generalità, l’imitazione è il principio negatore e contrario. E proprio perché il desiderio
di permanere nel dato, di essere uguali agli altri e di fare lo stesso che fanno gli altri è il
nemico implacabile del desiderio che vuol procedere a nuove e specifiche forme di vita,
e ognuno dei due principi va di per sé all’infinito, la vita sociale apparirà come il campo
di battaglia dove ogni palmo di terreno viene conteso e le istituzioni sociali appariran-
no come quelle conciliazioni di breve durata nelle quali l’antagonismo dei principi, pur
continuando ad agire, ha assunto la forma esteriore di una cooperazione.
In questo modo le condizioni di vita della moda sono definite come quelle di un feno-
meno generale nella storia della nostra specie. La moda è imitazione di un modello dato
e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorro-
no, dà un universale che fa del comportamento di ogni singolo, un mero esempio.
Nondimeno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambia-
mento, al distinguersi. Se da un lato questo risultato le è possibile con il cambiamen-
to dei contenuti che caratterizza in modo individuale la moda di oggi nei confronti di
quella di ieri e di quella di domani, la ragione fondamentale della sua efficacia è che le
mode son sempre mode di
classe
, che le mode della classe più elevata si distinguono da
quelle della classe inferiore e vengono abbandonate nel momento in cui quest’ultima
comincia a farle proprie. Così la moda non è altro che una delle tante forme di vita con
le quali la tendenza all’eguaglianza sociale e quella alla differenziazione individuale e
alla variazione si congiungono in un fare unitario. Se si esamina la storia della moda,
che finora è stata trattata soltanto in rapporto allo sviluppo dei suoi
contenuti
, secondo
la sua importanza per la forma del processo sociale, essa si rivela come la storia dei
tentativi di adeguare sempre di più l’appagamento di queste due opposte tendenze al
contemporaneo livello della cultura individuale e sociale. I singoli tratti psicologici che
osservavamo nella moda si ordinano in questo suo carattere fondamentale.
La moda, come dicevo, è un prodotto della divisione in classi e ha la stessa struttura di
molte altre formazioni, del matrimonio prima di tutto, la cui doppia funzione è di com-
prendere in sé una cerchia e nello stesso tempo di separarla dalle altre. […]
La tendenza alla
differenziazione
«Classe» deriva dal latino «
classis
», termine
impiegato originariamente con il significato
di «chiamata» o «convocazione» (per esempio, nel senso di
chiamata a raccolta della popolazione). Col tempo, lo stes-
so termine inizia a indicare insiemi di cose accostabili tra lo-
ro per certe caratteristiche comuni. In un primo momento,
l’ambito in cui il termine «classe» viene applicato maggior-
mente è quello delle scienze naturali: si parla a questo pro-
posito di «classi di forme viventi» o di «classi di animali». A
partire dalla fine del Settecento, il termine cambia accezione
e inizia a essere utilizzato per indicare gruppi di tipo socio-
economico, anziché per classificare gli oggetti del mondo
naturale. D’ora in avanti, con il termine «classe» si intende
solitamente le «classi sociali».
Il concetto di «classe sociale» viene posto al centro della ri-
flessione filosofica, economica e sociale di Karl Marx. Questi
è interessato amettere in evidenza la dimensione conflittua-
le che nel moderno mondo industrializzato intercorre tra i
diversi gruppi sociali. Secondo Marx – come si legge nelle
pagine del
Manifesto del Partito Comunista
– tutta la storia
è storia delle lotte di classe. Tuttavia il mondo moderno, os-
sia il mondo borghese-capitalistico, ha semplificato i moti-
vi di questa lotta, riducendola a soli due termini di confron-
to: la borghesia e il proletariato. Mentre la prima possiede i
mezzi di produzione e svolge un ruolo sociale dominante,
il secondo è privo di tali mezzi e svolge la funzione di mera
forza lavoro.
La riflessione sociologica odierna non accetta più una visio-
ne così radicalmente dicotomica della società. Col tempo,
la moderna società industrializzata ha assunto una confi-
gurazione più complessa e articolata rispetto a quella che
Marx ha descritto (si parla infatti di «classe media», oppure
di «piccola borghesia»). Una concezione dicotomica della
società è presente tuttavia ancora nello scritto di Simmel
sulla moda, dove si parla di classi superiori e inferiori e do-
ve tutta l’articolazione sociale sembra ridursi al rapporto tra
queste due gruppi.
Classe
495-526_classico.indd 508
27/02/