indipendenti gli uni dagli altri (per esempio in fattorie o in villaggi sparsi su un terri-
torio molto vasto), nei quali venivano svolte tutte le funzioni indispensabili alla con-
servazione di quella stessa società: la produzione di cibo e di ogni bene necessario alla
sopravvivenza, la generazione e l’allevamento della prole, la trasmissione di quei valo-
ri e di quel sapere che permettono a ogni membro di diventare parte integrante della
collettività e così via.
Le attività umane non erano altamente specializzate, ma tutti sapevano destreggiarsi
in mansioni diverse, anche se non con l’abilità degli specialisti. In un contesto simile,
il legame interpersonale che s’instaurava tra i membri di una collettività era un “
lega-
me per somiglianza
”, dovuto al fatto che gli individui non differivano significativa-
mente gli uni dagli altri, ma svolgevano attività analoghe, provavano sentimenti affini,
avevano scale di valore uguali, seguivano gli stessi modelli di comportamento, parteci-
pavano ai medesimi riti religiosi.
In breve, nella società preindustriale le persone si sentivano unite da un legame di so-
miglianza e contiguità. Durkheim chiama questo tipo di legame
solidarietà mecca-
nica
, in riferimento alla forza che tiene unite tra loro le molecole di un corpo solido,
imponendogli di muoversi all’unisono.
La società industriale
Nella società industriale, invece, l’elevata specializzazione del la-
voro e la concentrazione delle persone su territori ristretti come quelli urbani finiscono
per modificare anche la struttura dei rapporti sociali. Il legame interpersonale (la “so-
lidarietà”), pur trasformandosi radicalmente, non viene meno, permettendo così alla
società di continuare a svolgere tutte le sue funzioni vitali. La differenza è che ora le di-
verse funzioni non vengono svolte nello stesso luogo e dalle stesse persone, ma da per-
sone diverse con competenze diverse e in luoghi diversi: il lavoro produttivo si separa
da quello domestico (per orari, luoghi e anche per persone che vi sono coinvolte), na-
sce un’istituzione finalizzata alla trasmissione del sapere comune della società (la scuola
pubblica), alcuni si dedicano espressamente ed esclusivamente alla trasmissione delle no-
tizie (nascono i giornali), altri alla sicurezza pubblica, altri alla difesa militare e così via.
Nella società industriale il vincolo sociale, il collante che tiene unita la società, ha dun-
que caratteristiche diverse dalla preindustriale “solidarietà meccanica”. Si tratta di una
forma di coesione basata non più sulla somiglianza ma
sulla
differenziazione degli in-
dividui
, e quindi sul loro essere complementari gli uni agli altri. Durkheim la chiama
solidarietà organica
in riferimento al legame che unisce i differenti organi di un cor-
po vivente: un legame basato appunto sulla complementarietà e sulla specializzazione
delle funzioni. Gli uomini non stanno più insieme perché si “somigliano”, ma perché
trovano gli uni negli altri ciò che loro manca, e che quindi li completa.
L’anomia
Ciò significa che la coesione sociale si basa sulla divisione del lavoro. Non
nel senso che esistono tante professioni diverse, che di fatto esistono fin dall’antichità.
Ma nel senso che la differenziazione tra le professioni e, più in generale, tra le attivi-
tà lavorative di ciascuno diviene lo strumento attraverso cui vengono affrontati i pro-
blemi dell’esistenza delle persone. Il lavoro di istruire i giovani è affidato a degli spe-
cialisti dell’educazione, quello di curare i malati a dei dottori specialisti, quello di col-
tivare alberi da frutto a frutticoltori, quello di riparare gli attrezzi da lavoro a mecca-
nici specializzati. Tutte attività che nella società premoderna erano interamente svolte
nell’ambito della famiglia.
In questo modo il sistema funziona, alimentato dai contributi delle sue singole com-
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