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17.
[...] Se i tuoi genitori ti temessero e ti odiassero, e tu non li potessi placare in al-
cun modo, ti ritireresti, io credo, in qualche altro luogo, lontano dai loro occhi. Ora
la patria, che è madre comune di tutti noi,
1
ti odia e ti teme e già da tempo giudica
che tu non pensi ad altro che a ucciderla: e tu non rispetterai la sua autorità, non ti
conformerai al suo giudizio, non ne temerai la forza?
18.
Essa, o Catilina, così ti si
rivolge e, pur silenziosa, in un certo senso ti parla:
2
“Già da parecchi anni non si è
verificato un misfatto, se non per opera tua; non azione infamante, a cui tu fossi estra-
neo; per te solo l’assassinio di molti cittadini,
3
per te le persecuzioni e il saccheggio
degli alleati
4
sono rimasti impuniti e liberi; tu sei stato capace non solo di non tenere
in conto alcuno le leggi e i tribunali, ma altresì di sovvertirli e cancellarli.
5
Quei tuoi
misfatti precedenti, per quanto intollerabili, li ho tuttavia tollerati come ho potuto;
ma ora, che io debba vivere tutta quanta in preda al terrore solo per causa tua, che a
ogni rumore io debba temere Catilina, e che manifestamente nessun disegno venga
ordito a mio danno a cui sia estranea la tua scelleratezza, non è tollerabile. Perciò
vattene e toglimi questo timore: se è fondato, perché io non soccomba; se invece è
infondato, perché io cessi una buona volta di temere”.
19.
Se la patria, come ho detto, ti rivolgesse queste parole, non dovrebbe forse otte-
nere soddisfazione, quand’anche non potesse usare la forza?
[...]
1.
È luogo comune della letteratura classica considera-
re la patria come metaforica genitrice dei cittadini.
2.
La patria personificata rivolge a Catilina
un’apostrofe.
3.
Allude alla presunta collaborazione del
giovane Catilina al massacro dei proscrit-
ti sotto la dittatura di Silla (82-81 a.C.).
4.
Si tratta degli abitanti della provin-
cia d’Africa, oggetto delle malversazio-
ni di Catilina in qualità di propretore (67
a.C.). L’anno seguente, accusato dagli
africani di concussione, riuscì a farsi as-
solvere (secondo gli avversari, corrom-
pendo i giudici).
5.
Il testo latino fa specifico riferimen-
to alle
quaestiones
, commissioni perma-
nenti istituite nel 149 a.C., responsabili
dell’inchiesta e del giudizio sui reati
de re-
petundis
(di concussione) perpetrati dai go-
vernatori di province.
Personificazione di Roma
in un mosaico rinvenuto in
Tunisia (I-II sec. d.C.). New
York, Brooklyn Museum
Collection Fund.
Parricidium
Il sostantivo
par(r)icidium, -ii
designa l’
uccisione
non solo
dei genitori o di chi in qualche modo ne svolge le funzioni, ma
pure di altri congiunti e, nella più antica latinità, anche
di un
qualsiasi uomo libero
. Analogamente, il sostantivo maschile
par(r)icida(s), -ae
designa non solo l’assassino di un genito-
re o di un parente prossimo, ma pure quello di liberi cittadini:
in questa stessa orazione (par. 29), Catilina è definito
parricida
civium
. Nel par. 17 della
I Catilinaria
, il termine
parricidium
ha
il
senso figurato di «tradimento della patria»
, che una co-
mune metafora identifica con la madre dei cittadini. Per quan-
to i glottologi ritengano incerta l’etimologia del primo elemen-
to del composto (il secondo deriva dalla radice del verbo
cae-
do
, «uccido»), i latini l’hanno accostato a
pater
o a
parens
, «ge-
nitore», favorendo così la progressiva restrizione del significa-
to dei due termini a quello di «uccisione» e, rispettivamente,
«uccisore» del padre o della madre. E appunto quasi esclusiva-
mente con questo significato i sostantivi ‘parricidio’ e ‘parrici-
da’ sono usati in italiano.
PAROLE CHIAVE
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