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sezione 5
La nascita del capitalismo e la formazione delle grandi potenze europee
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L’azione riformatrice di Enrico IV fu arrestata dalla morte prematura: un fanatico cattolico,
François Ravaillac, pugnalò il sovrano il 14 maggio 1610.
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Il dibattito politico sulla sovranità
Le vicende delle guerre di religione e l’assassinio di Enrico III e, poi, di Enrico IV stimolaro-
no in Francia un vivace
dibattito
, che vide contrapposti
monarcomachi
(letteralmente, “co-
loro che combattono la monarchia”) e
antimonarcomachi
, cioè coloro che teorizzavano o,
al contrario, escludevano la legittimità del
regicidio
nel caso di un sovrano indegno, di un
“tiranno”. La questione della tirannide, comunque, fu soltanto uno degli aspetti di un dibat-
tito ricco di spunti e riflessioni circa la concezione generale del potere e della sovranità.
Jean
Bodin
(1530 ca-1596) visse in prima persona le vicende delle guerre di religione fran-
cesi, cui dedicò spazio nelle sue riflessioni di giurista e filosofo della politica. Fu un espo-
nente di spicco della corrente dei “politici”, cioè quei pensatori che si tenevano equidistan-
ti dalle fazioni in lotta e sostenevano che l’obiettivo primario di tutti doveva essere la
sal-
vaguardia
dell’
unità
e della
solidità
dello
Stato
.
Nei
Sei libri della Repubblica
(1576) Bodin spiega la sua concezione della legittima autorità
sovrana. La
sovranità
è per lui «quel potere assoluto e perpetuo ch’è proprio dello Stato»:
essa si incarna nel
sovrano
, “assoluto” nel senso di
legibus solutus
, cioè “sciolto dalle leggi”,
“sciolto dall’obbligo di osservare le leggi”.
È, infatti, prerogativa della sovranità, assoluta, illimitata e indivisibile, il fare e il disfare le
leggi, nonché l’imporle ai sudditi, senza che essa debba sottostare ad alcun vincolo o condi-
zionamento. Il sovrano sta dunque
al di sopra
di ogni
controversia religiosa
: incarna l’uni-
tà, non una fazione o l’altra, rappresenta il tutto dello Stato, non i suoi “corpi” particolari.
Va poi aggiunto che l’
assolutezza
della sovranità
non
equivale affatto, per Bodin, all’
arbi-
trio
: il sovrano, proprio perché al di sopra delle parti, deve instaurare un
governo giusto
,
rispettoso delle leggi naturali e degli assetti istituzionali del regno (cioè, le gerarchie e le al-
tre strutture sociali). La concezione assai avanzata di sovranità, infatti, convive nella con-
cezione politica bodiniana con aspetti tradizionali, come l’idea (di origine aristotelica) che
lo Stato sia una necessità naturale per l’uomo. Bodin giudicava la
strutturazione gerarchi-
ca
della
società
– dalla famiglia fino ai vari corpi sociali via via più complessi – come un
dato naturale
, quindi “giusto”; ecco perché il sovrano, anche se assoluto, aveva l’obbligo di
rispettarli nella sua azione di governo.
Il regicidio è legittimo?
Bodin e la teoria
della sovranità
Assolutezza
non vuol dire arbitrio
fonti e documenti
La sovranità secondo Bodin
Ecco alcune riflessioni sul concetto di sovranità con-
tenute nei
Sei libri della Repubblica
, pubblicati
da Jean Bodin nel 1576.
Per sovranità s’intende quel potere assolu-
to e perpetuo ch’è proprio dello Stato. [...]
Può succedere infatti che a una o più per-
sone venga conferito il potere assoluto per
un periodo determinato, scaduto il quale
essi ridivengono nient’altro che sudditi; ora,
durante il periodo in cui tengono il potere,
non si può dar loro il nome di principi so-
vrani, perché di tale potere essi non sono in
realtà che custodi e depositari f ino a che al
popolo o al principe, che in effetti è sempre
rimasto signore, non piaccia di revocarlo.
[…] Perciò la legge dice che il governatore
del paese o luogotenente del principe, dopo
che è spirato il tempo assegnatogli, resti-
tuisce il suo potere, da depositario e guar-
diano qual è del potere altrui. [...]
Chi è sovrano non deve essere in alcun mo-
do soggetto al comando altrui, e deve poter
dare la legge ai sudditi, e cancellare o annul-
lare le parole inutili in essa per sostituirne
altre, cosa che non può fare chi è soggetto
alle leggi o a persone che esercitino potere
su di lui. [...] Se dunque il principe sovra-
no è per legge esente dalle leggi dei prede-
cessori, ancor meno egli sarà obbligato a
osservare le leggi e le ordinanze fatte da lui
stesso. [...] Quanto però alle leggi naturali
e divine, tutti i principi della Terra vi sono
soggetti, né è in loro
potere trasgredirle, se
non vogliono rendersi
colpevoli di lesa ma-
està divina, metten-
dosi in guerra con-
tro quel Dio alla cui
maestà tutti i prin-
cipi della Terra devono
sottostare chinando la testa con assoluto
timore e piena reverenza. Insomma, il po-
tere assoluto dei principi e delle signorie
sovrane non si estende in alcun modo alle
leggi di Dio e della natura.
(J. Bodin,
I sei libri della Repubblica
,
Utet, Torino, 1964)
Il frontespizio dei
Sei libri della Repubblica
, di Jean Bodin (1577).
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