Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
Un’apertura all’Europa: Rubens, Velázquez, La Tour, Rembrandt, Vermeer
Velázquez, splendore e decadenza
di una vita di corte
La vita di
Diego Rodriguez de Silva y Velázquez
t
(Siviglia 1599 - Madrid 1660) si svolge quasi per in-
tero entro i muri della corte di
Madrid
; uniche ec-
cezioni, due viaggi che lo conducono a Roma, il pri-
mo con una tappa a Venezia, nel 1629 e nel 1649.
Velázquez non è soltanto l’interprete dei costumi
del
re Filippo IV d’Asburgo
e dei suoi familiari; egli
mette in atto una forma di condivisione mentale e
intellettuale di tutto quanto il re e i suoi pensano.
La sua pittura diviene di conseguenza lo specchio
più veridico e realistico delle condizioni esistenzia-
li e storiche di una antica potenza che ormai vol-
ge al declino.
Il ritratto barocco secondo Velázquez
A
Roma
, nel corso del suo secondo soggiorno tra
il
1649
e il
1651
, fa il ritratto del papa
Innocenzo
X
(65)
che nessuno osava raffigurare perché trop-
po brutto d’aspetto. Capolavoro della ritrattistica
d’età barocca, l’efficacia dell’immagine non man-
ca di stupire per l’implacabile forza psicologica.
L’acutezza dell’indagine tuttavia non va letta in
termini di obiettività assoluta; al contrario, il rap-
porto del pittore con l’oggetto è così penetrante
da annullare qualunque diaframma e si concentra
tutto nello sguardo. Il realismo di Velázquez è im-
pietoso perché non idealizza il soggetto; in ogni
caso, a differenza di Caravaggio, l’ombra è creata
sulla scala tonale.
Il realismo è costruito sull’
analisi psicologica
e si
vale di straordinarie qualità tecniche e di una ca-
pacità di sintesi cui perviene tramite una pennel-
lata compatta e mossa, insieme di Tiziano, Ru-
bens e Veronese.
Georges de La Tour, il silenzio e la luce
Di
Georges de La Tour
(Vic-sur-Seille, 1593 -
Lunéville, 1652), pittore tra i più affascinanti del
Seicento europeo, si erano perse le tracce sino al-
la sua riscoperta alla metà dell’Ottocento.
Il pittore operò quasi esclusivamente in una regio-
ne della
Francia
come la Lorena, defilata dai cen-
tri maggiori, rimanendo di fatto ai margini della
storia. Nulla si sa dei suoi esordi, ma non è impro-
babile che anche lui abbia compiuto un viaggio in
Italia. Il realismo di alcuni soggetti come la
Buona
ventura
o la
Rissa di mendicanti
presuppone la co-
noscenza dell’opera di Caravaggio, presente nella
città lorena di Nancy già ai tempi di La Tour con
l’
Annunciazione
.
La Tour raffigura una drammatica realtà di lace-
ri, suonatori di ghironda e mendicanti che sotto
il suo pennello si elevano al rango di una nuova e
grandiosa
dignità umana
.
Nelle opere della maturità, come il
Pentimento
di Pietro
(66)
databile verso il 1640, il pittore por-
ta all’estremo stadio le sue ricerche sulla luce: un
lume artificiale che rischiara in modo innaturale,
ma con forte accento poetico, il notturno entro il
quale Pietro esprime, nella sua ingenuità stupita
e contrita, dolore e ardore.
L’anziano Apostolo, dai realistici tratti umani, è
quasi scolpito dalla luce stessa, sia quella filtrante
attraverso il vetro della lanterna ai suoi piedi sia
quella naturale che va a battere sul volto e le ma-
ni, con una tale astrazione formale che attutisce e
avvolge l’immagine come nel silenzio.
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Diego Rodriguez de Silva y
Velázquez,
Innocenzo X
, 1650,
olio su tela, cm 140 x 120. Roma,
Galleria Doria-Pamphili.
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Georges de La Tour,
Pentimen-
to di Pietro
, 1640 ca, olio su tela, cm
114 x 95. Cleveland, Museumof Art.
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66