1. Wittgenstein e la tradizione empiristica
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logia di stati di cose costituiti da oggetti in relazione reciproca. L’espressione percepibile del pensiero è costi-
tuita dal linguaggio e dalle proposizioni in cui esso è articolato. Il rapporto tra linguaggio e mondo consiste
nella
raffigurazione
: gli elementi della proposizione corrispondono a certi oggetti del mondo. Dalla pos-
sibilità raffigurativa del linguaggio dipende il fatto che esso abbia un senso, ma è solo attraverso la concor-
danza o la non concordanza con la realtà che si può stabilire la verità o la falsità delle proposizioni.
2.
La logica ci mostra che vi sono proposizioni sempre vere (tautologie) e proposizioni sempre false (con-
traddizioni), in virtù della loro forma. Esse non rappresentano alcuno stato di cose, ma mostrano certe
regole del nostro linguaggio e del nostro pensiero. Scopo della filosofia è chiarire le proposizioni scien-
tifiche. Dunque, essa può soltanto tacere di fronte a ogni problema che non sia scientifico, bensì etico,
esistenziale o mistico.
3.
Il “secondoWittgenstein” si caratterizza per una radicale autocritica verso alcune tesi fondamentali del
Trac-
tatus
. Nelle
Ricerche filosofiche
le parole hanno vari scopi e metodi d’impiego, non soltanto quello di indi-
care oggetti: il linguaggio è una delle tante attività umane, costituita da innumerevoli giuochi linguistici.
4
L’EMPIRISMO E LA SCIENZA
1.
Sulla scia dei padri dell’empirismo del Novecento si sviluppa tra le due guerre una corrente filosofica,
l’empirismo logico, che ha i suoi maggiori centri a Vienna e a Berlino. Essa opera una critica della meta-
fisica tradizionale e si concentra sullo studio dei fondamenti delle teorie scientifiche attraverso l’analisi
logica del linguaggio, inaugurando quella che è stata definita la svolta linguistica della filosofia del No-
vecento. Il “manifesto” del Circolo di Vienna (1929) propugna un lavoro filosofico di tipo intersogget-
tivo e attento ai risultati della scienza, avendo come obiettivo principale l’
analisi del significato
, tanto
dei termini delle teorie scientifiche, quanto di quelli in uso nel linguaggio quotidiano. Da un punto di
vista semantico risulta centrale il
principio di verificazione
, che identifica il significato di un enunciato
con il metodo della sua verifica empirica.
2.
Schlick critica la conoscenza per intuizione e le contrappone la conoscenza scientifica, mediata dal pensie-
ro e dai concetti. La metafisica tradizionale è considerata come un insieme di pseudoproblemi, mentre la
filosofia si configura come un’attività volta a chiarire il significato dei termini impiegati dalla scienza.
3.
Carnap applica i metodi di analisi logica messi a punto da Russell e Whitehead all’epistemologia empi-
rista. Inizialmente, egli sostiene che ogni oggetto può essere costruito concettualmente a partire da per-
cezioni globali soggettive, mediante passaggi di carattere puramente logico (
riduzionismo
). I fenomeni,
che costituiscono la base ultima su cui poggia tutta la conoscenza (
fenomenismo
), non sono tuttavia og-
getto di scienza in se stessi, bensì soltanto per quanto concerne le loro relazioni formali reciproche. Ne-
gli anni successivi Carnap aderisce alla tesi ontologica del
fisicalismo
, stando alla quale soltanto gli og-
getti della fisica hanno piena realtà. Punto di partenza per la costruzione di ogni teoria scientifica diven-
tano le cosiddette
proposizioni protocollari
, che registrano i dati immediati dell’esperienza. Sul piano
semantico il principio di verificazione viene sostituito con il più cauto «principio di controllabilità».
4.
Reichenbach si concentra sull’analisi dei fondamenti delle teorie scientifiche, mettendone in luce gli ele-
menti di soggettività e convenzionalità.
5.
Neurath contribuisce dal 1935 al progetto di un’
Enciclopedia internazionale della scienza unificata
, che pre-
vede un sistema in costante divenire di tutte le discipline scientifiche sotto il predominio e la guida del-
la fisica (fisicalismo). Egli assume un atteggiamento critico rispetto alla indubitabilità delle proposizio-
ni protocollari e, infine, afferma una concezione della verità come “coerenza” di una proposizione con
il sistema di proposizioni di cui fa parte.
5
GLI SVILUPPI DELL’EMPIRISMO
1.
A partire dagli anni Trenta si innesca un processo di attenuazione, chiamato “liberalizzazione”, delle più
radicali tesi empiriste. Al posto del principio di verificazione Popper introduce un
criterio di falsifica-
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