sono costretti, molto più che nella cultura della carta stampata,
a compiere un’evoluzione cognitiva e sociale individuale, come
mezzo per raggiungere il loro status sociale».
Q
ualche domanda
➜
Quali rapporti intercorrono tra socializzazione e
accesso all’informazione?
➜
In che modo la televisione rende le informazioni
accessibili a tutti?
5
Il bambino-gru
di David Leavitt
L’autore
David Leavitt (1961) è un ro-
manziere americano. Figlio di un profes-
sore di Stanford, si è laureato nel 1983
all’Università di Yale con una tesi sulla
composizione creativa. Si è fatto apprez-
zare dalla critica sin da giovanissimo, af-
fermandosi come scrittore nel 1984 grazie
alla raccolta di racconti intitolata
Ballo di
famiglia
. Alla sua attività di romanziere
alterna quella di docente di composizione
creativa presso il Dipartimento di inglese
dell’Università della Florida.
L’opera
Opera giovanile di Leavitt,
La
lingua perduta delle gru
viene pubblica-
ta nel 1986. Vi vengono affrontati alcuni
dei temi che caratterizzano la narrativa
dell’autore, come la dissoluzione della
famiglia tradizionale e l’omosessualità.
Protagonisti della storia sono Owen e
Rose Philips, e il loro figlio Benjamin che,
raggiunta l’età dei venticinque anni, svela
ai genitori la propria omosessualità. Ben-
jamin è sicuro che questa notizia non pro-
vocherà alcun trauma ai suoi genitori. La
rivelazione incrina però violentemente
l’equilibrio dei rapporti familiari, che rag-
giunge un punto di rottura quando si ma-
nifesta l’omosessualità latente di Owen.
Il brano
Nel brano proposto, Jerene,
ragazza di colore rifiutata dai genitori
adottivi poiché lesbica, sta raccogliendo
materiali per la sua tesi di laurea. Nel corso
di alcune ricerche si imbatte in un articolo
che riporta le vicende di Michel, sopran-
nominato “il bambino-gru”. Nato da un
rapporto sessuale non consenziente, il
bambino vive con la madre che lo tra-
scura sino al punto da non rendersi quasi
conto della sua presenza. Abbandonato a
se stesso, piange e si dispera, ma improv-
visamente tace e non si odono più le sue
grida. Intervengono quindi i vicini, che
chiamano la polizia e l’assistenza sociale,
scoprendo che il bambino passa tutto il
tempo a giocare imitando le gru che vede
dalla finestra della sua stanzetta.
Jerene lo scoprì per caso. Stava lavorando in biblioteca
un pomeriggio – in realtà sprecando tempo – scorrendo
gli indici di riviste e periodici psicoanalitici alla ricerca
di qualcosa, qualsiasi cosa le desse un suggerimento, una
nuova base, che illuminasse l’uscita di quella mastodon-
tica e sregolata tesi in cui si era persa. Nel corso di sette
anni aveva cambiato l’argomento della tesi una dozzina
di volte: dall’abbandono del bambino alla fenomenolo-
gia dell’adozione, fino alle lingue perdute che i bambini
balbettavano nelle loro stanzette. Eppure la sua borsa di
studio era stata rinnovata e a quanto pareva avrebbe con-
tinuato a esserlo indefinitamente, perché molti dei pro-
fessori della facoltà di Filosofia la consideravano un genio
nascente, una grande mente filosofica, mentre il resto te-
meva che potesse perdere il lume della ragione se respin-
gevano la sua richiesta di denaro, temevano che potesse
fargli saltare il cervello, come aveva fatto quello studente
di matematica a Standford, completamente impazzito.
Percorrendo l’indice, un po’ annoiata e incominciando a
pensare al pranzo, lesse il riassunto di un caso clinico che
la incuriosì. Era in una raccolta di giornali psicoanalitici,
sistemati in una sezione remota della biblioteca. Seguì
la traccia del numero d’ordine del volume; lo tolse dallo
scaffale; lesse l’articolo la prima volta in fretta, un po’
ansiosamente, saltando le frasi qua e là per scoprire la tesi
come si era abituata a fare da molto tempo. Poi lo rilesse,
lentamente. Quando finì respirava in modo irregolare,
forte, e il suo piede tamburellava sulla base di scuro me-
tallo della libreria. Il cuore le batteva forte.
L’articolo parlava di un bambino piccolo, di nome Mi-
chel, nato da un’adolescente sbandata, probabilmente
ritardata, il frutto di uno stupro. Fino all’età di quasi due
anni aveva vissuto con sua madre in un casamento popo-
lare vicino a un cantiere edilizio. Ogni giorno la madre
vagava dentro, intorno e fuori dall’appartamento, persa
nella sua follia. Si accorgeva appena della presenza del
bambino, non sapeva nemmeno come nutrirlo, come
occuparsi di lui. I vicini erano allarmati per le grida di
Michel, ma quando andavano a bussare alla porta per
chiederle di tranquillizzarlo, spesso lei non c’era. Usciva
a tutte le ore, lasciando il bambino da solo, incustodito.
Poi un bel giorno, quasi improvvisamente, i pianti si in-
terruppero. Il bambino non gridava più, e non gridò ne-
anche la notte seguente. Per giorni non si sentì neanche
un rumore. Vennero chiamati la polizia gli assistenti so-
ciali. Trovarono il bambino sdraiato sul suo lettino accan-
to alla finestra. Il suo gioco era diverso da qualsiasi altro
gioco avessero mai visto. Guardando fuori dalla finestra,
sollevava le braccia, poi le bloccava bruscamente, si riz-
zava in piedi sulle gambe scarne, poi cadeva; si piegava e
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ETTERATURA E SOCIOLOGIA
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