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Pillole di saggezza
Nel brano iniziale di questo Percorso, l’epodo VII, Orazio appariva disorientato. Ora, al suo posto,
vediamo un uomo che è divenuto sicuro di sé, ha conquistato la propria saggezza ed è in grado
di dispensarla agli altri. Il tema del brano è la virtù basilare della
moderazione
.
Est modus in rebus, sunt certi denique fines,
quos ultra citraque nequit consistere rectum.
Illuc, unde abii, redeo: qui nemo, ut avarus,
se probet ac potius laudet diversa sequentis,
110
quodque aliena capella gerat distentius uber,
tabescat neque se maiori pauperiorum
turbae comparet, hunc atque hunc superare laboret.
Sic festinanti semper locupletior obstat,
ut, cum carceribus missos rapit ungula currus,
115
instat equis auriga suos vincentibus, illum
praeteritum temnens extremos inter euntem.
Inde fit, ut raro, qui se vixisse beatum
dicat et exacto contentus tempore vita
cedat uti conviva satur, reperire queamus.
120
Iam satis est. Ne me Crispini scrinia lippi
compilasse putes, verbum non amplius addam.
Satira
I 1, 106-121
latIno • ItalIano
Metro: esametri dattilici
Trad. di A. Roncoroni
106.
Est modus in rebus
:
questa frase di-
venuta proverbiale (vd.
Parole famose
, p.
178) condensa il messaggio essenziale del-
la satira ed è un precetto basilare per una
morale, come quella epicurea, fondata sul-
la moderazione.
107.
quos ultra citraque
:
anastrofe per
ul-
tra et citra quos
.
108.
Illuc
…
redeo
:
il poeta riprende il filo
del ragionamento che aveva svolto nei pri-
mi venti versi della satira, cioè ritorna al mo-
tivo dell’incontentabilità degli uomini.
Illuc
è
un avverbio dimostrativo di moto a luogo,
mentre
unde
è un avverbio relativo di mo-
to da luogo.
•
qui
:
=
quomodo
, introduce
una serie di interrogative indirette (
se pro-
bet… laudet… tabescat… se… comparet…
laboret
) in dipendenza da un verbo sottin-
teso come «mi chiedo», «spiego» o simile.
109.
laudet
:
davanti a questo verbo (e ai
successivi
tabescat, comparet
e
laboret
)
va
sottinteso un soggetto affermativo come
unusquisque
, che si può ricavare dal prono-
me di valore opposto
nemo
.
110-111.
quodque
…
tabescat
:
costruzio-
ne:
et tabescat quod capella aliena gerat
uber distentius
.
•
quod
…
gerat
:
causale
soggettiva, riferisce il pensiero dell’avaro e
pertanto ha il congiuntivo.
112.
hunc atque hunc
:
uomini più ricchi
dell’avaro, che in quanto tali lo ossessionano.
113.
festinanti
:
participio di
festīno
, «mi af-
fretto», con una sfumatura concessiva, co-
me a dire «a lui, benché si affretti così»;
Sic
va unito a
festinanti
.
114.
ut
…
currus
:
costruzione:
ut,
cum un-
gula rapit currus missos carceribus
.
•
car-
ceribus
:
i
carceres
erano le sbarre dietro le
quali si schieravano i cocchi e che venivano
abbassate alla partenza.
•
ungŭla
:
propria-
mente «l’unghia», quindi, per sineddoche,
«lo zoccolo» e «il cavallo».
115.
instat
…
vincentibus
:
costruzione:
au-
riga instat equis vincentibus suos
.
•
vincen-
tibus
:
participio attributivo riferito al dati-
vo
equis
, che a sua volta è retto da
instat
.
•
suos
:
oggetto di
vincentibus.
115-116.
illum
…
euntem
:
costruzione:
tem-
nens illum praeteritum euntem inter extremos
.
•
praeterĭtum
:
«oltrepassato»; è participio
perfetto di
praetereo
, composto di
eo,
«va-
do», che, entrando in composizione con
prae-
ter
, acquista il valore transitivo di «oltrepasso».
•
temnens
:
participio congiunto con
auriga
,
è un arcaismo poetico per
contemnens
, «di-
sprezzando», quindi «non curandosi».
•
ex-
tremos
inter
:
anastrofe per
inter extremos
.
117.
Inde
:
nesso argomentativo, introduce
la conclusione dei ragionamenti svolti nella
satira.
• ut
:
introduce la completiva il cui ver-
bo è
queamus
(v. 119), congiuntivo presen-
te di
queo
, «posso».
•
qui
:
pronome relati-
vo riferito a un antecedente sottinteso (un
eum
oggetto di
reperire
), introduce la rela-
tiva impropria con valore consecutivo-carat-
terizzante il cui verbo è
dicat
.
118.
exacto
…
tempore
:
«trascorso il tem-
po»;
exacto
è participio perfetto di
exĭgo
,
composto di
ago
, quindi «spingo fuori» e
«conduco a termine».
121.
compilasse
:
forma sincopata per
compilavisse
.
1.
Orazio riprende il filo del ragionamento che aveva svolto nei primi venti versi della satira, cioè ritorna al motivo dell’incontentabilità
degli uomini.
C’è una giusta misura nelle cose, vi sono limiti certi
al di là e al di qua dei quali il giusto non può sussistere.
Ritorno là da dove sono partito:
1
come mai nessuno, come l’avaro,
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