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zitutto il maestro deve sforzarsi di essere degno di rispetto: a
questo fine, è necessario che si impegni costantemente nello
studio, si faccia pagare da chi è in condizione di farlo e si renda
disponibile a rispondere alle domande di chiunque si rivolge
a lui. In secondo luogo, è necessario che il maestro si sforzi di
spiegare con ordine e con precisione: una spiegazione, infatti,
se non procede secondo una logica, confonde le idee dell’al-
lievo, anziché chiarirle. La terza regola prevede che il maestro
sia in possesso di solide conoscenze, che gli permettano di
esporre efficacemente i temi affrontati e di rispondere alle
domande che gli vengono poste. A questo scopo è opportuno,
secondo Bonvesin, che egli faccia ricorso ai testi dei pensatori
più autorevoli del passato. Infine, Bonvesin esorta il maestro a
utilizzare il latino e a farlo usare ai suoi allievi.
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Intelligenza e azione
di Ugo di San Vittore
L’autore
Ugodi SanVittore (1096ca.-1141)
è stato un teologo e filosofo del Medio-
evo. Nella sua epoca ha ottenuto una
grandissima fama, oltre che per gli scritti
teologici, anche per via dei suoi trattati
di mistica.
L’opera
Il
Didascalicon
, opera principale
di Ugo di SanVittore, espone nei sei libri di
cui si compone un progetto educativo e
didattico, che ha come scopo la formazio-
ne integrale dell’uomo e una conoscen-
za ampia e comprensiva dell’esperienza
umana.
Il brano
Nel primo libro, che si apre con
un inno alla sapienza, fonte innanzitutto
della conoscenza che di sé l’uomo deve
avere, viene esposta la struttura del sa-
pere umano, nelle sue varie articolazioni
e divisioni, secondo una forma che sa-
rebbe stata spesso ripresa nel corso del
Medioevo. Il compito del sapere, volto
alla restaurazione dell’uomo e alla risolu-
zione delle difficoltà che rendono arduo il
suo vivere, è ben indicato nel brano che
segue.
Q
ualche domanda
Di quali aspetti deve tenere conto il maestro per
svolgere bene il proprio compito?
Quale concezione del rapporto tra maestro e allievo
emerge dal brano?
ma ne ritornerà sciocco; non avrà da pentirsi chi avrà
saputo prepararsi prima. Il tuo insegnamento sia confor-
tato dall’autorità degli autori: in battaglia bisogna anda-
re bene armati. Non si può comporre senza aver studiato
accuratamente i testi.
Parlare il latino
Infine, usa di continuo la lingua lati-
na e costringi tutti coloro che fre-
quentano la tua casa a servirsene.
(Bonvesin de la Riva,
Vita scholastica
, II, a cura di E. Franceschini
in “Testi e documenti di storia e di letteratura latina medievale”,
5, Padova 1943)
1.
Dedicati con impegno.
2.
Spingi.
3.
Gli altri allievi.
4.
Con scrupolosità.
5.
Non confondano la tua mente.
6.
Diventa fiacco, perde lucidità.
7.
Se
cede, se dà il proprio assenso.
8.
Genera, produce.
9.
Non dà frutti.
10.
In-
tervento a favore di qualcuno.
11.
Turbamento, eccitazione.
12.
Piazza.
Commento
Dopo aver elencato i doveri dell’allievo,
nel secondo libro della
Vita scholastica
Bonvesin si occupa dei doveri del maestro. A quest’ultimo,
secondo l’autore, competono quattro regole da seguire. Innan-
La sapienza
guida di tutte le
attività umane
All’inizio abbiamo parlato dell’amore
della sapienza ed abbiamo detto che
soltanto alla persona umana è offerta
la possibilità di conseguirla, per una
speciale prerogativa naturale: da ciò
sembra derivare la necessità di porre la sapienza come su-
prema guida di tutte le attività umane. Se infatti gli ani-
mali, che non dispongono della capacità del giudizio ra-
zionale, esercitano le loro attività soltanto secondo gli
stimoli dei sensi, e nel desiderare qualcosa o nel rifiutarla
non si avvalgono del discernimento
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dell’intelligenza, ma
sono spinti da un cieco impulso fisico, risulta evidente
che tutte le azioni dell’uomo, poiché in lui è presente
l’anima razionale, non possono essere determinate dalle
cieche passioni dei sensi, ma devono essere sempre diret-
te e governate dalla sapienza.
L’ambito
della filosofia
Se ciò è vero, si potrà trarre opportu-
namente la conclusione che rientra-
no nell’ambito della filosofia non so-
lo le ricerche intellettuali sulle realtà dell’universo e sulle
norme del comportamento morale, ma anche i principi
teorici di tutte le attività umane.
Secondo queste considerazioni possiamo allora definire
la filosofia come
la disciplina che ricerca universalmente
i principi di tutte le realtà umane e divine.
Resta valida
pure la precedente definizione, secondo la quale abbiamo
affermato che la filosofia è amore e ricerca della sapienza,
non di quella che richiede per il suo esercizio l’uso di
strumenti materiali, come avviene per l’architettura, per
l’agricoltura e per simili attività, ma di quella Sapienza
che, unica e sola, è l’originario principio razionale di tut-
te le cose.
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