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Unità 1
I suoni e le lettere della lingua italiana
L’accento, infine,
non si segna mai
:
■
sui monosillabi che terminano con una sola vocale
, a meno che non rientrino
tra quelli in cui l’accento distingue monosillabi di forma uguale ma di significato
diverso (il tipo
dà
/
da
,
è
/
e
ecc. per cui si veda la tabella 1 a pag. 11): “io sto” e
“io so” (e non “io stò” e “io sò”),
me
e
tre
, il
re
,
blu
,
su
,
tra
e
fra
. L’accento non si
segna mai neanche sugli avverbi
qui
e
qua
.
L’accentazione delle parole specialistiche della medicina.
L’accentazione delle nu-
merose parole del lessico specialistico della medicina che vengono dal greco oscilla,
nella scrittura come nella pronuncia, tra due forme: “arteriosclèrosi / arterioscle-
ròsi”, “èdema / edèma”, “flògosi / flogòsi”. Delle due forme, entrambe legittime se
si è consapevoli del fatto che la prima segue la regola dell’accentazione greca e la
seconda quella dell’accentazione latina, è consigliabile usare la seconda. Tali parole,
infatti, sono per lo più entrate in italiano attraverso la mediazione del latino scienti-
fico. Così, per quanto riguarda la parola
arteriosclerosi
l’accentazione e la pronuncia
arteriosclèrosi
ricalcano quelle della parola greca originaria
arteriosclérosis,
che è ap-
punto accentata sulla terzultima; invece l’accentazione e la pronuncia
arterioscleròsi
ricalcano quelle della parola latina
arteriosclero¯sis
che, in virtù della cosiddetta “legge
della penultima”, è accentata sulla penultima (la
o
della penultima sillaba, infatti,
è lunga, perché trascrive una
o
lunga greca). Il medesimo discorso vale per
edema
:
l’accentazione
èdema
viene dal greco
oìde¯ma
, ‘gonfiore’, l’accentazione
edèma
viene
dal latino
ede¯ma
, che è accentata sulla penultima vocale, lunga in greco e quindi
anche nella trascrizione latina.
6
I fenomeni fonetici
di collegamento
Quando parliamo, non pronunciamo le parole staccandole le une dalle altre, ma le
pronunciamo l’una dietro l’altra collegandole più o meno strettamente in gruppi
abbastanza compatti. Così, il nostro discorso orale risulta costituito da una
catena
fonica
in cui, anziché singole parole, si individuano gruppi di parole, ciascuno
dei quali gravita sulla sillaba tonica di una parola particolarmente significativa.
Per esempio, una frase come “S’è fatto tardi e Giacomo ha deciso di andare a casa a
piedi” viene pronunciata:
sèfatto tàrdi eggiàcomo àdecìso dandareaccàsa appièdi.
Si dice rùbrica o rubrìca? Édile o edìle? Persuàdere o
persuadére? Spesso siamo incerti tra la pronuncia piana
e la pronuncia sdrucciola di una parola. Che cosa si può
fare per evitare errori?
Basta consultare il dizionario che su ciascuna parola
segna:
•
l’
accento grafico
che permette di stabilire su quale
sillaba cade l’accento della parola: rubrìca, edìle, per-
suadére, baùle;
•
l’
accento fonico
che permette di stabilire se una
e
o
una
o
sono aperte o chiuse: pèsca / pésca; vòlto / vólto;
vènti / vénti.
Per non sbagliare
Il dizionario e l’accento delle parole