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Il Medioevo
Le opere
La parola all’autore
Boccaccio misogino: i segreti della bellezza femminile
Nella parte finale del
Corbaccio
l’ombra del marito racconta all’amante come appare veramente la don-
na al risveglio, quando ancora non si è truccata e abbigliata. Il brano proposto è un esempio eloquen-
te della misoginia che Boccaccio dimostra nell’operetta, scagliandosi contro «questo esecrabile ses-
so femmineo».
Primieramente
1
mi piace di quella bellezza incominciare, la qual tanto le sue arti valsono
2
che te non solamen-
te ma molti altri, che meno di te erano presi, abbagliò e di sé mise in falsa opinione
3
: cioè della frescheza della
carne del viso suo. La quale, essendo artificiata e simile alle matutine rose parendo, con teco molti altri natura-
le estimaro: la quale se a te e agli altri stolti, come a me, possibile fosse stato d’avere, quando la mattina del let-
to fosse uscita, veduta, prima che posto s’avesse il fattibello, leggiermente il vostro errore avresti riconosciuto
4
.
Era costei, e oggi più che mai credo che sia, quando la mattina usciva del letto, col viso verde, giallo, maltinto,
d’un colore di fumo di pantano, e broccuta, quali sogliono gli uccelli che mudano, grinza e crostuta e tutta ca-
scante
5
; in tanto contraria a quello che parea poi che avuto avea spazio di lecchisarsi, che a pena che niuno il
potesse credere, che veduto non l’avesse, come vid’io già mille volte
6
. [...] Ella si stropicciava tanto, e tanto si
dipigneva e si faceva la buccia, la quale per la quiete della notte in giù caduta era, rilevarsi
7
, che a me, che ve-
duta l’avea in prima, una strana maraviglia
8
me ne facea. E, se tu, come io ’l più delle mattine la vedea, vedu-
ta l’avessi colla cappellina fondata in capo
9
e col veluzzo dintorno alla gola, così pantanosa
10
nel viso come ora
dissi, e col mantello foderato covare il fuoco
11
, in su le calcagna sedendosi, colle ochiaia livide tossire e sputare
farfalloni
12
, io non temo punto che tutte le sue virtù, dal tuo amico udite, avessero tanto potuto farti di lei in-
namorare che, quelle vedendo, cento milia cotanti non t’avessero fatto disamorare
13
.
1.
Primieramente:
innanzi tutto.
- 2.
valsono:
valsero, cioè furono efficaci.
- 3.
di sé ... opinione:
fece in modo che si avesse di lei un’immagine falsa.
-
4.
La quale ... riconosciuto:
la quale (freschezza), essendo ottenuta con il trucco («artificiata») e poiché era simile a quella delle rose al mattino, fu creduta
naturale non solo da te ma da molti altri; e se tu e gli altri sciocchi aveste potuto vedere, come me, com’era questa sua freschezza prima che si fosse data il
belletto («fattibello») la mattina, quando si alzava, avreste con facilità («leggiermente») riconosciuto il vostro errore.
- 5.
d’un colore ... cascante:
di un colore
livido simile a quello della nebbia che si alza dalle paludi, bitorzoluta («broccuta») come gli uccelli che mutano le penne, piena di grinze e di croste e tutta flac-
cida.
- 6.
in tanto ... volte:
così tanto contraria da quella che sarebbe apparsa dopo aver avuto tempo di abbellirsi («lecchisarsi», cioè rileccarsi, prepararsi
con cura), che appena si può pensare che lo avrebbe creduto qualcuno che non l’avesse vista, come io l’ho vista mille volte.
- 7.
e tanto ... rilevarsi:
e tanto
si truccava («dipigneva») e si massaggiava la pelle («si faceva la buccia») diventata floscia durante il riposo notturno.
- 8.
strana maraviglia:
incredibile stu-
pore.
- 9.
cappellina ... capo:
cuffia da notte ben calcata in testa.
- 10.
pantanosa:
di colore livido come il fango.
- 11.
covare il fuoco:
stare accovacciata
vicinissima al fuoco.
- 12.
farfalloni:
catarri.
- 13.
io non temo ... fatto disamorare:
non dubito che vedendo tutto ciò ti saresti disamorato centomila volte
più di quanto tutte le virtù di lei, descritte dal tuo amico, ti abbiano fatto innamorare.
sa volgare in nove capitoli, Fiammetta racconta
in prima persona la storia del suo amore infeli-
ce per Panfilo. Il principale riferimento lettera-
rio è Ovidio, soprattutto le
Heroides
(«Eroidi»,
raccolta di lettere fittizie scritte da eroine del-
la mitologia e della storia ai loro amanti), ma il
motivo iniziale dell’opera è forse autobiografi-
co: Boccaccio prende spunto dal proprio amo-
re non corrisposto per Fiammetta, ma inverte i
ruoli, facendo di quest’ultima la donna innamo-
rata e angosciata.
Nel romanzo, Fiammetta, gentildonna napoleta-
na, viene abbandonata da Panfilo, che si è recato
in Toscana chiamatovi dal padre. Con toni do-
lenti, la donna racconta i casi occorsi al giovane
e insieme esprime il proprio sconforto per i nu-
merosi tradimenti di lui. In questo modo, Fiam-
metta, assumendo il ruolo di soggetto e narratri-
ce della propria storia,
analizza il proprio ani-
mo
, presentando l’
amore come una forza furi-
bonda e irresistibile
. Nel dolore per il distacco
e nell’altalena di illusioni e disinganni, tra l’in-
sinuarsi della gelosia e l’accrescersi dell’avvili-
mento, fino a un tentativo di suicidio, la donna
giunge ad affermare la
funzione consolatrice
della letteratura
.
Ninfale fiesolano
Scritto a Firenze intorno
agli anni 1344-1346, il
Ninfale
è un
poemet-
to idillico-mitologico
di sette canti
in ottave
.
Alla base del poemetto vi è un
motivo eziolo-
gico
, ossia la spiegazione dell’origine mitica di
luoghi o di elementi naturali. Africo e Mensola,
i protagonisti, infatti, danno il nome a due fiu-
mi fiorentini, e il loro figlio Pruneo diventerà il
signore di Fiesole, di cui è fondatore il mitico
Atlante, nipote di Jafet, a sua volta figlio di Noè.
Nel
Ninfale
, gli eterogenei modelli letterari (miti
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