Page 27 - 120900035487_volonte_sociologia

Basic HTML Version

appositamente consacrato. Quando una certa religione è osservata da una collettività,
gli individui che ne fanno parte sono legati l’uno all’altro e designati con lo stesso no-
me: cristiani, pagani, musulmani e così via. Non solo, essi sono tenuti a un esercizio di
solidarietà e a un aiuto reciproci. Attraverso una serie di pratiche condivise – fatte di
prescrizioni e di proibizioni – compiono il loro dovere di fedeli.
Queste
caratteristiche coesive della religione
sono le stesse che producono la solida-
rietà sociale, sicché si crea un fondamentale parallelismo tra vita sociale e vita religiosa.
La società «per i suoi membri è quello che un dio è per i suoi fedeli». La divinità, inol-
tre, viene percepita dall’essere umano come a lui superiore, tanto che questi è fortemen-
te convinto di dipenderne. Ma «anche la società alimenta in noi la sensazione di una
perpetua dipendenza. Poiché ha una sua propria natura, diversa da quella degli indivi-
dui, persegue fini che le sono altrettanto particolari». Per conseguirli, però, ha bisogno
degli esseri umani. La società pretende che noi ci sottomettiamo ad alcune regole di
condotta verso cui, talvolta, mostriamo un palese disaccordo. In ogni caso, dobbiamo
piegarci. Solo così, quella si mantiene compatta. In qualche caso, osservare le sue nor-
me è obbligatorio – se non lo facciamo, veniamo puniti. Spesso è l’autorità morale che
s’irradia dalla società a muoverci, a prescindere dal fatto che si ricevano delle sanzioni
oppure no. «Se ci sottomettiamo ai suoi ordini – conclude Durkheim – non è soltanto
perché essa è tanto armata da trionfare sulle nostre resistenze, ma, prima di tutto, per-
ché è oggetto di un effettivo rispetto».
La genesi sociale della conoscenza
Tutte le società hanno visto nascere al loro in-
terno le esperienze religiose e l’idea del sacro. Perciò è difficile immaginarsi, sostiene
Durkheim, che si tratti di idee e concetti del tutto illusori. Tutte le religioni si basano
piuttosto su una verità fondamentale, ovvero che esiste una realtà trascendente, supe-
riore agli umani, incommensurabile. Ma in quanto religioni hanno mancato di rico-
noscere il vero volto di questa realtà trascendente, che non è una divinità di un tipo o
dell’altro, ma la società stessa.
Nella visione di Durkheim la
società non solo trascende la coscienza individuale,
ma con la sua forza collettiva è anche ciò che la plasma
, ciò che plasma idee, con-
cetti, visioni che a noi sembrano personali, ma in realtà non lo sono.
Il consenso collettivo è ciò che produce le opinioni e le credenze di una società. Attra-
verso il fluire della storia queste opinioni e credenze acquisiscono una forma imperso-
nale, oggettiva, esterna all’individuo, come esterna all’individuo è la collettività che le
ha coltivate. E divengono di volta in volta verità scientifiche o religiose.
Il carattere esterno e coercitivo della società
Insomma, la società che Durkheim os-
serva intorno a sé è qualcosa che sovrasta i suoi membri, nel senso che non può esse-
re spiegata sulla sola base delle scelte e delle azioni dei singoli individui. Queste ulti-
me non sono affare della sociologia, ma della psicologia. Essa è
esterna
agli individui e
coercitiva
nei loro confronti, come dimostrano due considerazioni che si possono fare:
La società forma l’individuo fin dalla nascita
, comunicandogli una serie di com-
portamenti tipici (in che modo vestirsi, come parlare, in che maniera agire in pubbli-
co ecc.) e di valori tradizionali che egli non sarebbe in grado di inventare autonoma-
mente. I nostri comportamenti normali e le nostre convinzioni più profonde sono in
gran parte l’effetto dell’educazione che abbiamo ricevuto e dell’ambiente sociale in cui
siamo cresciuti, e sono inevitabilmente diversi dai comportamenti e dalle convinzioni
di chi è cresciuto in altri tempi, in altri luoghi, in altre condizioni sociali.
023-110_2sociologia.indd 45
28/02/