Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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l e t t ura
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Mentre rappresentare
in modo drammaticamen-
te realistico il Cristo morto
non era una novità asso-
luta (da Mantegna in poi),
una raffigurazione così
umanizzante di Maria risul-
tava difficile da accettare.
pito. Il realismo è presente sia nell’esecuzione e
nell’atteggiamento di ogni singolo personaggio,
sia nella concezione generale della scena.
È un realismo analitico, basta osservare le rughe
e l’epidermide, ma è anche un realismo di sintesi
che stimola la visione d’insieme del fatto narrato.
Il quadro, che non risulta restaurato di recente,
giunse alla sede attuale dopo vari passaggi. In ori-
gine fu eseguito per la chiesa di Santa Maria del-
la Scala dei Carmelitani, cui fu donato dal com-
mittente, Laerte Cherubini.
Benché l’atto che certifica la commissione al Ca-
ravaggio risalga al 1601, l’esecuzione avvenne più
tardi, forse nel 1605, anche se taluno la ritiene un
poco anteriore.
Il ritardo nella consegna è probabilmente da at-
tribuirsi al fatto che il pittore era molto impegna-
to e, se fosse del 1605 o posteriore, anche al fat-
to che il Caravaggio rimase alcuni mesi lontano
da Roma, essendo fuggito a Genova per aver per-
cosso il notaio Pasqualone.
Nel 1606 la
Morte della Vergine
era già in vendi-
ta. Era stata rimossa dall’altare per volontà dei
“buoni padri” carmelitani in quanto considerata
scandalosa. Secondo le fonti, il pittore nella Ma-
donna aveva raffigurato una “donna morta gon-
fia”, cioè un’annegata.
Venne acquistata per duecentosettanta scudi dal
duca Vincenzo I di Mantova su consiglio di Ru-
bens e subito portata a Mantova.
Mentre l’iconografia tradizionale rappresentava il
transito, ossia il passaggio dalla vita terrena alla
vita celeste, qui la Vergine è rappresentata mor-
ta, ma non di una morte solo ideale, bensì an-
che fisica: sdraiata con il ventre gonfio e le gam-
be scoperte.
Il ventre gonfio potrebbe alludere, nel proposi-
to di umanizzare il soggetto sacro, all’intero ciclo
vitale della Madonna, compresa la sua maternità.
Intorno a lei sono disposti gli Apostoli e in pri-
mo piano la Maddalena, vestita con abiti poveri.
Tutti manifestano un profondo e umano dolore.
Piangono la scomparsa di un parente prossimo. La
scena è costruita come su un palcoscenico; il ten-
daggio rosso scuro fa da sipario. Caravaggio vuole
infatti sottolineare la teatralità di un dramma sacro.
L’effetto drammatico è ottenuto mediante la luce
artificiale che, provenendo da sinistra, illumina
solo alcune parti, le teste degli Apostoli e il vol-
to della Madonna, entrando così in contrasto con
le zone che sono lasciate in ombra per aumenta-
re la forza realistica.
La luce modella e costruisce le figure, il cui soli-
do impianto e i colori intensi sono tipici del mo-
mento più alto e della maturità del Merisi, che
qui allestisce l’episodio preoccupandosi tanto
dell’ambientazione quanto della recitazione dei
suoi personaggi-attori.
La composizione corale, le tipologie dei volti, la
stessa grandiosa concentrazione, accentuata dal
taglio trasversale della luce e dalle ombre, te-
stimoniano una monumentalità che non si con-
trappone al realismo con cui l’episodio è conce-
l e t t u r a
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o p e r a
La morte
della Vergine
La morte della Vergine
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Caravaggio,
La morte della
Vergine
, 1650 ca, olio su tela,
cm 369 x 260. Parigi, Musée du
Louvre. Particolare.
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Caravaggio,
La morte della
Vergine
, 1650 ca, olio su tela,
cm 369 x 260. Parigi, Musée du
Louvre.
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