Le fonti della storia
Cristoforo Colombo annuncia la scoperta dell’America
Cristoforo Colombo durante il suo primo viaggio alle Americhe, che lo portò da Palos e dalle Isole Canarie sino a San Salvador, nell’arcipelago di
Bahamas, redasse un
Diario di bordo
, andato perduto. Una copia del diario fu vista dal domenicano Bartolomé de Las Casas (
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p. 309
), che se
ne servì per la sua
Historia de las Indias
e ne trasse o ne fece trarre una riduzione. Dal giornale di bordo di Colombo riportiamo qui di seguito
alcuni passi della lettera – scritta il 15 febbraio 1493 – nella quale il navigatore genovese annunciava a Louis de Santangel, cancelliere dei re
spagnoli, lo sbarco a San Salvador e i primi contatti con gli indigeni.
Signore, poiché so che avrete piacere della gran vittoria che il Signore Iddio mi ha dato nel mio viaggio, vi scrivo la presente, per la quale
apprenderete come in 33 giorni io sono passato dalla Isole di Canaria alle Indie con l’Armata che gli Illustrissimi Re e Regina nostri
Signori mi affidarono e dove ho scoperto moltissime isole popolate di gente infinita, delle quali tutte ho preso possesso per le Loro
Altezze con bando e bandiera reale spiegata, senza che nessuno mi si opponesse.
Alla prima che io incontrai posi il nome di San Salvatore, per commemorazione della Sua Alta Maestà, la quale tutto questo ha mira-
colosamente donato, e gli Indiani la chiamano Guanahanì; la seconda nominai Isola di Santa Maria della Concezione; la terza Fernan-
dina, la quarta la Isabella; la quinta l’Isola Giovanna [
Cuba
]. […]
Da quella estremità scorsi un’altra isola a Levante alla distanza di 18 leghe, alla quale diedi il nome di la Spagnola [
Haiti
] e alla quale
mi diressi. Di questa io seguii la costa settentrionale, così come avevo seguito quella orientale della Giovanna, per 188 grandi leghe in
linea retta. Tanto questa quanto le altre isole sono fertilissime in modo straordinario, ma questa lo è in maniera superlativa. Sulla costa
si aprono molti porti, senza paragoni migliori di quanti io ne conosca in Europa, e molti fiumi buoni e grandi che è una meraviglia. Le
sue terre sono elevate, ed essa contiene molte catene di montagne con monti altissimi, più ancora che quelli dell’isola Teneriffa, e tutte
sono bellissime, di mille forme, e tutte praticabili e piene di alberi di mille specie e di tale altezza che pare tocchino il cielo. Io sono
certo, per quanto mi è dato di capire, che questi alberi non perdono mai le foglie, e li vidi così verdeggianti e belli come si vedono di
maggio in Spagna. Di essi alcuni erano in fiore, altri con i frutti pendenti e altri in un diverso stadio secondo la loro qualità. E l’usignolo
cantava, e cantavano altri uccellini di mille specie in quel mese di novembre in cui io colà mi trovavo. Vi sono palme di sei od otto
specie, che per la bella diversità che le distingue destano stupore a vederle. […]
Nell’interno vi sono molte miniere di metallo e abitanti in numero considerevole. […] Le popolazioni di quest’isola [
della Spagnola
],
come quelle delle altre isole che ho scoperto e delle quali ho avuto notizia, vanno nude, uomini e donne, come vengono generate,
per quanto alcune donne si coprano una sola parte del corpo con una foglia o una pezzuola di cotone che preparano per tale scopo.
Non hanno ferro, né acciaio, né armi, al cui uso non sono adatti, non perché non siano gente ben disposta e di buona statura, ma
perché sono straordinariamente paurosi. Altre armi non conoscono se non quelle che si fanno con le canne alle quali quando sono
fatte e andate in semenza pongono in cima un bastoncino aguzzo. Oltre a ciò non usano nemmeno adoperar queste canne, perché mi
è accaduto di spedir a terra due o tre uomini verso qualche villaggio per aver conversazione con loro, standosi quegli indigeni insieme
in grandissimo numero, i quali, quando vedevano arrivare i miei uomini fuggivano perdutamente. E questo non perché si sia fatto del
male a taluno di essi, anzi, in ogni luogo dove io sia stato e abbia potuto intrattenermi seco loro ho fatto loro dono di quanto avevo,
tanto pezzi di stoffa quanto altre molte cose, senza chiedere in cambio cosa alcuna, ma perché sono incurabilmente vili.
Vero è che quando si sentono rassicurati e perdono un po’ della loro paura, si dimostrano tanto onesti e liberali di quanto possiedono
che non lo crederebbe chi non lo costatasse. Qualunque cosa si domandi loro di quello che hanno, mai rispondono negativamente,
anzi la offrono e mostrano tanto affetto che par vogliono dare il cuore, e, si tratti di cosa di valore, oppure di poco prezzo, ugualmente la
danno in cambio di qualsiasi bagatella, dichiarandosene contenti.
[…] Essi non professano né setta né idolatria veruna, ma tutti cre-
dono che la potenza e il bene siano nel cielo, e credevano ferma-
mente che io con le mie navi e la mia gente fossi sceso dal cielo,
e con questa persuasione mi ricevevano in ogni dove, dopo che
avevano smesso le loro paure. E questo non avviene perché siano
ignoranti, ma al contrario sono di ingegno molto acuto e navigano
per tutti i mari ed è incredibile che sappiano dar buone informa-
zioni su tutto, eccetto che non hanno mai visto gente vestita né
navi simili alle nostre.
(da M. Mahn-Lot,
La scoperta dell’America
, Mursia, Milano 1971)
Un particolare del ciclo colombiano di Palazzo Belimbau a Genova, opera di
Lazzaro Tavarone (1627-29); vi compare Cristoforo Colombo con lo stemma
concessogli dai reali spagnoli dopo che ebbe raggiunto l’America. Nella parte
in basso a sinistra dello stemma, il mare, la terraferma e le isole alludono alla
scoperta del Nuovo Mondo.
Per la comprensione
1.
Perché Colombo sostiene di aver raggiunto le Indie? Chi
sostenne che quelle terre facevano parte, in realtà, di un nuovo
continente?
2.
In che modo Colombo descrive le isole Bahamas da lui
scoperte?
3.
Riassumi le caratteristiche delle popolazioni indigene secondo
il resoconto di Colombo.
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