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Parte 1
La fonologia
Il troncamento, invece, è
facoltativo
, legato a scelte stilistiche personali:
con l’aggettivo
grande
: si può infatti dire, con una lieve differenza di significato,
sia
una grande dama
sia
una gran dama
, sia
un gran delinquente
sia
un grande
delinquente
;
con gli aggettivi indefiniti
tale
e
quale
usati al maschile e femminile singolare: si
può infatti dire sia
un tale personaggio
sia
un tal personaggio
. Con
quale
, tranne che
in forme come
qual è
e
la qual cosa
, dove è oramai considerato obbligatorio, è però
preferibile usare la forma piena:
quale amico
;
in alcune
locuzioni verbali
come
aver sonno
,
aver fame
,
voler bene
,
voler parlare
,
saper tacere
,
son tornato
,
son partiti
;
in alcune espressioni ormai cristallizzate come:
amor proprio
,
ben bene
,
ben detto
,
ben fatto
,
fior di soldi
,
fior di farina
,
in fin dei conti, fin qui
,
mal di testa, mal di
mare
ecc.
Il troncamento, infine, è
vietato
:
davanti alle parole inizianti per
s
preconsonantica
,
x
,
z
,
ps
,
gn
:
uno sciocco, uno
zero, un bello zero, uno psicologo, un buono psicologo, un buono stipendio, il mio bello
zaino, quello strano individuo, uno gnomo, santo Stefano
. Ma si dice
san Zeno
e
san
Stanislao,
ingegner Stefani
e
commendator Zanzi.
Sempre più spesso nel parlato si
dice anche
un psicologo, un buon psicologo, un buon stipendio
e
un bel zero
, forme
che però sono
da evitare
.
Il troncamento con l’apostrofo.
Il troncamento si distingue dall’elisione perché la
parola che lo subisce non ha l’apostrofo. Fanno eccezione:
po’
(= poco): “Un
po’
di pane”;
be’
(= bene): “
Be’
, ne parleremo”;
mo’
(= modo): “A
mo’
di esempio;
to’
(= togli, nell’antico significato di “prendere”): “
To’
, prendi”. Spesso vengono
apostrofati anche gli imperativi tronchi
da’
(= dai),
di’
(= dici),
fa’
(= fai),
sta’
(=
stai) e
va’
(= vai) anche se sarebbe meglio riservare l’apostrofo solo a
da’
e a
di’
,
che altrimenti potrebbero essere confusi con le preposizioni
da
e
di
, e scrivere
invece
fa
,
sta
e
va
senza apostrofo né accento.
Un troncamento con l’accento.
La parola
piè
(= piede) ha eccezionalmente il tron-
camento segnato dall’accento in locuzioni come “a
piè
di pagina”, “a
piè
fermo” ecc.
Un’elisione o un troncamento?
L’elisione
implica
l’uso dell’apostrofo
mentre
il tronca-
mento
, tranne poche eccezioni facilmente memorizzabili
(po’, mo’, be’, da’, di’ e simili),
non richiede l’apostrofo
:
come si fa a stabilire se si tratta dell’una cosa o dell’altra
e, quindi, se occorre mettere l’apostrofo oppure no? Un
semplice espediente pratico può togliere d’impaccio: si ha
troncamento
e, quindi, non ci vuole l’apostrofo, quando
la parola che ha perduto la vocale finale può stare anche
davanti a una parola che comincia per consonante; in
caso contrario, si ha
elisione
e quindi ci vuole l’apostrofo.
Così, buon uomo non si apostrofa (è un
troncamento
)
perché si può dire anche buon pane; invece pover’uomo
si apostrofa (è un’
elisione
) perché non si può dire pover
ragazzo.
L’apostrofo
Il termine
apostrofo
deriva, attraverso il latino, dal greco
apóstrophos, ‘volto all’indietro’. Il segno grafico dell’apo­
strofo / ’/ si usa per indicare:
l’
elisione
della vocale finale in una parola davanti a
un’altra parola iniziante per vocale: l’ultimo (per lo ultimo);
il
troncamento
di una sillaba (po’ per poco, be’ per bene)
o il troncamento della vocale finale preceduta da altra voca­
le, per lo più la
i
dei dittonghi discendenti, negli imperativi
va’, sta’, fa’ (per vai, stai e fai ), che però è meglio scrivere
senza apostrofo, come abbiamo detto;
l’
aferesi
della vocale iniziale di una parola nella lingua poe­
tica, ma in questo caso il segno /’/ va posto a sinistra: ’l per il;
la
soppressione
del millesimo e del centesimo nelle date:
il ’500 (= il 1500), il ’68 (= il 1968).
Per non sbagliare