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ti, rimarrebbero “slegate” l’una dall’altra. In una scuola il coordinamento viene garantito
dal dirigente scolastico, che delega ad alcuni collaboratori importanti funzioni strategi-
che, non potendo fare tutto da solo per ovvi motivi. In situazioni meno strutturate l’or-
dine sociale è garantito dall’equilibrio che si crea tra i comportamenti eterogenei di per-
sone che non si conoscono.
Il ruolo della tecnologia
Per certi versi, poi, il
mantenimento dell’ordine sociale è
agevolato dall’uso della tecnologia
, termine con cui si è soliti designare l’insieme degli
strumenti utilizzati per raggiungere un obiettivo prefissato. Se intendiamo trasferirci da
un luogo all’altro e giungere puntuali, per esempio, è preferibile utilizzare un’automo-
bile anziché un mezzo di locomozione a trazione animale, come avveniva fino a cento
anni fa. L’auto rappresenta un passo in avanti rispetto alla carrozza, e chi vi fa ricorso
è meno soggetto a ritardi e ha maggiori garanzie di riuscire quando si propone di rag-
giungere uno scopo. Peraltro è anche vero che, come ricorda il filosofo Bertrand Rus-
sell (1872-1970), non sempre l’introduzione delle tecnologie ha arrecato un effettivo
beneficio all’ordine sociale in termini di efficienza. Se una volta i nostri antenati im-
piegavano mezz’ora per raggiungere il negozio dove compravano i generi alimentari,
perché camminavano a piedi o si servivano di un carro trainato da cavalli, noi oggi ri-
schiamo di non fare molto meglio a causa del traffico o, più semplicemente, dell’espan-
sione degli spazi che dobbiamo percorrere. Disporre di un’automobile, in effetti, ci in-
duce a raggiungere centri commerciali posti lontano da casa, spesso annullando, di fat-
to, i vantaggi potenzialmente conseguibili attraverso la tecnologia.
Convivenza e consenso
L’ordine sociale, come abbiamo cercato di mostrare, permette
alla nostra vita quotidiana di acquisire un significato e le assicura stabilità. Ma la vita
quotidiana è fatta anche di persone che s’incontrano, discutono ed esprimono opinioni.
L’ordine sociale è possibile se esiste un
consenso
tra i membri di una determinata
collettività. Ovviamente, non intendiamo riferirci a tutti – perché ciò è impossibile –,
ma a una maggioranza più o meno ampia, che s’identifica negli stessi valori, possiede
le medesime credenze e s’inquadra entro modelli culturali omogenei. Un certo livello
di consenso è indispensabile ovunque: in famiglia, in un gruppo di amici, come nella
gestione della “cosa pubblica”.
Se un padre e una madre non concordano su alcuni principi generali riguardanti l’edu-
cazione dei figli, il percorso di crescita di questi ultimi ne risentirà negativamente. Allo
stesso modo, quando coloro che escono periodicamente insieme non riescono a metter-
si d’accordo sul modo di spendere il tempo libero, non è da escludersi una frammen-
tazione del gruppo e, in ultima istanza, una rottura. In una prospettiva più ampia, il
discorso può essere esteso alla sfera politica. In un sistema democratico, la formazione
di ampie maggioranze che rende possibile il governo di un Paese è garanzia di stabilità.
Ordine e disordine
L’ordine sociale è una condizione irrinunciabile per realizzare la
pacifica convivenza di chi abita un determinato territorio. In uno stato di guerra per-
manente sarebbe molto più difficile stringere relazioni, costruire amicizie o svolgere un
qualsiasi lavoro. Il conflitto regnerebbe sovrano.
Proprio riguardo al conflitto, però, la sociologia ha storicamente assunto due posizioni
differenti. Da un lato, studiosi come
émile Durkheim
(1858-1917) e
Talcott Par-
sons
(1902-1979) sono convinti che il
disordine
sia
qualcosa di patologico
, da ar-
ginare senza esitazioni. Dall’altro lato, una voce non meno autorevole, quella di
Max
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