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dosi anche a nuove aree del mondo, come l’America
meridionale, l’India, il Giappone e l’Australia. Il feno-
meno divenne dunque mondiale, al punto che il
tasso di
urbanizzazione
complessivo, nel 1800 pari ad appena il
2,5%, nel 1900 era salito al 14% e nel 1950 aveva rag-
giunto il 30%. Se nel 1800 esistevano solo 6 città con
più di mezzo milione di abitanti, nel 1900 si contavano
12 città con oltre un milione di persone, ma nel 1950 il
loro numero era già salito a 75.
Le città industriali
L’industria fu dunque, per quasi
due secoli, il principale motore dello sviluppo urbano,
anche se non si può trascurare il ruolo della
crescita
demografica
, che fece salire la popolazione mondiale da
circa 800 milioni di persone, alla metà del Settecento, ai
3,5 miliardi del 1950. Lo sviluppo industriale, comun-
que, fu determinante nel modellare la struttura e la
fisionomia delle città, che in questo spazio di tempo
conobbero profonde trasformazioni.
Con la nascita delle fabbriche, molte città si trasforma-
rono in centri di produzione, dotati di manifatture in
cui lavoravano migliaia di operai. L’inserimento nel tes-
suto urbano degli stabilimenti richiese la realizzazione
di grandi infrastrutture, quali strade, ponti, acquedotti
e soprattutto ferrovie, scali merci e stazioni. Attorno
ai vecchi nuclei storici sorsero anche enormi quartieri
operai, fatti di grandi edifici addossati gli uni agli altri,
esposti ai fumi delle fabbriche, privi di riscaldamento e
con pessimi servizi igienici.
Sulla base delle
considerazioni
esposte nel
paragrafo, ritieni
che anche l’Italia
abbia conosciuto
un’analoga
rivoluzione urbana?
Tutto il paese o solo
parte di esso?
rispondi
1.Dalle città industriali
alle città moderne
La seconda rivoluzione urbana
Nel corso della sto-
ria le città sono diventate sempre più numerose, diffon-
dendosi ovunque e aumentando le proprie dimensio-
ni. Questo processo di
urbanizzazione
fu soprattutto
il risultato di fattori economici e sociali, come dimo-
stra la
seconda rivoluzione urbana
che, fra la fine del
Settecento e metà del Novecento, trasformò il volto di
molte città del mondo sviluppato. Essa nacque dalle tra-
sformazioni avviate nelle campagne dell’Europa occi-
dentale, dove un po’ alla volta si affermò una gestione
delle terre secondo criteri capitalistici. Essi prevedeva-
no la sostituzione dell’agricoltura di sostentamento con
colture specializzate destinate alla vendita, prodotte in
grandi quantità e con poca manodopera. Così migliaia
di braccianti, cacciati dalle terre e ridotti alla fame, si
trasferirono in città, dove le fabbriche che nascevano
con la
rivoluzione industriale
avevano bisogno di molte
braccia.
Nel giro di pochi decenni città come Londra, Parigi
e Berlino raddoppiarono la loro popolazione, mentre
un centro come Manchester, specializzato nell’indu-
stria tessile, passò dai 70000 abitanti del 1800 agli oltre
400 000 del 1840. Dopo essersi estesa a tutta l’Europa
nord-occidentale, l’urbanizzazione si allargò anche
al Nord-Est degli Stati Uniti, dove una città come
Chicago, che nel 1840 contava appena 4500 abitanti,
nel 1900 raggiunse il milione e mezzo.
Nella prima metà del Novecento, urbanizzazione e
industrializzazione marciarono di pari passo, estenden-
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Mondo
Tasso di urbanizzazione (%)
1940
1960
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2000
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2000
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2000
1940
1960
1980
2000
Africa America
centro-merid.
America
sett.
Asia
Europa Oceania
11
17,8
27,4
42,5
31
48,4
63,4
75
59
69,7
78,5
80,8
12
20,2
30
40,7
46
57,3
67,8
77,3
53
65,6
70
83
25
32,9
41,9
51,3
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