano indispensabili
per una piena comprensione delle prime. Tutte le conoscenze
appartengono a una di queste categorie, di conseguenza nes-
suna di esse può dirsi superflua.
6
Imparare tutto
di Ugo di San Vittore
L’autore e l’opera
Nella testimonianza
di Ugo di SanVittore si può trovare un ani-
mo aperto e disponibile alla conoscenza,
curioso indagatore di ogni aspetto della
realtà e pronto a usare di tutto per rag-
giungere un sapere sempre più vasto e, al
tempo stesso, chiaro e concreto.
Il brano
L’invito a “imparare tutto”
– come si evince dal brano seguente – so-
stiene sia il compito di colui che vuole in-
segnare ad altri sia quello di chi, imparan-
do da tutto, vuole apprendere, non solo
ciò che gli può risultare immediatamente
utile, ma soprattutto ciò che è vero.
Q
ualche domanda
➜
Perché, secondo Ugo di San Vittore, nell’apprendimento
bisogna procedere per gradi?
➜
Che cosa intende affermando che si deve imparare tutto?
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