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IDEE E CULTURA
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sco fece sì che molti di essi ospitassero
consistenti e attive minoranze tede-
sche
, riottose a riconoscerne l’autorità
e desiderose di riunirsi alla madrepatria.
Anche l’
Italia
— che pure si era formata,
con il Risorgimento, proprio sulla base di
questo principio — si trovò invischiata nei
problemi
della sua
applicazione su vasta
scala
. Infatti, la definizione del
confine
orientale
comportò numerosi
scontri
con
il neonato
Stato iugoslavo
, che si faceva
forte dello sviluppo demografico delle
campagne slave per
contestare
l’
egemo-
nia
in Istria e Dalmazia delle città costiere
di
tradizione italiana
, come Fiume, Pola
o Zara. L’
annessione del Trentino e del
Tirolo meridionale
determinò, invece, la
presenza anche nel nostro Paese di una
nutrita minoranza di lingua tedesca
, che
dette luogo a un processo di
italianizza-
zione forzata
delle popolazioni, ulterior-
mente inaspritosi sotto il fascismo.
I
l XIX secolo aveva visto il progres-
sivo affermarsi in
Europa
del prin-
cipio della
sovranità nazionale
,
ovvero dell’idea che
ogni comunità na-
zionale
avesse il diritto di organizzarsi in
forma di
Stato
e che
ogni Stato
non po-
tesse che riunire nei suoi confini
un’unica
comunità nazionale
. L’ordine internazio-
nale uscito dalla Prima guerra mondiale
e dai trattati di pace segnò il punto più
alto di questo processo, ma ne evidenziò
allo stesso tempo tutti i
limiti
e le
con-
traddizioni
.
Se a
Occidente
— dove gli Stati na-
zionali erano una realtà consolidata —
l’applicazione del principio della sovrani-
tà nazionale si tradusse solo in
modesti
spostamenti di confine
, a
Oriente
essa
ebbe
ben altra entità
: dalla dissoluzione
degli imperi nacquero infatti
molti veri
nuovi Stati
, mentre il ridimensionamen-
to territoriale dello sconfitto Reich tede-
L’applicazione del principio di sovranità nazionale
all’indomani della Grande guerra apre nuove
contraddizioni, specie nella parte orientale dell’Europa.
L’Italia, per esempio, dovrà fare i conti con il nascente Stato
iugoslavo per l’egemonia sui territori di Istria e Dalmazia.
La costruzione dei nuovi Stati nazio-
nali ebbe poi
conseguenze
davvero
pa-
radossali
nell’ex Impero austro-ungarico:
reti di comunicazione
,
infrastrutture
industriali
,
centri urbani
— strutturati-
si nei secoli nel contesto di un immen-
so Stato multinazionale — si trovarono
frammentati
in una serie di
staterelli
incoerenti
, dove il
tessuto economico
risultò
distrutto
.
L’idea di un ordinamento internazio-
nale fondato unicamente sulla sovranità
nazionale e sugli Stati-nazione mostrò,
dunque, in questi anni tutti i suoi limi-
ti. E proprio il
fallimento
del progetto
di un’
Europa delle nazioni
— che aveva
guidato anche molti patrioti ed europei-
sti fra Ottocento e Novecento — sarà una
delle motivazioni che porteranno, dopo
la Seconda guerra mondiale, a un
nuovo
ordine europeo
, fondato sulla creazione
di
istituzioni sovranazionali
e sul pro-
gressivo
superamento
delle
sovranità
nazionali
.
Il fallimento di un’Europa
di Stati-nazione
Un esempio di segnaletica bilingue –
italiana e tedesca – sull’autostrada in
Trentino Alto Adige.
Passato e presente
L’annessione italiana dei territori “irredenti”
– realizzata in varie fasi nel corso del XX
secolo – ha arricchito il nostro Paese di
ulteriori presenze linguistiche e culturali
diverse, delle quali lo Stato tiene conto
con attenzione, prevedendo per esempio
il “bilinguismo”. Fai una ricerca su questo
argomento e, servendoti delle informazio-
ni e dei dati reperiti, individua le cinque
maggiori “lingue minoritarie” presenti in
Italia, indicane sulla carta la collocazione
e riassumine schematicamente la consi-
stenza e la distribuzione.
Un treno popolare alla stazione di Budapest, nel 1910. La fine
dell’Impero asburgico determinò lo smembramento di una rete
ferroviaria pensata nel contesto di uno Stato multinazionale.
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