Antìgone
(gr. Antigóne; lat. Antigone)

Mito
Nata dall’unione incestuosa di Èdipo e Giocasta, è sorella di Ismène, di Etèocle e Polinìce. La sua figura spicca soprattutto nelle due tragedie di Sofocle Antigone ed Edipo a Colono. In quest’ultimo dramma Antigone accompagna il padre cieco, esule da Tebe, nel bosco sacro di Colòno, dove egli scomparirà misteriosamente. Nell’omonima tragedia, invece, Antigone – sposa promessa di Emone, figlio di Creonte, nuovo re di Tebe – è condannata a morte da Creonte, per aver violato l’editto che negava la sepoltura al cadavere di Polinice, colpevole di aver combattuto contro la patria. La decisione verrà poi revocata, ma troppo tardi: Antigone infatti si impicca e la sua morte non sarà che l’inizio di una serie di sventure. Emone, dopo aver cercato di colpire il padre, si ucciderà sul corpo esanime dell’innamorata; Euridìce, moglie di Creonte, venuta a conoscenza della morte del figlio si toglie la vita e lo stesso Creonte finirà per invocare la morte. La versione sofoclea è l’unica che contempla la morte di Antigone per volontà di Creonte. Secondo altre tradizioni, attestate nei lirici, ella sarebbe stata uccisa da Tìdeo per ordine di Atena, oppure bruciata viva insieme a Ismene in un tempio di Era, da Laodamante figlio di Eteocle.
Nell’Antigone di Euripide – di cui restano solo pochi frammenti, ma che è possibile ricostruire nel suo sviluppo drammatico grazie a una fabula (succinto resoconto mitologico) del mitografo di età imperiale Igino (n° 72) – Antigone è condannata a morte da Creonte per il medesimo reato e proprio a Emone viene affidata l’esecuzione della condanna. Costui, però, invece di sottostare agli ordini paterni, nasconde la giovane fra i pastori e mente al genitore sulla sua uccisione. Avrà da lei un figlio di nome Meone, che successivamente, nel corso di giochi organizzati a Tebe, sarà riconosciuto da Creonte come appartenente alla sua stirpe, a causa di un segno a forma di lancia sulla pelle, caratteristico di tutti i membri della famiglia. A nulla varranno i tentativi di intercessione da parte di Eracle (o forse Dioniso) per ottenere il perdono di Creonte. Emone ucciderà sé e la consorte.
Se Antigone è protagonista solo nell’omonimo dramma sofocleo – dove incarna le leggi non scritte, immutabili degli dèi, in contrapposizione agli interessi e alle leggi effimere dello Stato, rappresentate da Creonte – il suo personaggio compariva però anche in altre opere: nelle Fenicie di Euripide, dove ella assiste al conflitto fatale dei due fratelli, infine nella Tebaide di Stazio (I d.C.) e nelle Phoenissae di Seneca (basate sull’Edipo a Colono di Sofocle e sulle Fenicie di Euripide), quindi, molto più tardi, nel De claris mulieribus (1356-1364) di G. Boccaccio.

Arte, letteratura e musica
Il personaggio di Antigone non è stato oggetto di frequente tematizzazione nelle arti figurative antiche e moderne: in proposito si possono ricordare il disegno di H. Füssli (1770); il gruppo statuario scolpito da A. Canova (1798-1799), il disegno di J. Cocteau (ca. 1922). Al contrario, esso penetrò e si radicò tenacemente nella tradizione letteraria occidentale a partire soprattutto dal XIX secolo, favorito dalle speculazioni filosofiche di G.F.W. Hegel, F. Hölderlin e F.W.J. Schelling (il primo, per esempio, prese le mosse da Antigone per le sue riflessioni sullo Stato, sull’etica, sull’individuo).
Ma già prima il personaggio di Antigone aveva suscitato notevole interesse nel teatro, dando luogo a numerose riscritture (basti pensare ai drammi intitolati Antigone, per esempio, di R. Garnier [1580]; J. De Rotrou [1638]; V. Alfieri [1783]; o a La Tebaide o i fratelli nemici di J.B. Racine, [1664]). La rappresentazione dell’Antigone di Sofocle diretta da L. Tieck, con le musiche di F. Mendelssohn avvenuta a Potsdam nel 1841 segna l’inizio di un rinnovato impulso a portare in scena le tragedie greche in Europa. Nel ’900, particolarmente degne di menzione sono le rielaborazioni del mito di Antigone di H.St. Chamberlain (1915), W. Hasencleer (1917), J. Anouilh (1942), J. Dantas (1946), B. Brecht (1948). Il personaggio di Antigone incontra notevole fortuna anche nel teatro musicale, con svariati libretti e musiche da scena: degni di menzione in particolare il pezzo in prosa di J. Cocteau, tratto dall’Antigone di Sofocle e musicato da A. Honegger (1927) o la musica composta da C. Orff per la tragedia, liberamente tradotta da F. Hölderlin (1949), o ancora la musica scritta da M. Theodorakis per il balletto con coreografia di J. Cranko (1959).


[Elena Esposito]