Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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Il museo Ulisse Aldrovandi a Bologna
Decisamente più specializzate in senso naturalistico
sono invece la raccolte degli studiosi, di cui si ha un
primo notevole esempio nella figura del bolognese
Ulisse Aldrovandi
(1522-1605).
Professore presso l’Università di Bologna, Aldrovan-
di realizza il primo museo annesso a un insegnamen-
to universitario. L’allestimento, iniziato verso la me-
tà del
secolo XVI
, viene inteso dallo studioso come
una rappresentazione nella sua dimora del «micro-
cosmo di natura», catalogazione della realtà natura-
le e la verifica continua delle descrizioni tramanda-
te dagli antichi, le quali presupponevano la visione
diretta, «co’ proprii occhi», delle «cose di natura».
Colleziona un patrimonio immenso (diciottomila «di-
versità di cose naturali» e settemila «piante essicca-
te in quindici volumi») e non esita ad assoldare nu-
merosi artisti per realizzare un imponente catalogo
iconografico, affidando implicitamente un
ruolo cen-
trale
all’illustrazione nell’ambito della ricerca. L’im-
magine, infatti, raffigura l’oggetto di natura in modo
completo, assumendo validità scientifica.
Nella specialità dell’
illustrazione scientifica
si affer-
ma il veronese Jacopo Ligozzi (Verona, 1547 - Fi-
renze, 1627). La tavola del Giacinto orientale
(2)
ri-
produce una pianta all’epoca piuttosto rara, essendo
stata introdotta in Europa nel 1562.
Il museo Settala a Milano
Il
collezionismo di età barocca
si muove su una linea
di confine tra il principio scientifico e il gusto per il
meraviglioso. Particolarmente ammirata era la colle-
La nascita del collezionismo
Il
grande collezionismo del Rinascimento
principe-
sco, ma anche borghese, nasceva dall’aspirazione a
rispecchiare, in un ambito ristretto e facilmente ac-
cessibile e consultabile, l’universo fino a quel mo-
mento conosciuto.
Le raccolte si formavano sotto il segno dell’
eclet-
tismo
, dove tra curiosità erudite e
mirabilia
, arte e
scienza potevano convivere. Dell’interesse enciclope-
dico tardocinquecentesco, che tuttavia ancora sfug-
giva a una sistemazione di tipo scientifico, sono uno
straordinario documento le
Wunderkammern
, came-
re delle meraviglie, diffuse soprattutto in Europa cen-
trale. In queste collezioni si alternavano elaborati
arti-
ficialia
(tutto ciò che è prodotto dell’ingegno umano,
quindi manufatti artistici, strumenti musicali e scien-
tifici) e stravaganti
naturalia
(le cose di natura, ovve-
ro fiori, animali, conchiglie, minerali), oltre che rarità
etnologiche di ogni tipo, nonché strumenti scientifici.
Sono le descrizioni tratte dalle antiche guide delle
città o dai cataloghi delle stesse collezioni, strumen-
to principe per la divulgazione, a darci l’idea della
straordinaria rassegna di oggetti che in esse si affa-
stellavano. L’avvio di un’
opera di catalogazione del
reale
si impone con l’affluire in Europa, nel corso del
Cinquecento, di un notevole contigente di esemplari
provenienti dalle terre del Nuovo Mondo, dall’Asia
e dall’Africa. Tra i primi a subire il fascino dell’eso-
tismo sono i Medici a Firenze, il cui interesse non as-
sume mai l’aspetto di una conoscenza sistematica e
risponde a esigenze di ostentazione del prestigio in-
tellettuale e politico della casata.
ch i av i
d i
l e t t ura
•
Nel Seicento avviene
il passaggio da un colle-
zionismo assolutamente
eclettico di tutto ciò che
era raro e notevole, ope-
rato da casate aristocra-
tiche per il proprio presti-
gio, a un collezionismo più
selettivo, strumento di co-
noscenza e di approfondi-
mento di ambiti più definiti
e limitati del sapere, a ope-
ra di studiosi.
•
Il progressivo affer-
marsi di una visione spe-
rimentale delle scienze è
testimoniato da numerose
opere d’arte; in alcuni ca-
si, come negli studi di bo-
tanica, è l’arte stessa che
diventa strumento di do-
cumentazione scientifica.
a r t e
,
c u l t u r a
,
s o c i e t à
I musei
di scienze naturali
I musei di scienze naturali
1
1
Rembrandt van Rijn,
La le-
zione di anatomia del dottor
Tulp
, 1632, olio su tela, cm 169
x 216. L’Aia, Mauritshuis.
2
Jacopo Ligozzi,
Giacinto
orientale (Hiacinthus orientalis
L.)
, 1577-78, tracce di matita
nera, tempera su carta bianca
preparata, cm 6,37 x 2,57. Fi-
renze, Galleria degli Uffizi,
Gabinetto dei Disegni e del-
le Stampe.