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unità 10
Le grandi potenze del secondo Cinquecento
La Chiesa romana e la Spagna non riconoscevano valore a quel matrimonio (che era stato
la causa dello scisma), il che avrebbe potuto comportare la delegittimazione della nuova
regina. Tuttavia,
Filippo II non contestò l’incoronazione
di Elisabetta, ma preferì conti-
nuare la politica di alleanze matrimoniali e si offrì di sposarla. Lei, però, rifiutò diplomati-
camente la sua offerta, così come quelle di altri pretendenti autorevoli, e restò sempre nu-
bile, meritandosi l’appellativo di “
regina vergine
”.
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Elisabetta I, nuova regina d’Inghilterra
La regina Elisabetta perseguì una
poli-
tica accentratrice
: esercitava il potere
legislativo e governava per mezzo del
Consiglio privato
, composto da mini-
stri da lei scelti e che solo a lei doveva-
no rispondere. Il sistema giudiziario in-
glese si articolava ai suoi vertici in al-
cune
corti reali
, ciascuna con una
competenza specifica (affari criminali,
affari finanziari, cause civili e penali) e
tutte strettamente dipendenti dalla co-
rona. In periferia, invece, la tendenza
all’accentramento delle funzioni giudi-
ziarie accentuò la decadenza dei poteri
feudali e la loro sostituzione con dei
giudici di pace
, relativamente indipen-
denti dalla corona e scelti spesso tra i
nuovi ceti mercantili.
Elisabetta evitò accuratamente di an-
dare contro la
tradizione parlamenta-
re
, inaugurata con la
Magna Charta
, e
cercò sempre il compromesso con le
forze moderate del Parlamento. Soprat-
tutto, cercò l’
accordo
con la
Camera
dei Comuni
, che rappresentava le classi imprenditoriali emergenti. Al contrario, la Came-
ra dei Lords manifestava un certo disagio di fronte ai cambiamenti sociali che avevano in-
vestito il Paese.
In campo religioso, la regina ratificò un
nuovo Atto di supremazia
e si fece nominare “su-
prema reggente delle cose sacre e profane”. Inoltre, reintrodusse le
dottrine protestanti
,
approvando i
Trentanove articoli di fede
(1563), espressione di una visione dottrinale in cui
confluivano calvinismo e luteranesimo. Elisabetta
mantenne
, però, la struttura gerarchiz-
zata e centralizzata della
Chiesa anglicana
, che era osteggiata dai puritani, un movimen-
to legato a una versione originaria e radicale del protestantesimo. Elisabetta, contraria a
qualsiasi radicalizzazione dei princìpi religiosi, represse duramente qualsiasi dissenso re-
ligioso, puritani compresi.
La reintroduzione del protestantesimo alimentò il
contrasto
fra Elisabetta, la
Spagna
(in
politica estera, Elisabetta I assunse un indirizzo decisamente avverso agli spagnoli) e la re-
gina di Scozia
Maria Stuart
, che in quel Paese aveva restaurato il
cattolicesimo
ed era di-
ventata il punto di riferimento anche dei cattolici inglesi.
In
Scozia
la situazione politica era, però, molto complessa. John
Knox
, un riformatore reli-
gioso scozzese che a Ginevra aveva conosciuto Calvino, era rientrato in patria nel 1559, por-
tandovi un
calvinismo
radicale, che trovò accoglienza favorevole in tutte le classi sociali.
Una sovrana
accentratrice
Il rispetto
del Parlamento
La reintroduzione
del protestantesimo
Maria Stuart,
la rivale cattolica
Puritani
Setta protestante inglese che, in nome del ritorno alla purezza del cristianesimo originario, era con-
traria alla gerarchia e al lusso della Chiesa anglicana. Nel Seicento i puritani, che politicamente erano contrari
all’assolutismo regio, giocarono un ruolo decisivo nella rivoluzione inglese.
glossario
Elisabetta I presiede una seduta
del Parlamento inglese (stampa
del XVI secolo). La sovrana cercò
sempre il compromesso con la
tradizione parlamentare inglese.
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