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Principi teorici
ed esecuzione
pratica
Effettivamente una stessa attività può
entrare nell’ambito della filosofia se-
condo i suoi principi teorici ed esserne
esclusa per quanto concerne la sua ese-
cuzione pratica: per attenerci all’esempio indicato, diremo
che i principi teorici dell’agricoltura competono al filosofo,
l’esecuzione pratica di essi al contadino; e così per tutte le
opere del lavoro umano che, sebbene non siano prodotte
dalla natura, imitano la natura e riproducono, ad opera
della ragione, la forma di un modello che esiste in natura.
In tal modo risultano evidenti i motivi per i quali bisogna
estendere l’ambito della filosofia a tutte le attività uma-
ne: necessariamente vi saranno tante parti della filosofia,
quante sono le differenti realtà che rientrano nella sua
competenza.
Lo scopo degli
sforzi umani
Il vero scopo cui devono essere rivolti
tutti gli sforzi delle azioni umane,
guidate sempre dalla sapienza, è du-
plice: restaurare la perfezione originaria del nostro essere
spirituale e provvedere alle necessità e alle carenze della
nostra vita terrena. […]
Così si delinea interamente il nostro compito: la per-
fezione naturale deve essere ricostituita, il difetto dev’es-
sere tolto
2
. La perfezione completa dell’esistenza umana
si realizza con due mezzi, il sapere e la virtù: essi offrono
all’uomo la possibilità di rendersi simile alle realtà più
alte e divine. […]
Duplicità
dell’uomo
Ho esposto con una certa ampiezza
queste notizie per dimostrare che
l’uomo è soggetto alle necessità fisi-
che in quella parte del suo essere che è mutevole
3
ed inve-
ce è simile alla divinità in quella parte che è immortale
4
;
da ciò si riconferma quanto è stato precedentemente det-
to, ossia che tutte le azioni umane devono essere finalizza-
te congiuntamente a questi due scopi: restaurare la somi-
glianza della divina immagine che è in noi, e provvedere
alle necessità fisiche della vita presente: quanto più questa
rischia di essere danneggiata dalle circostanze sfavorevoli,
tanto più richiede d’essere curata e protetta. […]
Vi sono tre generi di occupazioni per mezzo delle quali
si provvede alle necessità fisiche di questa vita: le prime
procurano il nutrimento al corpo, le altre lo proteggono
dai danni che possono sopraggiungere dall’esterno, le ul-
time portano rimedio agli inconvenienti già subiti.
Quando ci sforziamo di restaurare
5
il nostro vero essere,
compiamo un’attività divina; quando procuriamo il ne-
cessario al nostro corpo, che è quanto si trova in noi di
più fragile, svolgiamo un’attività umana. Ogni nostra
attività può essere dunque divina oppure umana: non
inopportunamente possiamo chiamare la prima, che si
rivolge alla realtà di ordine superiore, col nome di
intel-
ligenza
, la seconda, invece, col nome di
scienza
, perché si
riferisce a realtà di ordine inferiore e ha bisogno di essere
diretta con saggezza.
(Ugo di SanVittore,
Didascalicon
, I, 4, trad. it. di V. Liccaro,
Rusconi, Milano 1987, pp. 73-74)
1.
Capacità di giudizio.
2.
Eliminato.
3.
Ossia nella parte sensibile, sog-
getta a cambiamenti.
4.
La parte razionale, stabile e dunque immortale.
5.
Ristabilire.
Commento
Il brano è articolato in tre parti. L’autore
inizialmente individua il carattere speci-
fico della natura umana. Poi, muovendo da questo aspetto,
viene definito l’ambito d’indagine della filosofia. Infine, alla
luce di una considerazione generale sulla natura umana, viene
indicato lo scopo verso cui tutti gli sforzi degli uomini devono
essere diretti.
Ugo di San Vittore individua il tratto specifico della natura
umana nella possibilità di conseguire la sapienza. A differenza
degli altri animali, che agiscono in base ai soli impulsi naturali,
l’uomo possiede un’anima razionale: ciò implica che siano dei
principi razionali, e non semplici istinti, a determinare e dirigere
le sue azioni.
Il fatto che gli sforzi degli uomini debbano essere guidati dal-
la sapienza implica che ogni ambito dell’attività umana sia
subordinato a principi di carattere teorico, che vanno neces-
sariamente indagati. Il compito di analizzarli, secondo Ugo di
San Vittore, va assegnato alla filosofia. Il sapere filosofico, in
questo senso, ha come oggetto non solo la realtà dell’universo
e i principi del comportamento, ma anche “i principi teorici di
tutte le attività umane”.
Nell’ultima parte del brano, l’autore presenta un quadro com-
plessivo della natura umana. Suo tratto specifico, che diffe-
renzia gli uomini dagli altri animali, rendendoli simili a Dio, è
– come si è detto – la razionalità. Oltre a questa, tuttavia, l’uomo
possiede anche un’altra parte, che è mutevole e che compor-
ta delle necessità fisiche (il mangiare e il bere, ad esempio).
A ognuna delle due parti corrisponde per l’uomo un dovere
da svolgere. Se per la parte mutevole compito dell’uomo è
quello di soddisfare le necessità fisiche, per quanto riguarda
la parte razionale (che è immutabile) invece egli deve sforzarsi
di raggiungere la perfezione spirituale, avvicinandosi il più
possibile alle realtà divine. Mentre alle attività umane, che si
occupano di cose inferiori, Ugo dà il nome di scienza, a quelle
divine, che si occupano delle questioni più nobili, viene dato
il nome di intelligenza.
Q
ualche domanda
Quale concezione della sapienza emerge dal brano?
Qual è l’ambito della filosofia secondo Ugo di San
Vittore?
Quale concezione della natura umana emerge
dal brano?
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