Page 13 - 120900035573_chiosso_pedagogia

Basic HTML Version

La crescita
di una giovane
pianta
Una volta un abate ritenuto molto
pio
1
stava parlando con lui di alcuni
aspetti della disciplina monastica, e
ponendo l’ac­cento sui fanciulli cre-
sciuti nel monastero soggiunse: «Che av­verrà di loro?
Sono cattivi ed incorreggibili: non smettiamo di frustar-
li né di giorno né di notte ma continuano sempre a
peggio­rare». A queste parole Anselmo replicò con stupo-
re: «Non smet­tete di frustarli? E da adulti come divente-
ranno?». «Degli stupidi bestioni» disse l’abate. Anselmo
riprese: «È davvero un ottimo scopo per spendere i vostri
sforzi: allevate bestie invece che uomini!». Quello rispo-
se: «Ma che cosa possiamo farci? Li costrin­giamo in tutti
i modi a migliorare ma non otteniamo alcun risul­tato».
«Li costringete? Ora dimmi, abate, se tu piantassi un vir-
gulto
2
nel tuo giardino e poi lo soffocassi da ogni lato in
modo che i suoi rami non possano distendersi in nessu-
na direzione, che razza di albero verrà fuori quando
dopo qualche anno lo libererai?». «Ovviamente un albe-
ro inutile, con i rami piegati ed intrecciati tra di loro».
«E su chi ricadrebbe la colpa se non su di te che lo ingab-
biasti senza alcun criterio? Questo è certo il sistema che
adottate con i vostri ragazzi; al momento della loro obla-
zione
3
nel monastero essi sono stati piantati nel giardino
della chiesa perché crescano e rechino frutti a Dio. Ma
voi li coartate
4
da ogni parte con paure, minacce e per-
cosse al punto che a loro non è con­cesso godere di nes-
suna libertà. Sentendosi così sconsideratamente oppres-
si, hanno pertanto trovato rifugio in pensieri malvagi e
contorti come delle spine; li accarezzano, li nutrono e,
mentre li alimentano, traggono da essi un sostentamen-
to tale per cui rie­scono ad evitare con ostinazione tutto
quanto possa servire a correggerli. Siccome non avverto-
no in voi nessun affetto, nessuna pietà, nessuna benevo-
lenza o tenerezza nei loro confronti, capita di conse-
guenza che non abbiano fiducia nella vostra bontà, ma
ritengano che ogni vostra azione sia motivata da odio o
da invidia contro di loro. Il deplorevole
5
risultato è che,
via via che poi il loro corpo cresce, nella stessa misura
aumenta in essi l’odio e ogni malvagio sospetto e risulta-
no sempre particolarmente inclini ai vizi. Ed essendo sta-
ti educati a non provare del vero amore per nessuno, pos-
sono guar­dare qualcuno solo con le sopracciglia ag­
grottate e lo sguar­do torvo.
Un’affettuosa
comprensione
paterna
Ma, in nome di Dio, io vorrei che mi
diceste il motivo per cui voi siete tan-
to duri con loro. Non sono forse esse-
ri umani e non hanno la stessa vostra
natura? Gradireste che vi venisse fatto quello che infligge-
te a loro? Se invece foste voi al loro posto? D’accordo, li
volete guidare ad una condotta irreprensibile
6
soltanto
con percosse e battiture
7
. Avete mai visto un orafo che
abbia otte­nuto una bella figura da una lamina d’oro e
d’argento solo pic­chiandoci sopra? Non credo! Che cosa
fa, dunque? Per forgiare la lamina secondo l’immagine
prefissata, egli ora preme e batte su di essa con il suo at-
trezzo e poi, dopo averla sbalzata
8
, la leviga e la modella
con maggior delicatezza. Così, se volete che i vostri fan­
ciulli assumano un buon comportamento, anche voi ol-
tre alle sfer­zate dovete riservare loro l’aiuto ed il conforto
di un’affettuosa comprensione paterna».
Anime deboli
e anime forti
Al che l’abate replicò: «Quale confor-
to, quale aiuto? Noi cerchiamo di
spingerli a costumi sobri ed au­steri!»
Anselmo gli rispose: «Ma bene. Anche il pane e qualsiasi
tipo di cibo solido è utile e buono per chi è capace di
mangiarlo. Togli il latte ad un poppante e nutrilo con
questo: vedrai che si strangolerà invece di riuscire a sfa-
marsi. Non voglio fornire spie­gazioni perché sono evi-
denti. Ma ricordatevi bene questo, che come un corpo
debole e uno forte richiedono del cibo adatto alle loro
caratteristiche, così l’anima debole e quella forte aspi­rano
ad un nutrimento proporzionato ad esse. L’anima forte si
compiace nell’assumere cibo solido, ossia nella sopporta-
zione, nelle tribolazioni
9
, nel non desiderare i beni altrui,
nell’offrire l’altra guancia a chi ne colpisce una, nel pregare
per i nemici, nell’amare coloro che ci odiano
e in molte altre
cose del genere. Al con­trario l’anima fragile, che non è
ancora avvezza
10
al servizio di Dio, necessita di latte, cioè
della gentilezza da parte degli altri, della loro compren-
sione, di un gioviale incoraggiamento, di amore­vole sop-
portazione e di molti altri riguardi analoghi; se vi pro­
ponete ai vostri giovani in questa guisa
11
, sia a quelli for-
2
 Le busse e la comprensione paterna
di Eadmero di Canterbury
Il brano
 Le punizioni corporali erano
una caratteristica dell’educazione classi-
ca che giunse fino al Medioevo e anche
oltre. Anche nei monasteri poteva acca-
dere che la disciplina fosse mantenuta
con percosse e divieti, spesso inflitti in
modo formale, se non vendicativo. Da
san Benedetto in poi molteplici furono le
prese di posizione per limitare il fenome-
no e sostituirlo con metodi improntati
a umanità e ragionevolezza. L’episodio
qui narrato documenta come l’antico
modo di educare i giovani fosse anco-
ra diffuso, ma testimonia anche l’indole
pedagogica di Anselmo, che considera
la libertà del discepolo il fulcro della sua
educazione.
M1_LIBRO_3B.indb 29
30/12/