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Donne e uomini Kung
di Marjorie Shostak
L’autrice
Marjorie Shostak (1945-1996),
che aveva studiato Letteratura inglese
all’Università di NewYork, divenne antro-
pologa nel 1969, quando seguì il marito
in Botswana per una ricerca sui Kung
(vedi p. 90).
Qui, dalla voce di Nisa, una donna Kung,
raccolse il racconto della sua vita e delle
mille cose che accadevano, ogni giorno,
nella piccola comunità di questi caccia-
tori-raccoglitori.
Marjorie Shostak fece ritorno negli Stati
Uniti nel 1972 e solo dopo parecchi anni,
nel 1981, pubblicò il libro intitolato ap-
punto
Nisa. La vita e le parole di una don-
na Kung
. Il libro ebbe un enorme succes-
so e fu, negli anni seguenti, tradotto in
varie lingue.
Una testimonianza per riflettere e con-
frontarsi
La straordinaria forza di questo
libro è la capacità che esso ha di rivolgersi
ai lettori, coinvolgendoli, al di là della loro
appartenenza a una cultura piuttosto che
a un’altra.
Nisa è la protagonista di una testimo-
nianza che travalica il tempo e lo spazio,
che rende i lettori partecipi della vita dei
Kung e, nello stesso tempo, li fa riflettere
su quante cose vi siano, nelle parole di
quella donna, che li accomunano ai com-
ponenti di quella società.
Ruoli sociali a confronto
Il brano che
segue non è un racconto di Nisa in pri-
ma persona ma una serie di osservazioni
fatte da Marjorie Shostak sul ruolo delle
donne nella vita economica dei Kung,
sulla loro indipendenza ma anche sulle
diversità che caratterizzano la condizione
sociale degli uomini e delle donne, rispet-
tivamente.
Dal brano è possibile comprendere
bene quale sia la distanza tra una socie-
tà come quella dei Kung e la nostra, ma
esso è anche utile perché invita a riflet-
tere su certi atteggiamenti che, a questo
riguardo, sono tipici della società nella
quale noi viviamo.
La carne, il contributo che gli uomini
apportano all’economia della comu-
nità, è considerata un bene più pre-
zioso rispetto al cibo del
bush
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. Alla
maggior parte del cibo raccolto, tran-
ne le noci mongongo, ci si riferisce
come a «cose paragonabili al nulla»,
mentre la carne viene tenuta in una considerazione così
alta che spesso la parola viene utilizzata come sinonimo
di “cibo”. Quando le donne tornano al villaggio vengono
accolte dalle grida entusiaste dei bambini, ma quando gli
uomini tornano al villaggio con la carne che ciondola dai
loro bastoni appoggiati sulle spalle è tutto il villaggio a
festeggiare, compresi i giovani e gli anziani. Può addirit-
tura scaturirne una danza curativa.
L’unica cosa che le donne possono portare e che genera
una reazione simile è il miele, ma trovare il miele è un
evento ben più raro, e, in genere, anche gli uomini por-
tano il loro aiuto.
Le donne !kung
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possono controllare la distribuzione dei
prodotti raccolti, ma la distribuzione della carne, anche
se limitata da regole formali, coinvolge gli uomini in una
più ampia sfera di influenza.
Gli uomini !kung forniscono alle
donne il necessario per andare a rac-
cogliere bacche e radici e altri stru-
menti: pelli conciate da usare per confezionare oggetti
per il trasporto (tracolle per portare i bambini, kaross
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,
vestiti e sacche), bastoni per scavare, mortai e pestelIi,
tendini di animali da usare come filo per collane o per
cucire ornamenti e scarpe. Si tratta comunque di oggetti
che durano, e sono le donne a occuparsi della loro ma-
nutenzione.
D’altro canto, però, le donne non forniscono agli uomini
nessuno degli oggetti utilizzati nella caccia. Anzi, è vero il
contrario: alle donne, infatti, non è concesso toccare gli
strumenti della caccia e prendere parte alle battute, spe-
cialmente durante il ciclo mestruale (per quanto questo
tabù sembri avere poche conseguenze pratiche).
Ma se guardiamo alla caccia e alle at-
tività di raccolta con maggiore atten-
zione, il quadro economico assume
contorni ancora più complessi. Non
sono infatti solo gli uomini ad apportare all’alimentazio-
ne del villaggio proteine di origine animale. Le donne
catturano lucertole, serpenti, uova di tartaruga e di uccel-
lo, insetti, bruchi e, di tanto in tanto, anche dei piccoli
mammiferi. Esse forniscono inoltre agli uomini delle in-
formazioni di grande importanza circa le impronte degli
animali che scovano durante le loro escursioni nel
bush
.
Nonostante questo, non possono essere considerate in al-
cun modo delle cacciatrici.
L’unica eccezione di cui ho senti-
to parlare riguarda una donna di
mezz’età che, a quanto pare, aveva
una tale passione per la carne e si lamentava a tal punto
della pigrizia del marito che decise di fare da sola e anda-
re lei stessa a caccia. Coloro che la conoscevano (inclusi
alcuni uomini) dicevano che era piuttosto brava a caccia,
ma è chiaro che veniva considerata una donna un po’
eccentrica e non era vista come un modello da imitare.
I suoi risultati nella caccia non le valevano lo stesso ri-
spetto che ottenevano gli uomini, come emergeva chiara-
mente dai sogghigni che accompagnavano le discussioni
su di lei. Nessuno diceva esplicitamente che la donna
... e nell’aiuto
reciproco
la caccia
è un’attività
maschile
Una donna
eccentrica
le diversità
tra uomini
e donne: nel
lavoro e nella
considerazione
sociale...
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