nio inglese e che in generale le carestie colpisco-
no più gravemente i regimi dittatoriali come, di
recente, il Sudan, perché in questi regimi l’appa-
rato tende a reprimere i segnali d’allarme.
In ogni caso, se guardia-
mo alla storia degli ulti-
mi duemilacinquecento
anni, possiamo dire che
la democrazia, come for
ma di governo, si è affer
mata in modo generale.
Con qualche eccezione,
tutti i paesi che costituiscono oggi il consesso
delle Nazioni Unite hanno una forma demo-
cratica. Beninteso, non in tutti i casi alla forma
corrisponde la sostanza: per usare un termine
del gergo informatico, oltre all’
hardware
della
democrazia – un parlamento, un governo
elettivo, il voto – che ormai quasi tutti i paesi
esibiscono, per avere una democrazia funzio-
nante occorre anche il
software
della demo-
crazia, e cioè istituzioni sociali e politiche che
garantiscano a tutti i membri di una nazione
libertà e parità di diritti, e cioè una magistra-
tura indipendente, un apparato di funzionari
non corrotti, una costituzione che stabilisca le
regole per tutti e una cultura civica diffusa che
sostenga il buon funzionamento delle istitu-
zioni. La democrazia non è reale se il popo-
lo non esercita in modo attento e quotidiano
il suo potere; tuttavia, come diceva il grande
politico del secolo scorso Winston Churchill,
la democrazia è un sistema pieno di difetti, ma
non ce n’è uno migliore.
Tuttavia, una certa voce
popolare tende ad accre
ditare i regimi dispotici
come più efficienti: se
a decidere è uno solo,
si dice, si fa più in fretta a prendere provvedi-
menti che se sono in tanti a discutere. Già, ma
decidere cosa? I regimi dispotici fanno in fret-
ta a deliberare, ma non è detto che decidano
bene: se nel 1940 invece di una dittatura l’Italia
avesse avuto una democrazia, probabilmen-
te non sarebbe entrata in guerra a fianco della
Germania nazista. Questa decisione, rivelatasi
disastrosa per il paese, fu presa da Mussolini
dopo molte incertezze e anche contro il pare-
re di molti dirigenti fascisti. Così, alla fine della
Seconda guerra mondiale, fu Hitler a imporre
alla Germania una resistenza senza quartiere
che portò alla devastazione delle città tedesche
e alla inutile strage di milioni di soldati e persi-
no di adolescenti. Forse, chi sostiene l’efficien-
za delle dittature dovrebbe prestare ascolto alle
note funebri della loro fine piuttosto che alle
fanfare del loro inizio.
E in ogni caso, come fa
notare il grande eco-
nomista Amartya Sen,
non è neppure vero
che i sistemi dittatoriali
siano efficienti, soprat-
tutto di fronte alle cala-
mità, perché una dittatura è lenta a coglierne i
segni. Amartya Sen argomenta che, nonostante
l’estrema povertà del suo paese, in India non si
è più avuta una carestia dopo la fine del domi-
I regimi dispotici
sono più efficienti?
Ma è proprio vero
che un regime
dispotico è più
efficiente?
Oggi la democrazia
si è affermata
in molti paesi:
ma è sempre
“democratica”?
La visita di Hitler
in Italia nel 1938
fu l’occasione per
un’ulteriore alleanza
politica tra i regimi
fascista e nazista.
L’aula del Parlamento europeo a Strasburgo.
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