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no dello stesso ambito dei filosofi analitici che mag-
giore sembra l’insofferenza per una contrapposizio-
ne rigida: lo dimostrano non solo personaggi come
Rorty, ma anche i maggiori rappresentanti di questa
tradizione, come Michael Dummett (nato nel 1925)
o Hilary Putnam (nato nel 1926).
3.3 E
tica
,
morale
e
teologia
Analisi del linguaggio morale
Buona parte della filosofia morale del XX secolo,
dopo i
Principia Ethica
(1903) di Moore, è stata de-
dicata a sviluppare un aspetto specifico dell’inda-
gine sulla moralità: quello relativo al significato di
termini e giudizi morali; ed è stato lasciato sullo
sfondo il problema dei criteri per giudicare la cor-
rettezza morale delle azioni. L’indagine sul signi-
ficato del linguaggio morale è stata ritenuta infat-
ti uno dei compiti essenziali del filosofo morale.
Metaetica ed etica normativa
In questo ambito, la filosofia analitica è stata do-
minante. I due rispettivi campi di indagine sulla
moralità sono stati chiamati “metaetica” ed “etica
normativa”: l’una affronta i problemi del linguag-
gio e della natura della moralità (che cosa sia, che
cosa significhi giudicare moralmente, se la morali-
tà sia “oggettiva” o sia espressione di stati sogget-
tivi, e così via); l’altra cerca di individuare i crite-
ri per giudicare la correttezza morale delle azioni.
Alcuni filosofi, come Moore o William David Ross
(1877-1971), si sono occupati sia di metaetica sia
di etica normativa, ma gran parte dell’attività dei
filosofi morali si è dedicata, all’incirca fino agli an-
ni Sessanta, alla prima.
Intuizionismo, emotivismo e prescrittivismo
Le posizioni principali hanno fondato la moralità
o su qualità oggettive (una posizione intuizionisti-
ca, come nel caso di Moore e di Ross), o su emo-
zioni soggettive (una posizione emotivistica, come
in Alfred Ayer, 1910-1989, o Charles Leslie Steven-
son, 1908-1979) o, infine, su caratteristiche del lin-
guaggio morale, utilizzando quell’attenzione per la
funzione o l’uso del linguaggio che caratterizza gli
sviluppi della filosofia di Wittgenstein ed è un trat-
to essenziale della filosofia del linguaggio contem-
poranea. Un esempio di quest’ultima posizione è
la teoria prescrittivistica di Richard Mervyn Hare
(1919-2002), secondo cui il linguaggio morale ha
la funzione di guidare la condotta.
Il naturalismo
Più tardi, la riflessione sulla moralità ha rivaluta-
to anche la posizione naturalistica – un esempio è
quello di Philippa Foot (nata nel 1920) –, fonda-
ta sull’idea che i valori non siano sostanzialmente
differenti dai fatti.
La ripresa dell’etica normativa
Hare e Foot si sono anche resi conto di quanto la
filosofia non potesse limitarsi all’analisi del signifi-
cato del linguaggio morale: prima la Seconda guer-
ra mondiale e l’esperienza del nazismo, poi i grandi
problemi etici delle società occidentali come la giu-
stizia sociale, il razzismo, i diritti civili, i problemi
dell’ambiente hanno indotto a pensare che i pro-
blemi dell’etica normativa (concernenti il modo in
cui dobbiamo agire) dovessero tornare a essere og-
getto della riflessione filosofica. L’espressione proba-
bilmente più importante di questo ritorno di inte-
resse per l’etica normativa è stata la pubblicazione,
René Green,
Vista
,
particolare, 1980.
Collezione privata.
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