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Johann Paul Friedrich Richter (1763-1825) nacque a Wunsiedel, nella Germania del
Sud, e studiò teologia a Lipsia fino a quando dovette abbandonare gli studi univer-
sitari e fuggire dalla capitale prussiana per via dei debiti accumulati. Negli anni suc-
cessivi fondò e diresse la scuola elementare di Schwarzenbach, lavorando in seguito
anche come precettore presso alcune famiglie nobili. Acquisì grande notorietà come
scrittore e romanziere, ma anche per i suoi non facili rap-
porti con molti dei grandi esponenti della letteratura tedesca
dell’epoca, come Goethe e Schiller. Autore di un celebre sag-
gio educativo intitolato
Levana
(1807), dal nome della dea
che nell’antica Roma tutelava il riconoscimento paterno del
figlio appena nato, più volte ristampato e letto con passione
da generazioni di educatori, si faceva chiamare semplicemen-
te Jean Paul, probabilmente in analogia al Jean-Jacques per
antonomasia, cioè Rousseau.
Come scrittore di questioni educative, Richter si contraddistin-
se sia per la sensibilità e per l’empatia che mostrò nei confronti
del mondo infantile, sia per la delicatezza e la profondità con
cui seppe descrivere il comportamento e la psicologia infantili.
In Richter, così come in altri esponenti del romanticismo tede-
sco, quali Johann Gottfried Herder e Novalis, la filosofia non
fu mai disgiunta dalla vena poetica. In quest’ottica il bambino
non veniva solo presentato come la speranza per il mondo di
domani, necessariamente migliore di quello odierno, ma era
anche il depositario della capacità di guardare alla realtà nel
modo giusto, ovvero in maniera ingenua e ottimistica.
In campo pedagogico il modello di Richter fu senza dubbio
Rousseau. Anche se Jean Paul non riteneva sufficiente la so-
la educazione negativa, in quanto reputava i precetti e gli in-
segnamenti degli adulti (e soprattutto del padre) necessari a trasmettere i valori mo-
rali ed estetici, tuttavia, condivideva con lo scrittore ginevrino il rifiuto per la peda-
gogia fatta di norme e regole precostituite. Egli era, infatti, convinto che la crescita
del bambino avesse bisogno soprattutto di
condizioni favorevoli
, che dipendeva-
no precipuamente dagli adulti, che egli invitava non tanto «a innestare il bocciolo
dell’amore, quanto di spezzare il muschio e gli sterpi che non lasciano passare i rag-
gi solari» (
Levana
).
In
Levana
i bambini sono rappresentati come la garanzia per un mondo e un futuro
migliori. Celebri sono le pagine dedicate al gioco dei bambini, così come quelle in
cui Richter esalta i bambini definendoli “educatori degli educatori”, grazie alla lo-
ro purezza e spontaneità. Alla trattatistica educativa di stampo tradizionale egli op-
pose la creazione di un’
atmosfera educativa concreta
, fatta di situazioni plausibi-
li, attraverso le quali l’adulto viene guidato alla scoperta non solo dell’infanzia, ma
anche di se stesso.
Levana
è un saggio ricco di poesia, ma soprattutto di empatia e di norme concrete,
ispirate al buonsenso più che alle convenzioni dell’epoca e, in particolare, miranti a
un’acuta e aggiornata conoscenza dei meccanismi affettivi e cognitivi dell’infanzia, sui
quali impostare una relazione basata su sentimento e rispetto reciproci tra bambino e
adulto. Insieme con la produzione di Pestalozzi, il saggio di Richter è probabilmente
uno dei risultati più maturi della riflessione pedagogia di matrice tedesca.
Jean Paul in un’incisione
(1863) tratta dal periodico
“Die Gartenlaube”.
Q
ualche domanda
Qual è stato
il modello
di riferimento
di Richter?
Come si intitola
il saggio educativo
da lui scritto
nel 1807?
M4 LIBRO_3B.indb 191
30/12/