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STORIA
2. Verso la modernità: la formazione degli Stati unitari
In questo periodo il quadro storico evolve verso aspetti, istituzioni e figure che, una volta consoli-
datisi, caratterizzeranno la comparsa della cosiddetta modernità sulla scena della storia europea.
È un processo lungo, che attraversa ben due secoli, il
XIV
e il
XV
. La modernità è dunque il frutto
di una lunga preparazione che, grosso modo, prende corpo a partire dal predominio pressoché
incontrastato di una serie di valori universalistici e teologico-politici per arrivare all’affermazione
di istanze eminentemente individualistiche e di sempre più decisa immanenza. La visione del
mondo sempre più si particolarizza e si individualizza: al predominio della trascendenza subentra
quello della mondanità. In altri termini: la storia del mondo, che noi ancora oggi stiamo vivendo,
comincia lì, anche se le novità e le diversità diverranno via via sempre più consistenti.
Venuti meno i grandi pilastri dell’ordine teologico-politico medievale (l’Impero e la Chiesa), in
Europa tendono a consolidarsi alcuni grandi Stati unitari e centralizzati, usciti faticosamente
ma a poco a poco sempre più decisamente dal caos feudale della fase precedente. Sono Stati ca-
ratterizzati dalla presenza di monarchie ereditarie, ancora alle prese con spinte autonomistiche
di ogni genere, ma anche con una forte vocazione centralistica e autoritaria. Del sovrano si pensa
che il suo potere abbia origine divina e che perciò vada guardato e rispettato con devozione quasi
religiosa. Questi Stati hanno eserciti nazionali, che ubbidiscono solo al sovrano, e politiche estere
ed economiche sempre più organiche e lungimiranti.
Si trovano in questa condizione, già all’inizio del Trecento, l’Inghilterra e la Francia; la Spagna vi
arriverà più tardi, nel corso del secolo successivo, a causa della perdurante divisione tra i regni di
Castiglia e Aragona e della presenza sul suo territorio di un forte regnomoresco, quello di Granada.
3. Il panorama italiano
Nel complesso, la situazione dell’Italia nel
XIV
secolo presenta aspetti contraddittori. Dal punto
di vista culturale, intellettuali e artisti italiani hanno un’indiscutibile funzione di prestigio, di
anticipazione e di guida rispetto a tutte le altre realtà europee. Dal punto di vista politico-istitu-
zionale tende invece a manifestarsi una divaricazione crescente tra l’Italia e il resto dell’Europa:
bisogna quindi prestare molta attenzione a questo lungo passaggio, perché esso risulterà davvero
decisivo per il destino italiano futuro.
In Italia infatti la situazione politica appare quasi antitetica rispetto al processo di consolidamen-
to delle realtà nazionali descritto per Stati quali Francia e Inghilterra. Insieme con gli organismi
universalistici tipicamente medievali, come l’Impero e la Chiesa, decade in Italia un organismo,
frutto in gran parte della nostra più tipica tradizione politico-culturale e della nostra creatività,
come il Comune. La decadenza dei Comuni è legata anzitutto a fattori interni: la democrazia
comunale approdava infatti spesso a situazioni di conflitto estenuante, che
depauperavano il tessuto civile ed economico e inducevano
una situazione di precarietà intollerabile. Inoltre, ai conflitti
tra potenti gruppi oligarchici si affiancano ora
quelli di carattere sociale: a Firenze, per esem-
Dall’universale
all’individuale,
dal divino all’umano
Le grandi monarchie
europee: Inghilterra,
Francia e Spagna
L’Italia leader
solo nella cultura
La decadenza
del Comune: conflitti
politico-sociali
e crisi economiche
Jean Fouquet,
Edoardo d’Inghilterra rende
omaggio a Filippo il Bello
, 1455, miniatura
dalle Grandes chroniques de France. Parigi,
Bibliothèque Nationale de France.
Pesatura della lana,
XIV
secolo, miniatura.
08 V1 Trecento Apertura 337-352.indd 341
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