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Introduzione
Alunni con diverse competenze
L’acquisizione di una lingua di prima comunicazione e comprensione è un momento di appaga-mento sia per l’alunno che per l’insegnante; quest’ultimo spesso crede di aver portato l’alunno fuori dal guado, che il “peggio”, nel senso del compito più complesso e diffcile, sia superato e che si sia fnalmente arrivati al percorso “comune”. Questa iniziale competenza nella comu-nicazione e nella comprensione di base trae però in inganno. Malgrado la capacità mostrata dall’alunno nel condividere esperienze quotidiane, le diffcoltà nell’acquisizione di una seconda lingua non sono superate. Arrivano proprio ora i compiti più complessi, e ad essi si accompagna-no spesso l’insuccesso, il blocco e il rifuto.
Di fronte ai testi in uso nella classe, spesso l’alunno di bassa competenza linguistica dimostra di non capire, o di capire in modo del tutto insuffciente. Non arriva a godere del testo, al piacere di leggere. Generalmente incontra una serie di diffcoltà che gli impediscono di cogliere il signifcato della lettura, di immedesimarsi nel racconto, di amare, o rifutare, i personaggi, di provare emo-zioni per le loro vicende. In una parola, la lettura rimane un diffcile compito, e non diventa mai un piacere cercato. Ne consegue un’assenza di motivazione da parte dell’alunno nei confronti di un lavoro che gli appare poco attraente.
Il lettore non esperto
L’alunno straniero di bassa competenza, come il compagno italofono di condizione simile, è un lettore non esperto. Sulla base delle sue abilità di lettura e di comprensione:
- legge parola per parola, decifrando il testo, cioè fermandosi all’attribuzione di signifcato della parola che ha davanti; tale sforzo gli impedisce di percepire i legami tra le parole, di prendere coscienza delle idee che vengono proposte, di cogliere le inferenze;
- non è in grado di mettere in atto processi fnalizzati alla ricerca di signifcato, né di fare conget-ture. Non si pone domande, né sa rivolgere domande al testo;
- non sa muoversi tra le connessioni della forma; ci riferiamo a tutte le parole cosiddette “vuote” la cui comprensione è insostituibile nel processo di interpretazione del testo. L’alunno ricono-sce le parole “piene” ( albero , casa , mangiare , spremere …), ma non le parole “vuote” ( poiché ,
“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa diffcile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. E se hai ereditato un piccolo triangolo cha sa fare solo tin tin, o lo scacciapen-sieri cha fa soltanto boing boing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo trian-golo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano feri della qualità del loro contributo.
Siccome il piacere dell’armonia fa progredire tutti, alla fne anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica”.
Daniel Pennac, Diario di scuola , Feltrinelli, Milano 2008, pag. 107
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