La sovrabbondanza di comunicazione
Le difficoltà maggiori che in-
contra un processo comunicativo non dipendono da suoi difetti, ma
dalla sovrabbondante ricchezza degli strumenti della comunicazione
umana. Il linguaggio che noi usiamo è davvero vasto e complesso. Le
parole e le frasi che noi emettiamo hanno spesso più di un significato,
e il più delle volte non ce ne rendiamo conto. Si pensi al cartello: “Al
conducente è vietato parlare”, che si può leggere sui mezzi pubblici
di Milano e di qualche altra città. Significa che i passeggeri non sono
autorizzati a parlare al conducente, o che il conducente non è autoriz-
zato a parlare in ogni caso?
A volte il contesto del discorso o il linguaggio corporeo rendono il si-
gnificato univoco, altre volte, invece, esso resta dubbio. Quando ciò
accade, il ricevente ricorre di solito a una domanda di spiegazione, ma
nei casi più complessi (per esempio quando il messaggio è una teoria o
una descrizione complicata) non si giunge mai a un significato univoco.
Per indicare il carattere di incertezza e fluidità del linguaggio, legato
alla sua complessità, gli studiosi dicono che esso è “polisemico”. La
polisemia
del linguaggio è la sua
facoltà di avere significati diversi
a parità di espressioni linguistiche
.
La distorsione volontaria del linguaggio
Infine esistono numerose
difficoltà di comunicazione che sono suscitate da un uso volutamente
“distorto” del linguaggio. Per farmi beffe dei miei amici juventini po-
trei dir loro che la Juventus è una squadra di “brocchi”. Naturalmente
non penso che i giocatori della Juventus siano dei brocchi, sarei ridi-
colo. Ma per ottenere l’effetto di scherno esagero la mia affermazione.
Un amico con poco senso dell’ironia potrebbe controbattere cercando di dimostrarmi
che ho torto, che i giocatori della Juventus sono fior di professionisti. Il mio uso vo-
lutamente distorto del linguaggio ha dunque tratto in inganno l’amico e ha reso dif-
ficoltosa la mia comunicazione con lui.
Uno dei casi più frequenti di uso intenzionalmente distorto del linguaggio è dato dal-
la menzogna e, più genericamente, dalla
comunicazione obliqua
: dire una cosa per
farne capire un’altra. Quando il marito dice alla moglie: “I nostri vicini hanno cam-
biato l’automobile”, forse vuole solo comunicarle un’informazione più o meno curiosa,
ma più probabilmente vuole farle capire che a suo parere anche loro due dovrebbero
sostituire la vecchia automobile con una nuova. L’uso della comunicazione obliqua è
molto frequente nelle relazioni umane quando si vuole far sapere qualcosa a qualcuno
e non ad altri, oppure quando si vuole dire qualcosa senza doversene assumere la re-
sponsabilità formale.
Si noti, per concludere, che la
menzogna
è di solito una distorsione della comuni-
cazione, ma che a volte può condurre la comunicazione a buon fine. Che sia Babbo
Natale a portare i regali il 25 dicembre è, secondo i più, una falsità; ma quando lo
diciamo ai bambini questo conta molto poco. Qui si vede, anzi, come normalmen-
te si usi la comunicazione come uno strumento per far sì che i destinatari produca-
no le rappresentazioni mentali desiderate, all’interno di un “orizzonte” comunicati-
vo condiviso. Se i bambini ci credono, la
comunicazione
ha avuto successo. La co-
municazione è uno
strumento d’interazione sociale
, non necessariamente un mez-
zo per definire la verità.
Q
ualche domanda
➜
Quali sono i principali
fattori di disturbo
della comunicazione?
➜
Che cosa si intende
per “sovrabbondanza
di comunicazione”?
Le difficoltà maggiori
che incontra un processo
comunicativo non dipendono
dai suoi difetti, ma dalla
sovrabbondante ricchezza
degli strumenti della
comunicazione umana.
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