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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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ch i av i
d i
l e t t ura
Uso della luce, tonalità
cromatiche e drammaticià
in questa opera giovani-
le non sono ancora quelli
caratteristici della maturità,
ma è già del tutto evidente
l’intensa umanità espressa
dai personaggi sacri.
l e t t u r a
d
o p e r a
Il riposo durante
la fuga in Egitto
nibale Carracci (p. 415) che Caravaggio aveva potuto
ammirare a Roma in Palazzo Farnese.
Il Riposo durante la fuga in Egitto
deve essere di poco
successivo, e quindi databile verso il 1597-98.
Nell’apparente mescolanza di
sacro e profano
Cara-
vaggio vuole apparire provocatore, ma, lungi dall’es-
sere intenzionalmente dissacrante, è teso ad afferma-
re la
dimensione umana del fatto sacro
narrato, come
si deduce dalle espressioni dei protagonisti principa-
li, raffigurati nella verità di affetti familiari. Sul piano
dello stile le caratteristiche che rimandano all’attività
giovanile sono varie. Innanzitutto non appaiono anco-
ra i forti contrappunti di luce che distinguono le ope-
re caravaggesche posteriori al 1600.
Di conseguenza viene qui evitata ogni accentuazione
drammatica, poiché lo spirito e il clima stesso in cui
tutto avviene è
lirico-elegiaco
.
La composizione si dilata in orizzontale, su piani pa-
ralleli alla superficie, e la disposizione delle figure ri-
spetta un ordine semplificato e per così dire classicheg-
giante. A differenza dei dipinti tardi, per lo più basati
su colori scuri, questo presenta gamme tonali di
ver-
de e di azzurro
.
È l’episodio stesso a rifiutare qualunque tipo di tensio-
ne dinamica o drammatica; pertanto Caravaggio non
descrive un’azione fissata nel suo compiersi.
Il realismo, che contraddistingue la sua poetica sino da-
gli esordi, qui è da intendersi come naturalistica esposi-
zione di un fatto accaduto, del quale egli vuole mette-
re in risalto la calma pacificante, evocata dal concetto
del riposo, e la generale armonia, evocata dalla musica.
Il dipinto pervenne al principe Doria-Pamphilj già nel
Seicento; non è noto il nome del committente. Forse
un membro della casata Aldobrandini, poiché in un
inventario del 1611 dei beni di Olimpia Aldobrandini
è citata un’opera che potrebbe identificarsi con questa.
SanGiuseppe
seduto tiene inmano uno spartitomusi-
cale e lo mostra a un angelo musico, la cui presenza è
da considerarsi eccezionale all’interno dell’iconografia
del riposo in Egitto, ed è da mettersi in relazione con
la musica tenuta in mano da San Giuseppe: un mot-
tetto in onore della Madonna, composto all’inizio del
Cinquecento da unmusicista fiammingo, molto diffu-
so anche a Roma nella liturgia di particolari festività in
onore della Vergine. Il mottetto inizia con un verset-
to del
Cantico dei Cantici: «Quam pulchra es»
(Quan-
to sei bella) ed è riferito alla
Madonna
, qui rappresen-
tata con il Bambino in braccio e in tutta la tenerezza
di una madre. L’
angelo
è avvolto solo in parte in un
ampio panneggio candido, che ricorda quello di altre
opere giovanili di Caravaggio, come la
Musica di alcu-
ni giovani
. Questo angelo è descritto con estetizzante
attenzione ed è in evidente contrasto con l’umile re-
ligiosità di San Giuseppe. Anche il bianco intenso si
contrappone ai valori chiaroscurali e tonali nei quali
tutta la scena è concepita. L’importanza attribuita al-
la
natura
e al paesaggio è a sua volta da considerarsi
un’eccezione, che comunque convalida l’ipotesi di un
influsso sul pittore dell’arte veneta e specialmente di
Giorgione
; mentre la posizione curva di Maria riman-
da a esempi del lombardo Savoldo. L’angelo invece de-
riva dalla figura della Voluttà nell’
Ercole al bivio
di An-
Il riposo durante la fuga in Egitto
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Caravaggio,
Il riposo durante
la fuga in Egitto
, 1597-98,
olio su tela cm 135 x 166.
Roma, Galleria Doria Pamphilj.
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