Page 59 - 120900035717_bertini_allaricercadelpresente

Basic HTML Version

353
Dossier Storia
Attualità
B
ernadette ha treccine ribelli e oc-
chi che sembrano volerti strap-
pare l’anima. Gioca con la no-
stra macchina fotografica, scatta ritratti
belli e primordiali, e a 13 anni è già ve-
terana della vita. Una sola volta ha pro-
vato la paura vera, quella che ti attana-
glia le viscere e ha il sapore della fine:
quando la zia, sua carceriera, sorpren-
dendola a rubare del riso le ha detto che
l’avrebbe fatta a pezzi per donare il suo
cuore sanguinante alla madre. Era sta-
ta lei a convincere i genitori di Berna-
dette ad affidargliela, quando aveva 7
anni: «La porto lontano da questa mi-
seria, la faccio studiare». La infila in au-
to, all’alba, verso la frontiera di Kraké
che separa il Benin dalla Nigeria. Nella
Sulla rotta dei ladri di bambini
L’agghiacciante scenario della schiavitù minorile, nell’Africa fra Benin
e Nigeria; il traffico dei bambini-schavi, spesso sfruttati dalla stessa famiglia
di origine; le stime inquietanti di questo turpe commercio: l’articolo
di
Emanuela Zuccalà
racconta uno scenario disperato, oltre i confini
del nostro mondo rassicurante e pieno di benessere.
punto di vista
2
Una bambina dissoda la terra in un Paese
dell’Africa centrale: una vita dura, che spesso
induce le famiglie a far espatriare i figli,
sperando per loro un’esistenza migliore ma
di fatto consegnandoli a uomini senza scrupoli.
all’occorrenza idraulici e elettricisti si
definiscono «i nuovi schiavi». Perché
poco importa se hanno il permesso di
soggiorno o non ce l’hanno, se sono co-
munitari o non lo sono: la paga è sem-
pre quella ed è «da fame», come rac-
conta all’Ansa un giovane immigrato.
Trenta-quaranta euro per 8-10 ore, con
incidenti di percorso inclusi: una cadu-
ta da un ponteggio, un padrone che si
dimentica la retribuzione, un ricatto.
Gabriel, Dumitru, Gigi, Arianu, Ale-
xandru sono alcuni di loro: sono al-
ti e robusti, hanno meno di 40 anni e
vivono in Italia da tanto quanto basta
«per capire le cose qui come vanno».
ATTENTI AI KAPÌ – I «kapi» o capo-
rali si prendono fino alla metà dei loro
guadagni (in nero), a volte non pagano
e «se ti fai male... tanti saluti». «Fun-
ziona così da quando sono arrivato in
Italia sei anni fa – racconta Adrianu,
trentenne originario di Oradea –, ma
negli ultimi mesi le cose sono molto
peggiorate: non c’è lavoro e quando
c’è viene pagato pochissimo». Oppure
non viene pagato punto. […]
UNA VOLTA A SETTIMANA – «Riu-
sciamo a lavorare una volta a settima-
na – dice Gigi, romeno di 31 anni – e
non abbiamo alternative, dobbiamo
accettare qualsiasi cosa altrimenti non
mangiamo. Dormiamo in mezzo alla
strada. Sapete come dormono i cani?
Ecco, anche noi dormiamo così». Insie-
me a loro c’è un ragazzo giovanissimo
che non si stacca da un muretto e non
parla con nessuno. «Lui è Alexandru –
dicono sotto voce gli amici –, lo cono-
sciamo tutti. L’anno scorso è caduto da
un ponteggio ed è rimasto sciancato».
Rimborsi? «Zero, lavorava in nero e il
padrone dopo l’incidente non l’ha più
guardato in faccia».
NIENTE DENUNCE – Denunce?
«Macchè... è clandestino». I lavorato-
ri schiavi dei kapì che lunedì hanno
partecipato alla «lezione di sicurezza»
promossa dalla Provincia di Roma, non
si illudono di avere giustizia: «Inuti-
le parlare con la polizia. Qui funzio-
na così».
(«Corriere della Sera», 23 novembre 2009)
bolgia del mercato addossato al confi-
ne, le piazza una tanica d’acqua in testa
e pacchi di biscotti sotto braccio. «Por-
tali oltre la sbarra, non voltarti. Io sono
dietro di te». Bernadette esce dal Benin
così, come 40mila piccoli fantasmi ogni
anno: camminando nella polvere tra la
folla che ondeggia tra i due Stati come
un serpente lento, sotto lo sguardo pi-
gro dei doganieri. Nessuna domanda.
Nessun controllo. La zia la raggiunge,
la porta a Lagos. La mette a lavorare nel
suo spaccio di bibite con altre due pic-
cole beninesi: le ribattezza tutte Fumi-
lajo, perché cancellare memoria e iden-
tità rende docili i bambini. «Ci sveglia-
va alle 5 e fino a sera portavamo pesi,
vendevamo, pulivamo. La zia ci dava
poco da mangiare perché costava. Ogni
B1 345-359 S5 dossier.indd 353
17/11/