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Nelle arti figurative
emergono nuovi contenuti
Parlando dei contenuti emerge
che, sia in scultura sia in pit-
tura, si imposero generi come
il ritratto, che divenne indivi-
dualizzante e non generico, o
la natura morta e la rappresen-
tazione del paesaggio, generi
che nacquero in Età Ellenisti-
ca. I soggetti narrativi predi-
letti in questo periodo era-
no storie con intrecci forti
e romanzeschi. Nelle loro
rappresentazioni più fre-
quenti gli dèi erano mo-
strati in una dimensio-
ne più terrena e vicina
agli uomini, come nel
caso di Dioniso e Afrodite,
sempre più spesso raffigurati l’uno come divini-
tà ebbra, l’altra come bagnante. Accanto a questi
apparivano numerosi esseri minori come i cen-
tauri, i fauni, i satiri, le ninfe, i tritoni, le sirene: si
tratta di personaggi dalle fattezze ibride, un po’
animali e un po’ umane, capaci di mutare aspet-
to, spesso ritratti in atteggiamenti scomposti e in
situazioni eccessive (
Fig. 28
).
Inoltre fecero la loro comparsa anche persone
tratte dalla vita comune, in una straordinaria
molteplicità di età anagrafiche, di condizioni
sociali, di etnie e di stati d’animo. Comune fu la
rappresentazione delle passioni che si sviluppò
fino alla caricatura e, per la prima volta, compar-
vero il riso e il pianto.
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Gli scultori seguono l’esempio dei maestri
del IV secolo a.C.
Esaminando le trasformazioni dal punto di vista
formale, invece, tutte le scuole artistiche dell’El-
lenismo trassero origine dai grandi maestri greci
del IV secolo a.C., Skopas, Prassitele e Lisippo, dei
quali portarono a compimento o reinterpretarono
lo stile. Vennero pertanto privilegiate le linee si-
nuose e nervose; si impose la ricerca della varietà
dei chiaroscuri; si tentò di dare l’impressione del
movimento; si dedicò una particolare attenzione
al ritmo compositivo, ottenuto anche attraverso
un uso sapiente e calcolato del panneggio delle
vesti che, liberandosi dal compito di completare
la figura umana, visse quasi di vita propria.
Infine, si sperimentarono tutte le dimensioni
possibili: da quella colossale in bronzo – testi-
moniata dal perduto
Colosso di Rodi
, elevato nel
292 a.C. e che noi conosciamo da ricostruzioni e
interpretazioni del XVII secolo (
Fig. 29
) come una
delle sette meraviglie del mondo antico – via via
fino all’estremamente piccolo, destinato alle abi-
tazioni private.
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Si diffondono ritratti estremamente realistici
Seguendo l’insegnamento di Lisippo, particolar-
mente attento alla resa fisiognomica e all’intro-
spezione psicologica dei personaggi che ritrae-
va, un filone particolarmente presente nell’arte
dell’Ellenismo fu quello che tendeva alla ripro-
duzione realistica della figura umana, senza nulla
nascondere né dell’età né delle caratteristiche so-
matiche dei soggetti. Il successo arriso a Lisippo
e il fatto che egli fosse stato il ritrattista ufficiale
di Alessandro Magno favorirono l’affermarsi dei
Secondo le fonti l’artista
avrebbe eseguito la fusione
della statua sul posto,
procedendo dal basso verso
l’alto e aiutandosi con grandi
terrapieni che permettevano
via via di aggiungere le nuove
parti da fondere.
La statua, alta circa 32 metri,
passa alla storia con il nome
di colosso, termine di origine
asiatica che significava
«statua» ma che, dal ‘400,
assume il valore di «statua
di gigantesche dimensioni».
Si narra che la statua
posasse ciascun piede
su due enormi piedistalli posti
ai lati dell’ingresso nel porto
della città: le navi potevano
passare sotto le gambe
del Colosso a vele spiegate.
Il colosso, in atteggiamento
ed equipaggiamento
da guerriero, reca nella mano
destra un arco e nella sinistra
un’asta, mentre sulle spalle
porta la faretra; pare, invece,
che la statua reggesse
una fiaccola sempre accesa,
svolgendo anche funzioni
di faro.
La città di Rodi, affollata
di edifici e di persone,
e il suo porto animato.
La statua raffigurava Helios,
il dio del Sole, patrono
dell’isola, e celebrava
la liberazione dall’assedio
di Demetrio Poliorcete.
g
Fig. 28
- Satiro
e Ninfa, copia romana
in marmo da un originale
greco, altezza 60 cm,
II secolo a.C.; Roma,
Palazzo dei Conservatori,
Museo Nuovo.
h
Fig. 29
- Il Colosso
di Rodi, particolare, arazzo
manifattura Gobelins,
XVII secolo; Parigi,
Musée du Louvre.
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