un peso determinante nello sviluppo del pensiero filosofico.
Esso va cercato in quell’altissima fiducia nella ragione, che
prorompe da tutte le sue opere, dalle sue polemiche, dal suo
stesso programma culturale.
Èuna fiducia che non si limita a coltivare nel proprio animo,
o a diffondere in ristretti circoli scientifici, ritiene invece che
vada predicata a tutti, che debba pervadere ogni strato socia-
le, perché essa sarà una delle colonne fondamentali della
futura società. Ed è proprio in vista di questo scopo, che
Galileo scrive gran parte delle sue opere in lingua volgare,
affinché esse possano venire lette emeditate anche da chi non
appartiene al mondo dei dotti.
[seguono citazioni che confermano la precedente
affermazione]
È tutto un nuovo clima culturale che si riflette in queste
dichiarazioni; è una nuova visione dell’uomo e della civiltà.
È quella nuova impostazione della cultura che, come abbia-
mo precedentemente spiegato, portava Galileo a concepire la
scienza inscindibilmente legata alla tecnica e gli permetteva
di sostenere il valore pienamente scientifico di uno strumen-
to non ancora spiegato scientificamente quale il cannocchia-
le. È l’intuizione del valore della scienza, come elemento
propulsore e rinnovatore della società.
”
L. Geymonat,
Storia del pensiero filosofico e scientifico
,
1970, Vol. II, pp. 220-222
La fede come fattore discriminante
“
Ciascunadi queste tesi (il rinato interesse inepoca rinasci-
mentale per l’uso dellamatematica; il progresso tecnologico;
l’affermarsi di una società e di una cultura più dinamiche,
meno legate alle visioni tradizionali e più disposte a prova-
re nuove idee) contiene indubbiamente una parte di verità,
ma nessuna,
[...]
è del tutto convincente, sia se presa a sé
sia considerata insieme alle altre. Per completare il quadro
manca dunque ancora un altro fattore. Dovendo trattarsi di
qualcosa di peculiare dellanostra civiltà, l’ipotesi più verosi-
mile è che si sia trattato di una ragione di tipo culturale, che
è ovviamente abbastanza naturale identificare in ciò che di
tale civiltà era la più imponente caratteristica: la fede in un
Dio personale e creatore.
Eineffetti, come risultaevidentedanonpochi scritti diGalilei
(e dei suoi precursori medievali), fu proprio tale
fede a con-
sentire di considerare la natura da un lato come intrinseca-
mente ‘profana’, in quanto distinta da Dio, e perciò ‘legitti-
mamente indagabile’, ma al tempo stesso come ‘intrinseca-
mente intelligibile’, in quanto prodotta da un’Intelligenza
che l’ha ordinata ‘in rapporto a numero, peso e misura’,
secondo l’espressione del Libro della Sapienza (11, 20)molto
spesso citata, e non a caso, da questi autori.
Entrambi i punti sono, come è ovvio, essenziali, ma quello
veramente decisivo è il primo: la legittimità dell’indagine
di una natura considerata ‘non divina’ (al secondo, infat-
ti, ci erano arrivati anche i Greci, che, non a caso, più di
tutti si avvicinarono a costruire una scienza funzionan-
te). Nel concetto cristiano di Creazione, infatti, c’è anche
l’idea che Dio non solo dà origine al mondo, ma,
[...]
, lo fa
liberamente, senza essere sottoposto a una qualsiasi neces-
sità, logica o metafisica che sia. Ora, il fatto che il mondo
sia conseguenza di un atto libero implica che esso sia in
se stesso essenzialmente contingente. Ciò significa che la
sua struttura non può essere dedotta da nessun ‘principio
primo’, ma può essere conosciuta solo mediante l’attività
indagatrice dell’uomo.
”
P. Musso,
Il ruolo di Galilei nella genesi del metodo
scientifico
, in Bergamaschini, Marazzini, Mazzoni,
La conoscenza del mondo fisico
, 2004
Galileo Galilei
nac-
que a Pisa nel 1564. Si
occupò di matematica,
fisica, astronomia, inse-
gnando queste scienze
in due università ita-
liane (Pisa e Padova).
Le sue pubblicazio-
ni principali sono il
Sidereus nuncius
(1610)
nel quale annuncia la
scoperta dei satelliti
di Giove;
Il Saggiatore
(1623) sulle comete e sul metodo scientifico; il
Dialogo
sopra i due massimi sistemi del mondo
(1632), in difesa
della centralità del Sole nel sistema planetario;
Discorsi
e dimostrazioni intorno a due nuove scienze
(1638), sintesi
della nuova cinematica. Morì ad Arcetri nel 1642.
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