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La rivoluzione della tecnica
impressionista
L’arte impressionista, luminosa, spigliata, moderna, era così nuova
rispetto alla tradizione da sconcertare il pubblico del tempo.
La prima
mostra
, nel 1874,
fu deludente
: scarsa l’affluenza, poche le opere
vendute,
molti critici stroncarono le opere
di Monet e di Renoir, giu-
dicandole rozze e di cattiva fattura. Ciò nonostante i pittori impressio-
nisti avevano dato il via a una
rivoluzione inarrestabile
, che rinnovava
i soggetti, le modalità e le tecniche della pittura tradizionale.
La rivoluzione forse più importante dei pittori impressionisti riguar-
dò la tecnica. Alla pratica del colore mescolato sulla tavolozza e
steso perfettamente, essi preferivano un’
esecuzione rapida e
immediata
, una pittura costruita da
pennellate
libere e nervose
che accostavano sulla tela
colori puri
.
Gli impressionisti rendevano l’impressione della
luce e la trasparenza dell’atmosfera e dell’acqua
tramite il colore. Osservando i colori della natu-
ra, sceglievano soprattutto toni puri e luminosi,
riducendo l’uso del nero, e non si fermavano sui
dettagli ma sull’effetto d’insieme.
Il movimento si sciolse nel 1886, anno della loro
ottava e ultima mostra.
L’Inghilterra dei “preraffaelliti”
In Inghilterra l’età “vittoriana” (dal nome della regina Vittoria, che
regnò dal 1837 al 1901), fu un periodo di contraddizioni e di ambi-
guità. In una società figlia della “rivoluzione industriale”, votata al pro-
gresso, alle macchi-
ne, alla produzione
di beni puramente
materiali, che ruolo
poteva avere l’arte?
John Ruskin
, cele-
bre scrittore e criti-
co inglese del tem-
po, insorse
contro
la visione mate-
riale della vita e
Figura 10
Telemaco Signorini,
Pascoli a Castiglioncello
, 1861, olio su tela, 31 x 76 cm,
Montecatini Terme, Collezione privata
t
dell’arte
che dominava nell’Inghilterra vittoriana. Egli si fece porta-
voce di un gruppo di artisti che a Londra, nel 1848, diedero vita a
una sorta di “società segreta”: la Pre-Raphaelite Brotherhood, ossia
la
Confraternita preraffaellita
.
I giovani artisti, tutti poco più che ventenni,
William Holman Hunt
(1827-1910),
John Everett Millais
(1829-1896),
Dante Gabriel
Rossetti
(1828-1882),
Ford Madox Brown
(1821-1893) e sir
Edward Coley Burne-Jones
(1833-1898), desideravano far rivi-
vere i valori spirituali e morali dei pittori antecedenti a Raffaello e al
Rinascimento italiano.
Le loro opere, ispirate alla letteratura, a temi medievali e religiosi,
erano dipinte con una
tecnica accuratissima
, particolareggiata,
simile a quella degli antichi maestri artigiani (Fig. 9).
La pittura in Italia: i macchiaioli
A partire dal 1855 un gruppo di giovani pittori italiani, che si riuni-
vano a discutere di arte e di politica al caffè Michelangelo a Firenze,
fondò il movimento dei
macchiaioli
. Essi volevano dare vita a
un’
arte nuova e “moderna”
, confrontarsi con quanto accadeva in
Francia e opporsi all’arte ufficiale che si insegnava nelle Accademie.
I macchiaioli, tra i quali ricordiamo
Telemaco Signorini
(1835-
1901), capofila del gruppo,
Giovanni Fattori
(1825-1908,
L’opera
, p. 338) e
Silvestro Lega
(1826-1895), elaborarono
un’originale tecnica pittorica:
il colore era steso a macchie
, per
dare forma alle cose attraverso i contrasti di luce e d’ombra.
L’innovazione della tecnica coinvolse anche la scelta dei temi da
dipingere: oltre ai soggetti militari del primo periodo, i più ricor-
renti furono
i paesaggi
(Fig. 10),
la vita quotidiana
e
i ritratti
.
Figura 9
Edward Coley
Burne-Jones,
Storia di
Pigmalione: l’anima si
appaga,
1868-78, olio
su tela, 97,5 x 74,9 cm,
Birmingham, City Museum
and Art Gallery
t
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