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Doveri del maestro
di Bonvesin de la Riva
L’autore
Bonvesin de la Riva è nato a Mi-
lano verso la metà del Duecento. Oltre
che frate dell’Ordine degli umiliati, è stato
un maestro di grammatica.
L’opera
Tra le opere di Bonvesin va ri-
cordato il poemetto latino
Vita scholasti-
ca
, testimonianza diretta della vita della
scuola nel Duecento. L’autore rivolge i
due libri che lo compongono agli scolari
e ai maestri della scuola milanese, trac-
ciando un quadro significativo dell’inse-
gnamento e dell’apprendimento dell’epo-
ca. Il secondo libro, in particolare, tratta
del compito del maestro, che consiste,
innanzitutto, nel dare testimonianza di
una vera umanità, praticando le virtù, poi
nell’educare ad essa i suoi allievi e, infine,
nell’istruirli nella disciplina che insegna.
Il brano
Come emerge dal testo riporta-
to, per giungere a quest’ultimo traguar-
do, il maestro deve seguire quattro regole
fondamentali.
Essere
maestri degni
di rispetto
Anzitutto attendi
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allo studio in
ogni momento che tu abbia a dispo-
sizione, o insegnando agli altri o leg-
gendo per conto tuo. Fa’ in modo
d’essere degno del compenso che ricevi. La tua profes-
sione ti nobiliti e ti arricchisca. Esigi per questo con fer-
mezza la giusta ricompensa, senza la quale il lavoro è una
dolorosa fatica. Non disprezzare i poveri, anche se non
possono pagare: per loro la ricompensa, abbondante, ti
verrà da Dio. Se un tuo alunno si trova in condizione di
povertà grave, induci
2
i condiscepoli
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a soccorrerlo. Se
insegnerai con solerzia
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, i tuoi scolari ti daranno fra la
gente lustro, fama e onore. A questo fine non rispar-
miare le fatiche e non dormire, quando è tempo di star
ben desti. Non ti assentare quando è il momento dello
studio: il topo ruba e fa danni quando non c’è un cane a
far buona guardia. Il troppo bere e il troppo mangiare
non ti ottenebrino la mente
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: l’animo si intorpidisce
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se
si indulge
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alla gola. E se qualcuno, desideroso di ap-
prendere, ti rivolge una domanda, dagli soddisfazione
con benevolenza.
Spiegare in
modo ordinato
e chiaro
In secondo luogo, quando insegni,
spiega con ordine e con chiarezza. Le
spiegazioni fatte senz’ordine risultano
incomprensibili e invece di illumina-
re confondono: inoltre, un discorso privo di filo logico
ingenera
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noia. Le parole del maestro, se non sono ben
capite, non producono alcun frutto. Il seme sparso male
non fruttifica
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. Prima di iniziare la lezione, il maestro in-
vochi Dio con queste parole: «Per intercessione
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di Ma-
ria, mi assista la tua grazia, o Cristo, affinché le mie paro-
le fruttifichino nel tuo nome». Quindi abbassi la voce e,
come gli insegna l’esperienza, incominci a insegnare con
tono sommesso. Quanto più ti è possibile, evita di gesti-
colare mentre parli: la concitazione
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esteriore denota
un’instabilità intima. Per parlare non ti servono le mem-
bra: basta la lingua.
Avere
conoscenze
solide
In terzo luogo, non tralasciare mai di
studiare per tuo conto se vuoi evitare
gli errori quando insegni. Lo sciocco
andrà al foro
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, parlerà in pubblico,
L’utilità
del dubbio
Non sarà perciò inutile dubitare di
ciascuna cosa. Dubitando, infatti,
siamo indotti alla ricerca e ricercando
percepiamo la verità, secondo quanto la Verità stessa ha
detto: Chiedete e troverete, bussate e vi sarà aperto (Mt.
VIII).
(Pietro Abelardo,
Sic et non
, prologo)
1.
Si riferisce ai Padri spirituali della Chiesa.
2.
Discordanza di idee.
3.
Spingere.
4.
Nel senso di chiave d’accesso.
5.
Continua.
Commento
Pietro Abelardo riflette sul valore educa-
tivo del dubbio. Lo spunto delle sue con-
siderazioni è dato dal metodo scolastico della disputa, che
prevede la contrapposizione di posizioni diverse sullo stesso
argomento. Al contrario di quanto sostenuto nella dottrina
elaborata dalle diverse scuole scettiche greche ed ellenistiche
del IV secolo a.C.-II secolo d.C., tale diversità di opinioni non
deve indurre a ritenere impossibile il raggiungimento della
verità. È convinzione di Abelardo, piuttosto, che il dubbio co-
stituisca la premessa indispensabile per arrivare a questa fon-
damentale meta. Solo ponendosi delle domande, infatti, è
possibile innescare l’attività riflessiva della ragione, che sola
può afferrare la natura delle cose.
Q
ualche domanda
➜
Quale immagine dell’educazione emerge dal brano?
➜
Perché la discordanza tra diverse opinioni può avere un
valore educativo?
➜
Quale utilità ha il dubbio secondo Abelardo?
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