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L’educazione dei giovani
di Eadmero di Canterbury
L’autore
Eadmero di Canterbury è stato
segretario e biografo di Anselmo d’Aosta
(1033-1109), figura fondamentale del pa-
norama filosofico medievale. Oltre che
autore di opere quali il
Monologion
e il
Proslogion
, Anselmo ha ricoperto la carica
di abate del monastero di Bec e quella di
arcivescovo di Canterbury.
L’opera
Nella
Vita di sant’Anselmo
, Ead-
mero narra episodi della vita del grande
teologo e filosofo, nei quali sono messe
ben in evidenza la sua continua disponi-
bilità verso i confratelli e le grandi doti di
conversatore. Anche nelle sue numero-
sissime lettere si trovano quella benevo-
lenza e quell’acuta attenzione ai bisogni
degli altri che lo resero“padre carissimo”,
da tutti amato.
Il brano
Il testo qui riportato si riferisce
al periodo in cui egli fu priore nell’abbazia
di Bec e segue l’episodio di Osberno, ado-
lescente di acuta intelligenza ma di rara
ferocia, che egli riuscì a educare.
Il sigillo
e la cera
Destinava tuttavia un’attenzione par-
ticolare agli adolescenti ed ai giova-
ni, e a chi gliene domandava la ra-
gione rispondeva con una similitudine. Paragonava l’età
giovanile alla cera che è stata ammorbidita al punto giu-
sto per stamparvi il sigillo
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. «Infatti» diceva «se la cera è
troppo dura o troppo molle, all’atto dell’impressione del
sigillo non ne riproduce pienamente l’immagine. Se in-
vece si applica il sigillo quando c’è il giusto equilibrio tra
le due, cioè tra durezza e morbidezza, allora la sua im-
pronta sarà del tutto chiara e completa. Lo stesso è per la
vita degli uomini. Guarda un uomo che dall’infanzia
fino alla vecchiaia più avanzata vive nella vanità di que-
sto mondo, a contatto soltanto con le realtà terrene e
tenacemente attaccato ad esse. Per quanto con costui tu
possa trattare di questioni spirituali, parlargli della pro-
fondità della contemplazione divina e insegnargli a inda-
gare i segreti del cielo, ti accorgerai che non riuscirà a
scorgere nulla di quello che tu vorresti. E non c’è nulla
di strano, egli è come la cera indurita: in vita non ha
percorso questi sentieri, ma imparò a seguirne ben altri.
Considera piuttosto un fanciullo molto giovane e sprov-
veduto, incapace di distinguere il bene dal male e perfi-
no di comprenderti quando gli fai questi discorsi. La
cera è estremamente molle, quasi liquida, comunque
inadatta ad accogliere l’impronta del sigillo. In mezzo a
questi due opposti stanno l’adolescente ed il giovane,
congruamente
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bilanciati tra duttilità
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e durezza. Se im-
partirai loro degli insegnamenti riuscirai a plasmarli
4
se-
condo il tuo intento. Siccome me ne sono reso conto di
persona, veglio
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sui giovani con cura maggiore, cercando
di estirpare
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tutti i germi dei loro vizi in modo che in un
secondo tempo, sapientemente educati ad un santo eser-
cizio delle virtù, possano creare loro stessi l’immagine
dell’uomo spirituale».
(Eadmero di Canterbury,
Vita di sant’Anselmo
, I, II, 17,
a cura di S. Gavinelli, Jaca Book, Milano 1987, pp. 50-57)
1.
Oggetto su cui sono incisi lettere o stemmi, che simboleggiano l’autorità
di un’istituzione.
2.
In modo adeguato.
3.
In senso figurato, capacità di
farsi formare spiritualmente dall’esterno.
4.
Formarli.
5.
Faccio attenzione.
6.
Eliminare.
Commento
Il problema affrontato nel brano è quello
dell’educabilità. A essere considerato non
è tanto il fine dell’educazione (a cui vengono dedicate poche
righe nella parte conclusiva), quanto la condizione in cui una
persona si deve trovare per poter essere educata.
Per chiarire la propria posizione su questo punto, Anselmo
– secondo la testimonianza che ci viene offerta da Eadmero –
ricorre a un’immagine: il filosofo paragona l’essere umano alla
cera e l’educazione all’atto con cui si cerca di imprimervi la
forma di un sigillo. Non è sempre possibile imprimere il sigillo
sulla cera: se essa è ancora troppo molle o se si è già indurita
eccessivamente, non sarà in grado di accogliere nessuna forma
esterna. Solamente una cera che si trovi in una condizione
mediana tra i due stadi si presta a essere plasmata. Lo stesso di-
scorso, secondo Anselmo, vale per l’essere umano. Non in tutte
le fasi della sua vita, l’uomo è aperto a un processo educativo.
Quando è ancora troppo giovane, il fanciullo non può essere
educato: così ingenuo da non saper distinguere il bene dal
male, non è neppure in grado di comprendere i discorsi che gli
vengono rivolti dal suo educatore. L’uomo è anche ineducabile
quando si trova in un’età troppo avanzata: avendo trascorso
la vita perdendosi in esperienze sbagliate, egli è infatti troppo
indurito per aprirsi a un percorso formativo. Così come la cera,
anche l’essere umano è plasmabile solamente quando si trova
in una condizione intermedia tra i due estremi, dunque durante
l’adolescenza. È questo il motivo per cui, secondo quanto ci
racconta Eadmero, Anselmo dedicava così tanta attenzione a
chi si trovava in questa fase della vita.
Q
ualche domanda
➜
Qual è il senso della similitudine tra l’età giovanile
e la cera?
➜
Perché gli adolescenti e i giovani sono più facilmente
educabili sia dei bambini sia degli adulti?
➜
Qual è, secondo Anselmo, lo scopo dell’educazione?
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